Scuola Tecnici Federali: a tu per tu col presidente Roberta Cataldi.
È passata un po’ sottotraccia la nomina di Presidente dell’STF (Scuola Tecnici Federali), avvenuta nel dicembre scorso, di Roberta Cataldi. “È giunta inaspettata anche per me. Me lo ha comunicato il presidente Roda a nome del Consiglio senza che trapelasse nulla prima di quel momento. Non se n’è parlato perché sai che a me piace camminare in punta di piedi!”.
Il ruolo dell’STF nell’economia sportiva dello sci è di vitale importanza e si pone come tronco dal quale si dipartono diversi rami, come quello della Coscuma, della preparazione atletica, della psicologia sportiva, fino ad arrivare al settore dell’agonismo giovanile, così come a quello dell’insegnamento. Ed è proprio la trasversalità di Roberta che deve avere indotto il presidente Roda e il Consiglio ad affidarle questo incarico.
Cataldi, infatti, oltre a essere presidente dello sci club Napoli, è anche presidente sia dell’Amsi che del Collegio della Regione Campania, oltre che, professionalmente parlando, dottore commercialista. Insomma, vive quotidianamente lo sci in ogni suo aspetto.
Roberta, come se non ne avessi abbastanza…
Se mi chiedi di andare al cinema magari rispondo che sono occupata, ma se l’impegno riguarda la causa dello sci stai sicuro che il tempo lo trovo. Questo incarico poi, è decisamente stimolante e non nascondo la soddisfazione per la fiducia che Presidente e Consiglio hanno voluto accordarmi.
Dunque, che si fa?
Dunque, siamo già ampiamente sul pezzo. Come prima azione, anche se potrebbe sembrare frivola, ma non lo è affatto, ho portato un po’ di sensibilità tipicamente femminile. Al primo appuntamento della formazione per allenatori di secondo e terzo livello di ogni disciplina, il candidato riceverà una specie di “SkiBox” con alcuni oggetti che sottolineano l’appartenenza alla Fisi. Come una felpa loggata STF, un’agenda realizzata ad hoc e oggettistica varia. Niente di particolare valore materiale, ma il messaggio che desideriamo trasmettere è quello di appartenere a un team, a una squadra e sentirsi anche un po’ considerati. Per me questo è un punto di partenza imprescindibile. Sarò troppo sognatrice, ma nella mia esperienza questo approccio ha sempre dato ottimi risultati.
E dal punto di vista tecnico?
Accade questo: l’STF costruisce le sue teorie sempre molto condivisibili sia sul piano tecnico che scientifico. Gli allenatori sanno quello che devono fare prendendo spunto dalle linee guida federali. Ma non sempre la pratica rispetta i teoremi. Non si tratta di pensarla in modo diverso, il fatto è che il collegamento tra i reparti interni a volte o si interrompe o più semplicemente non funziona come dovrebbe. Ad esempio, l’STF professa il Salt, sviluppo a lungo termine, poi la Commissione Giovani costruisce un calendario zeppo di gare cercando di soddisfare tutte le richieste dei club. Ecco che le gare diventano infinite e quello che conta, alla fin fine, è il risultato. Un sistema che fa emergere buoni talenti e ottimi atleti di domani, ma tanti altri abbandonano.
Soluzioni?
Abbiamo esaminato a fondo la questione e stanno nascendo alcune proposte che ha visto Matteo Marsaglia suggerire spunti estremamente interessanti, sposando in pieno ciò che aveva già individuato anche Paolo Deflorian. L’idea è quella di mettere a disposizione dei Comitati un paniere di attività ludico-sportive da affiancare alle classiche specialità di gigante e slalom. Faccio un esempio: ci sono le qualifiche regionali per il Criterium nazionale? Bene, il giorno prima o quello successivo alla gara si organizzano mini prove, come un tratto di pettine, partenza/spinta, gobbe, velocità (stile speed contest), salti con relative classifiche. Sistemi analoghi li ho sperimentati io stessa e posso assicurare che creano tanto entusiasmo e divertimento. E tra l’altro a vincere non sono quasi mai gli stessi che brillano nelle specialità classiche. Tali attività creano quella multilateralità che sappiamo essere molto importante per lo sviluppo dei più giovani. Così i Comitati, a libera scelta, possono attingere da questo paniere di prove per inserirle nel programma.
È solo una proposta?
All’ultima riunione della Commissione Giovani hanno partecipato anche alcuni membri della commissione STF e hanno sviluppato assieme questa proposta accolta di buon grado da entrambe le parti. Il passo successivo sarà quello di elaborarlo nei dettagli e stabilire quali manifestazioni meglio si adattano a questa iniziativa. Naturalmente, il passo finale, prevede la ratifica da parte del Consiglio Federale.
Come vi relazionate con gli allenatori?
Stiamo elaborando un sistema più agevole rispetto ai tradizionali sistemi sviluppando con Fabrizio Brunozzi, presidente del reparto ricerca & sviluppo della Fisi, una sezione dell’app MyFisi dedicata proprio all’STF. Sarà possibile trovare tutte le notizie relative ai corsi di formazione e/o aggiornamento e in caso anche ricevere un alert quando nel sistema verrà caricato il corso per qui si è mostrato interesse. In questo modo c’è la certezza che nessuno possa perdersi qualche passaggio.
