La notizia era già emersa lo scorso inverno quando si rendeva ufficiale il pagamento dell’Ici per gli impianti di risalita considerati non più trasporti pubblici (categoria E/1) , bensì mezzi turistici (categoria D/8). All’assemblea Anef di inizio maggio, con la presenza dell’Onorevole Giovanardi, tale problema è tornato alla luce. Conti fatti, le società impianti dovranno erogare ai rispettivi Comuni qualcosa come 30 milioni di Euro. Una tegola che rischia di mettere in ginocchio non solo gli impiantisti, ma l’intera comunità turistica invernale. Si esce, infatti, da una stagione poco felice. Agli occhi dell’opinione pubblica non sembrerebbe, perché il dato scioccamente considerato è che la neve c’è stata, pertanto… Il fatto è che il brutto tempo ha fatto da padrone per la maggior parte dei week end a sfavore degli incassi.
Ma il grido d’allarme delle società impianti non è solo questo. I costi di gestione aumentano vertiginosamente sempre di più. Il rinnovo di molti impianti, l’ammodernamento di quelli comunque di nuova generazione ma bisognosi di adattamento per migliorare il confort, la copertura dell’jnnevamente artificiale richiesto ormai sulla totalità delle piste. Questo e tanto altro.
Tornando alla patata bollente dell’Ici, le società impianti non capiscono come mai per ricevere finanziamenti e permessi vengono considerati mezzi pubblici, invece per i Comuni sono mezzi privati. Interrogato su questo dubbio amletico, Giovanardi ha sostenuto di mettersi d’impegno per fare chiarezza, ricordando però che non è una questione governativa, quanto dei Comuni. E’ da loro che le società devono trovare un accordo. Non sio capisce, però, quale risultato possa ottenere una società impianti in un confronto con il proprio comune di residenza che gli chiede dei soldi, per legge ritenuti legittimi.
Un’altra questione emersa durante l’assemblea, comunque antica e mai risolta, è la totale mancanza da parte del turismo italiano invernale, di fare sistema.
Gli attori di una località turistica viaggiano per proprio conto: impianti da una parte, strutture ricettive e commercianti dall’altra. Accade che se una stazione decide di non aprire nel primissimo inverno (Immacolata) o di chiudere anche in presenza di tanta neve, scoppia l’inferno. Ma quando gli impianti aprono e gli alberghi invece, per convenienza, sbarrano le porte, tutto tace. E questo accade non nelle piccole stazioni, ma anche in quelle più blasonate, dal Piemonte all’Alto Adige.
Ci si chiede come possa vivere un albergo in montagna se la società impianti dovesse rimanere chiusa. Questo è solo un semplice esempio, ma… già, proprio non si riesce a capire come nel 2010 un’industria importante come il Turismo rimanga prigioniera di lotte intestine concettuali tipiche del medioevo!
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