È il capitano di lungo corso del parasnowboard azzurro. Anzi, a dirla tutta, Roberto Cavicchi è un vero e proprio pioniere perché ha approcciato la disciplina quando questa ancora non era stata inserita nel programma delle Paralimpiadi invernali. Il trentottenne emiliano, tesserato per lo Sci Club Paralimpic Fanano, amava fare tavola sin da bambino, per questa ragione non ha avuto difficoltà a riscoprire questa passione sulla neve anche nella seconda vita, quella cominciata dopo l’incidente motociclistico del 2002. «Nel 2004, ho riprovato a fare snowboard sul Monte Bondone, con tanto di tutore fatto in casa dalla mamma.
Ricordo che l’amico che mi accompagnava ha dovuto rincorrermi perché andavo troppo forte – racconta con un sorriso il rider di Finale Emilia -. Mi sono accorto che non mi ero dimenticato come si faceva, ho ritrovato subito le sensazioni migliori e negli inverni successivi ho continuato ad andare in montagna». Poi, nell’autunno del 2010, in occasione della fiera Skipass degli sport invernali a Modena, Cavicchi è entrato in contatto con la Fisip e da lì è cominciata la sua favola con la Nazionale italiana.
Un’avventura che ha toccato il suo apice nel febbraio del 2015, con la medaglia d’argento conquistata nello snowboard cross ai Mondiali di La Molina, alle spalle dell’altro azzurro e grande amico Manuel Pozzerle. Quest’inverno, Cavicchi riproverà a salire sul podio iridato ai Mondiali di Big White (Canada), in programma dal 2 al 7 febbraio.
E poi, c’è un altro vuoto da colmare. A Sochi 2014, lo snowboard era riservato ai soli atleti con disabilità agli arti inferiori, mentre da Pyeongchang 2018 toccherà anche agli Upper Limb, come l’emiliano, vittima di una lesione al plesso brachiale che gli impedisce di muovere ed usare il braccio sinistro. «Questa disciplina si è evoluta tanto negli anni e lo si vede soprattutto nel cross in cui ora gli atleti si confrontano uno contro l’altro, come accade tra i normodotati: pensare che agli inizi ero scettico a riguardo. Ora, invece, mi sono ricreduto e sono uno dei più competitivi con questo format, mentre nel banked slalom, in cui la gara è contro il cronometro, non riesco a esprimermi altrettanto bene – spiega -. Comunque, sarebbe bello se l’Ipc aprisse anche a non vedenti e ipovedenti, così da permettere al mio amico Matteo Conterno di gareggiare in Coppa del Mondo». In attesa di sviluppi futuri, i nostri riders si preparano a un intenso inverno, che nel marzo 2017 proporrà anche i test event in Corea del Sud. Il gruppo guidato da Igor Confortin è pronto e affiatato e può contare su di un Cavicchi motivato e motivatore. «Siamo una squadra che si sta allargando, con tanti giovani interessanti. E poi, è bella la collaborazione che c’è con la Nazionale azzurra dei normodotati. C’è una complicità e uno scambio di pareri che sognavo in passato e che ora, invece, è realtà: è un po’ come un calciatore che si allena con Buffon. È anche grazie ai loro consigli, oltre a quelli del nostro staff, se siamo migliorati così tanto – aggiunge ancora -. Per quanto mi riguarda, il focus principale sarà sui Mondiali, mentre i test event passeranno in secondo piano». Per Pyeongchang c’è ancora tempo, nonostante Cavicchi già la sogni ogni giorno.
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