Siamo ancora nel periodo di crisi, ma possiamo domandarci quando mai non lo siamo stati. Il caro petrolio condiziona ancora la vita quotidiana e andare a sciare rimane un costo non indifferente. La maggior spesa riguarda soprattutto il soggiorno, in quanto viveva molto forte il concetto: «ognuno fa per sé». Una delle zone sciistiche che ha saputo in qualche modo consorziarsi è stata la Val Gardena che proponeva unità di intenti tra Ortisei, Selva e Alpe di Siusi, meccanismo che pian piano prese piede in quasi tutto l’Alto Adige e solo più avanti in Trentino. Nel ’77, uno skipass stagionale costa tra le 170 e le 220 mila Lire. A Bormio 140 lo stagionale, 45.000 il settimanale, 8.500 il giornaliero. A Cervinia, sette giorni all’Hotel Hermitage, oggi uno dei più prestigiosi, sono proposti a 222.000 lire a persona per la pensione completa. A Courmayeur, tre ore di lezione collettiva al giorno viaggiano tra le 24 e le 28 mila lire, domenica esclusa. Sciare, per creare un po’ di movimento, inventa un’operazione stupenda: i Referendum, con «vota il negozio e la località preferita». In redazione arrivano centinaia di coupon che finiscono tutti davanti a un notaio che provvede a estrarre una montagna di premi. Il riconoscimento del negozio e della località preferiti dai lettori viene consegnato alla Terrazza Martini, assieme al premio Mondiale Marche. Una serata vissuta da tutto il settore dell’industria bianca e del turismo.
LA TERRAZZA MARTINI
CHE FESTA!
SCIARE INVENTò IL MONDIALE MARCHE E I REFERENDUM «VOTA LA LocALITà E LA STAZIONE PREFERITA». LE PREMIAZIONi ALLA TERRAZZA MARTINI. (IN ALTO). A DESTRA, DUE IMMAGINI DELLA MODA 70/80
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