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Ti spiego la “piega”

La curva condotta con gli sci carvati implica un’inclinazione che solo a un buon livello tecnico (Oro) è possibile eseguire. In curva lo sci si può paragonare al motociclismo, saper eseguire curve a bassa velocità non è difficile, ma ben più impegnativo è curvare aumentando la velocità, quando le curve diventano il risultato della moto piegata verso l’interno della curva. Guardando il fotogramma di un motociclista in sella alla sua moto al massimo grado di inclinazione, sembra sia impossibile che le due piccole superfici degli pneumatici che poggiano sull’asfalto siano sufficienti a mantenerlo in equilibrio evitando la caduta. Allo stesso modo, lo sciatore, che effettua la curva ad alta velocità, inclina le sue gambe al punto giusto per restare in equilibrio tra la forza centrifuga (che lo spinge fuori dalla curva) e la forza centripeta (che contrasta la forza precedente) senza cadere. Sintetizzando, il corpo dello sciatore è simile alla moto del motociclista e l’inclinazione del corpo, che lo sciatore crea spostandosi verso il manto nevoso, è chiamata angolazione. Le piccole superfici che poggiano sulla neve, per lo sciatore, sono le lamine interne degli sci agganciate al manto nevoso e il grado di inclinazione della piega della moto, per noi sciatori è il grado di angolo d’incidenza tra l’angolo della lamina e il piano inclinato. Sembra molto complesso, ma in realtà è più difficile spiegarlo che farlo, basta avere il corretto atteggiamento mentale. Avere la consapevolezza di alcuni meccanismi mentali che possono ostacolare il nostro apprendimento, può aiutarci ad arrivare prima all’obiettivo finale. Gli sciatori amatoriali sanno bene a cosa mi riferisco, poiché è sensazione comune, una volta approdati al livello Oro, voler raggiungere la conduzione di curva a velocità sostenute, aumentando il grado di angolazione… e questo spesso genera paura!
Paura di cosa? Paura del vuoto, paura di cadere dentro la curva, paura dell’ignoto, paura del nuovo, paura che lo sci non sorregga il corpo, paura che la lamina non agganci sufficientemente il manto nevoso, insomma… la paura profonda di perdere il controllo!
«Chi volge gli occhi al fondo di un abisso è preso dalla vertigine…» direbbe Kierkegaard, «Condannato al libero arbitrio, l’uomo si trova davanti ad un mondo di possibilità» e questo procura «le vertigini di vita» direbbe Sartre. Senza scomodare grandi filosofi, potremmo semplicemente affermare che la libera scelta tra il bene e il male, il positivo e il negativo, il certo e l’incerto, ha sempre messo il genere umano in difficoltà agitando il profondo inconscio. In termini mentali la paura di cadere nel vuoto si collega all’istinto di sopravvivenza/conservazione, causando ansia per il pericolo percepito. La reazione istintiva che ne risulta è il mantenimento del controllo e della sicurezza attraverso l’omeostasi, cioè la conservazione della stabilità.
Tradotto in termini più pratici cosa possiamo fare? Come possiamo contrastare la paura dell’angolazione più estrema?
È possibile allenarsi ripetendo l’azione, imparando a tollerare gradualmente l’ansia, attraverso l’acquisizione continua e progressiva della fiducia nell’azione motoria, oltre alla fiducia dei mezzi. Contemporaneamente è bene anche utilizzare pensieri che rassicurano: «certo che posso farcela, mi devo allenare un piccolo step alla volta», oppure: «il vuoto è solamente una percezione di paura collegata all’istinto, ma io so che i miei sci possono reggere questa angolazione», ecc. così che piano piano ogni sciatore riuscirà a trovare il giusto grado di inclinazione dell’angolazione riferita a velocità e raggio di curva. A questo punto ci chiediamo: qual è la gratificazione in termini mentali ed emotivi di tutto questo impegno?
Semplice, avere raggiunto la sensazione più appagante, meravigliosa e appassionante che solo la conduzione con sci gli sciancrati può regalarci. E proprio come una magia riusciremo a disegnare curve sul manto nevoso come se fossero le pennellate perfette sulla tela bianca di un grande artista. Provare per credere…

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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