Un mito, una forza, un brianzolo: gli ottant’anni di Sergio Longoni!
Hai voglia scrivere un articolo su Sergio Longoni! Bisogna andare come minimo sul libro, meglio su una collana editoriale, perché le cose che ha fatto e che continua a fare questuo uomo, è davvero tantissima roba.
Cominciamo a dire: “Tanti auguri Sergio per i tuoi ottant’anni!“.
Probabilmente si starà chiedendo: “Ah, sono già ottanta? però!“. Il dubbio verrebbe a chiunque. L’inventore del megastore tecnico che con tanto orgoglio portava il suo nome, ha costruito un vero e proprio impero dal nulla. La passione per la montagna lo portò ad abbandonare i lavori di elettrauto, di tornitore e lavoretti commerciali fino a rilevare il negozio dei genitori che vendevano scarpe, lui che era l’unico maschio di cinque figli.
Con l’idea di proporre anche scarpe sportive, prese la sfida di petto e con una certa sfacciataggine salì in auto facendosi pubblicita con un megafono, poi con le affissioni, fin quasi a un porta a porta. In quel negozio vendeva di tutto, anche scarpe da calcio e per lo sport in generale.
Un bel giorno gli viene la brillante idea di acquistare oltre 600 paia di sci che riuscì a vendere in un batter d’occhio. La voce iniziò a spargersi a macchia d’olio in tutta la Lombardia anche se nessuno aveva la minima idea di dove fosse Barzanò. Ma bastava chiedere alla gente della Brianza: “Scusi, ma dov’è il Sergio?” che tutti riuscivano a raggiungere il negozio senza problemi.
Arrivano i primi guadagni. Tanti soldi, sicuramente sufficienti per aprire nel 1992 un vero e proprio megastore a Cinisello balsamo di 3.500 mq. Da lì non si è più fermato fino a cedere alle imperdibile offerta del gruppo Giacomelli che rilevò tutto. Il giorno dopo, nonostante si fosse riempito il portafogli di denaro, il primo pentimento. Vedere l’imnsegna dei negozi col suo nome in mano ad altri, suonava come un pugno nello stomaco. Così, nel 2002, eccolo tornare con DF Sport Specialist. Oggi sono 18 i punti vendita. Un secondo impero, anche se i tempi in cui vendeva camionate di sci sono finiti un po’ per tutti.
Chi conosce bene la sua passione per la montagna è sicuramente il “nostro” Franco Gionco che per celebrare gli 80 anni di Sergio ha voluto prendere carta e penna e scrivergli un pensiero. Eccolo:
Caro Sergio,
ti incontrai che avevi appena compiuto i tuoi primi quarant’anni. Lasciamelo dire: li dimostravi tutti. Quaranta, in effetti, non sono pochi. Arrivarci bene, a quell’età, è un merito. Bene, intendiamoci, non significa senza rughe.
Bene significa arrivarci dopo aver costruito qualcosa di grande, di prezioso, di utile; qualcosa di importante per sé e per gli altri. Ma significa anche essere riusciti a fare tutto questo rimanendo integri, cioè senza perdere per strada qualche pezzo del proprio cuore. E tu, al traguardo volante dei quarant’anni, ci eri arrivato più che bene: benissimo.
Il tuo cognome era un sigillo di qualità e la tua “casa” di Barzanò era la Mecca a cui si volgevano coloro che frequentavano la montagna, chi per cercare l’affare o l’ultima novità che solo tu avevi, chi per aggiungere una pagina alla storia dell’alpinismo.
Tutti quanti sapevano che la tua casa era la loro casa, come tu dicevi sempre, e che un viaggio da quelle parti si sarebbe concluso forse con un acquisto, certamente con un po’ più di consapevolezza sui materiali, sui prodotti, sulle tecniche.
Quarant’anni di lavoro, di dedizione assoluta, di impegno senza risparmio. Anche per me, eri un mito e fu allora che ci incontrammo.
Poi dev’essere successo qualcosa. Qualcosa di misterioso. Sta di fatto che arrivato a quel punto hai smesso di invecchiare. S’invecchia quando ci si ferma a contemplare il bel lavoro fatto, quando la sazietà spegne la fame e la sete di esperienze nuove, quando la presunzione schiaccia la curiosità.
Tu, invece, hai continuato a marciare come un treno guardando davanti a te; hai continuato a dare retta all’istinto, alla fame e alla sete. Hai continuato ad alimentare la tua curiosità della vita, del mondo, degli uomini. Posso dirlo con la sicurezza di non suonare retorico, perché da allora, nei secondi quarant’anni della tua vita, qualche tratto di strada lo abbiamo fatto insieme. Da amici.
I vulcani dell’Islanda; i fiordi norvegesi; le Rocky Mountains canadesi. Ma anche, semplicemente, i sentieri, le ferrate e le nevi delle Dolomiti e di casa mia, la Paganella. In ogni caso, esperienze che contraddicono il mero dato anagrafico.
Oggi, per esempio, qualche burocrate vorrebbe farci credere che gli anni passati sono ottanta. Tu ti godi questo equivoco, oppure non ci fai caso più di tanto, perché hai la testa ancora, come sempre, proiettata in avanti.
E allora auguri, caro Sergio: non per il cammino fatto, ma per quello da fare. Insieme, magari, qualche volta. Auguri e grazie, per le belle avventure che hai condiviso con me e mia moglie Laura.
Ora lascia che sia io a dirlo a te: la mia casa è e sarà sempre la tua casa.
(Franco Gionco). Un mito una forza un brianzolo Un mito una forza un brianzolo Un mito una forza un brianzolo Un mito una forza un brianzolo
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