Ora una patata bollente: è vero che mancano allenatori?
Verità assoluta! I motivi sono molteplici e dipendono da un sistema complesso. E non è complicato capire perché: non è così conveniente dal punto di vista remunerativo, poiché le spese da sostenere sono eccessive rispetto alle entrate.
Un problema irrisolvibile allora!
Non è detto. Il 1° luglio entrerà in vigore la nuova legge dello sport che dovrebbe andare incontro a questa situazione. Il 23 di giugno la Fisi organizzerà un corso per dirigenti sportivi, quindi l’intero comparto delle società, per comprendere bene come la riforma può sciogliere, almeno in parte, questa matassa. Potrebbe essere più oneroso per i club perché non saranno pochi gli adempimenti da seguire, ma entrando bene nel merito la situazione non potrà che migliorare. A livello fiscale, ad esempio, significa avere un Inps in proporzione al reddito. Oggi c’è una quota fissa per tutti, sia che tu lavori 50 ore o 1 sola. Si pensi agli allenatori del centro sud che la stagione scorsa si sono persi la prima parte per mancanza di neve…
La riforma come risolve la questione?
A oggi non è ancora tutto così limpido: si conoscono i decreti attuativi ma non sono ancora usciti i correttivi che dovrebbero chiarire anche questi aspetti. Il senso del convegno proposto dall’STF è proprio quello di entrare nel merito e fare chiarezza.
Con Francesco Bettoni che oltre a essere vice Presidente Fisi è esperto commercialista e Giacomo Bisconti, direttore Coscuma, stiamo predisponendo un’istanza di consulenza giuridica presso l’Agenzia dell’Entrate, riconosciuta ad Enti di interessi collettivi.
Un aspetto da chiarire riguarda un punto della Legge che esclude dai relativi benefici i liberi professionisti. È vero che il maestro di sci appartiene a un albo professionale, ma nel ruolo di allenatore (anche se per esercitare tale mansione è necessario essere maestri di sci) rientra in una funzione federale sportiva, che è ben distinta dal ruolo di maestro di sci. La differenza con una persona appartenente a un altro albo professionale è netta: un medico o un commercialista che lavorano con le stesse mansioni per una società sportiva non modificano la natura della loro competenza, per cui non possono usufruire della legge.
Il direttore tecnico della squadra maschile Max Carca, spesso docente ai corsi di formazione maestri STF
Tra i benefici della legge c’è la possibilità di accedere alla gestione separata dell’Inps. Significa non dover più pagare un fisso indipendentemente da quanto si ha lavorato (e guadagnato), ma il 26,23 per cento di quello che si ha effettivamente guadagnato. La riforma, inoltre, prevede una franchigia: i primi 5 mila euro guadagnati rimangono fuori dai conteggi. Si considera poi il 50% di quanto incassato. Hai guadagnato 20, togli 5 e ne rimangono 15. Con la nuova legge l’imposta del 26,23% si considera sulla metà dei 15, ovvero su 7,5. Così si inizierebbe a ragionare perché i ragazzi che vogliono fare questo mestiere in realtà ci sono: nell’ultima formazione degli allenatori di 1° livello c’erano 160 candidati e altri 140 in quello di 2° livello.
Ricordiamo qual è il percorso dei diversi gradi degli allenatori?
La figura dell’allenatore di sci alpino, fondo e snowboard prevede tre livelli. Il primo si può ottenere subito dopo la conclusione della formazione di maestro di sci che di base dà 9 crediti formativi su 10 che servono per accedere al corso di 1° livello, secondo la direttiva europea. Il credito che rimane lo si ottiene con tre giorni di corso di teoria al quale si accede col titolo stesso di maestro. Non può lavorare in autonomia ma in affiancamento a un tecnico di grado superiore.
Per il secondo livello bisogna aver compiuto almeno 22 anni. Si deve superare un test di cultura generale scritto e una prova orale. Quest’ultima vale per il 60% del giudizio che viene espresso in 30/trentesimi. Si passa al corso con minimo 18. Il corso prevede due step: una parte teorica (5/6 giorni) e una pratica (6/7 giorni) in pista. Al termine del corso il candidato deve sottoporsi a tre prove: un test scritto, un colloquio e correzioni al video.
Per il 3° livello bisogna avere 24 anni, poi il percorso è simile a quello precedente. In più occorre un tirocinio con le squadre nelle discipline sia tecniche che veloci.
I docenti sono gli allenatori delle squadre o membri della commissione tecniche dell’STF come Roberto Manzoni, Paolo Borio, Giacomo Bisconti…
Presidente, ma posso continuare a chiamarla Robertina?
Sempre!
La Commissione Scuola Tecnici Federali
Cataldi Roberta: Presidente
Bisconti Giacomo: responsabile tecnico e direttore CoScuMa
Costa Andrea
Deflorian Paolo
Pala Bartolomeo
Rivero Paolo
Thoma Alfons
Wedam Walter
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