Il pensiero di un maestro di sci di oggi si intitola: Un giorno Bosoni disse: “C’è chi scende e c’è chi scia”.
Colleghi della mia età mi hanno messaggiato (molto contenti) dicendomi che appena ne ho l’occasione parlo di Maurizio Bosoni. È vero, non lo nego. Ne parlo non certo per fare pubblicità alla persona, che non ne ha bisogno.
Il suo passato sportivo non ha certo necessità di particolari dediche. Racconto invece, seppure in modo superficiale, fatti del passato dei quali Bosoni è stato protagonista e che possono contribuire a far conoscere ai giovani colleghi maestri la grandezza della Scuola Italiana Sci, di ieri e di oggi.
Quando cito l’allora Direttore Tecnico della Coscuma, rendo omaggio a tutti quei suoi colleghi, dal grande Piero Lorati, che purtroppo da poco ci ha lasciato e con lui l’amico Ferruccio Bonaiti, a Martino Belingheri, Dorino Bettineschi, Aldo Ghislandi, Attilio Bianchi, Umberto Negri, Achille Cattaneo, Gianni Poncet (ora Sindaco di Sestriere), il papà di Deborah Compagnoni, ma la lista dei nomi sarebbe troppo lunga e allora mi fermo qui e non me ne voglia chi non ho citato, sono sempre nel cuore di tutti noi.
A volte il passato, la storia, aiuta a comprendere meglio il presente. Se ancora oggi la figura del maestro è importante in ambito turistico, questo lo si deve anche a idee tecniche, didattiche e metodiche innovative per quegli anni 80 e 90 e che hanno dato poi un’impronta fondamentale e di successo per l’avvenire.
Bosoni e il suo team proposero al grande pubblico degli appassionati una sciata più moderna, con l’introduzione della “supertecnica”, di ispirazione agonistica, e di una metodica e didattica differenziata, specialmente per l’insegnamento ai bambini, i grandi fruitori della scuola di sci.
Fattori che hanno contribuito alla crescita professionale del maestro, che doveva essere bravo sciatore e bravo insegnante. Un connubio di eccellenza, che ancora oggi qualifica la nostra Scuola.
Nell’omaggiare le colleghe donne per l’8 marzo, con il richiamo alle grandi doti di insegnanti votate spesso alla “causa dei bambini” (causa peraltro bellissima), mi è sembrato giusto citarne la nascita, quell’intuizione di allora, mi piace chiamarla così, da cui è iniziato lo “sci baby”, diventando successivamente argomento portante e trainate per il nostro lavoro di maestri di sci sul campo.
Ammetto invece che mi è sfuggito, in occasione del compleanno di Gustavo Thoeni, un altro doveroso omaggio.
Quello per il professor Hubert Fink, negli anni della Valanga Azzurra Direttore Tecnico della Coscuma, artefice dei primi successi della Scuola Italiana Sci, organizzatore capace di formare un corpo docente di altissimo livello, quello degli attuali Istruttori Nazionali, oggi ancora un vanto in ambito nazionale e internazionale.
Ma di Fink avremo senz’altro occasione di parlarne, la storia dello sci italiano lo impone. Intanto, per raccontarlo ai giovani colleghi, riporto la più celebre delle sue frasi iconiche: “C’è chi scende e chi scia“. Noi “evergreen” la ricordiamo benissimo. E anche questa è storia. Un giorno Bosoni disse
Walter Galli
P.S. “Non c’è futuro senza memoria”. (Primo Levi).