Rainer Salzgeber, cinque nuovi gioielli per difendere il titolo!
Intervistare Rainer Salzgeber è un viaggio che vorresti senza ritorno. Una di quelle esperienze che fanno capire quanto la passione per lo sci possa essere coinvolgente e contagiosa.
Head è il marchio di sci più vincente dell’ultimo decennio, primo per ben otto volte nella classifica generale di Coppa del Mondo e, solo riferendosi all’ultima stagione, primo anche fra gli uomini e assoluto dominatore in tutte le classifiche di velocità.
Grazie ad Alexis Pinturault Head è anche tornata a sollevare la grande sfera di cristallo in campo maschile,
trofeo che mancava da ben 13 anni (nel 2008 Bode Miller fu il primo uomo Head a vincerlo).
Parlare con il grande boss del reparto gare di questo colosso è un arricchimento professionale che ha pochi uguali nel nostro mondo, pur non avaro di personaggi interessanti e competenti.
Rainer, austriaco classe 1967, ex atleta di Coppa con all’attivo sei podi e un argento mondiale, è da oltre 15 anni l’uomo che gestisce il vastissimo mondo dell’agonismo per l’azienda austriaca, dal 1995 proprietà di Johan Eliasch, eletto presidente della Fis lo scorso mese di giugno. Proprio da qui prende avvio l’intervista.
Sappiamo che Eliasch si è dimesso dal ruolo di amministratore delegato all’indomani della sua elezione, cosa è cambiato per Head?
Nulla nel lavoro, perché lui non aveva uno specifico ruolo operativo. È invece cambiata la frequenza dei nostri contatti, perché adesso ha tantissimo da fare per la Fis e quindi meno tempo per noi. Diciamo che se prima ci sentivamo tutti i giorni, ora le telefonate si sono un po’ diradate e immagino succederà lo stesso durante l’inverno. Eliasch è molto motivato e siamo tutti sicuri che farà un ottimo lavoro per il nostro mondo, che aveva e ha bisogno di un cambiamento.
E sappiamo che c’è proprio il volere di Eliasch dietro a uno dei migliori nuovi acquisti, confermi?
Sì, e innanzi tutto diciamo quali sono i nuovi acquisti: Stephanie Venier, Stefan Luitz, Leif Kristian Nestvold Haugen, Tangui Nef e, ultimo ma non ultimo, Ryan Cochran-Siegle.
Sono questi i cinque nuovi atleti head per la stagione. Li ha voluti Rainer Salzgeber, 54 anni, dal 2005 responsabile del servizio racing di Head. Ex atleta, in carriera ha conquistato 6 podi in Coppa del Mondo fra superG e gigante, specialità di cui è stato vicecampione del mondo nel 1993. Vive a Schruns ed è sposato con la grande campionessa degli anni Ottanta/Novanta Anita Wachter, da cui ha avuto due figlie: Amanda e Angelina, già entrate nelle squadre nazionali austriache
Per Head era importante prendere un atleta americano, in passato abbiamo avuto sotto contratto in contemporanea nomi come Vonn, Miller, Mancuso e Ligety, usciti di scena uno dopo l’altro.
C’era ancora Tommy Ford (in continua ripresa dopo il tremendo infortunio di gennaio, ma non ancora pronto per Sölden, si spera possa rientrare in Val d’Isère a dicembre, ndr), ma serviva un velocista e soprattutto un uomo in ascesa.
Quando a Bormio Ryan ha vinto la sua prima gara, Eliasch mi ha subito chiamato e detto: lo voglio! Conosco Ryan molto bene, perché spesso si è allenato a Montafon sulla pista gestita dal nostro club e messa a disposizione delle squadre. Avevo deciso di parlargli dopo il fine settimana di Kitzbühel, ma purtroppo proprio lì lui chiuse la sua stagione anzitempo e l’appuntamento dovette essere rinviato.
Stephanie Veiner e Stefan Luitz
Quando in primavera ha ripreso gli allenamenti, ha chiesto alla sua azienda uno skiman personale. Non lo ha ottenuto e ha così deciso di accettare la nostra proposta, esprimendo anche il desiderio di lavorare con Heinz Hämmerle, lo skiman Head che era stato al fianco di Bode Miller e poi di Lindsey Vonn, che lo definiva «magico».
Heinz per Ryan preparerà solo gli sci da velocità, quelli da gigante saranno invece fatti da Daniel, che già lavorava con lui e con Tommy Ford, pagato dalla federazione Usa con un nostro contributo.
Con “RCS” avrete un’arma in più in uno squadrone già fortissimo, soprattutto in velocità.
Già, anche l’ultima stagione è stata favolosa, davvero speciale, con Alexis primo in Coppa, trofeo che avrebbe potuto già vincere un anno fa senza l’annullamento delle ultime gare. In velocità abbiamo dominato, sia ai Mondiali che in Coppa, grazie soprattutto a Vincent Kriechmayr, arrivato nel team nel 2020.
Corinne Suter
Perché Head è così forte, quasi imbattibile, nelle discipline veloci?
È una tendenza storica. Da sempre, ben prima dell’arrivo di Eliasch, quindi nei primi anni Novanta, il focus di Head era la velocità, il reparto gare aveva competenze specifiche per realizzare sci lunghi, i campioni del marchio erano Ortlieb e Trinkl (che portarono a casa titoli olimpici e mondiali in discesa, ndr) e io, che facevo soprattutto gigante e superG, ero un’eccezione.
Il progetto “polivalenza” è partito nel 2002, quando abbiamo cominciato a seguire giovani talenti anche nelle discipline tecniche, ma il vero salto di qualità è stato fatto nel 2006 grazie alla nuova scarpa che migliorava il set up e grazie a Didier Cuche, che ha ottenuto ottimi risultati anche in gigante.
Lo slalom è arrivato ancora dopo, non era facile reclutare slalomisti visto che avevamo la fama di non avere sci buoni per lo slalom! Il primo a credere in noi è stato Andre Myhrer che con gli Head ai piedi si è portato a casa un oro olimpico… Se invece parliamo di settore femminile i risultati anche in slalom sono arrivati molto prima, con Maria Riesch, Sarka Zahrobska (nella foto qui sotto) e tante altre, ma nelle donne è una storia diversa e magari ne parleremo un’altra volta!
Ok, alla prossima, restiamo quindi agli uomini e al fatto che mai come nell’era Hirscher, quindi nell’ultimo decennio, si è parlato tanto dell’importanza dei materiali e del set up. Cosa ne pensi?
Innanzi tutto penso che Hirscher spesso si prendesse gioco di tutti noi parlando solo di set up, dopo ogni vittoria o sconfitta. Faceva finta di cambiare sci e scarponi a ogni manche, ma so bene che in gigante nella stagione olimpica 2018 usò sempre lo stesso paio.
Vincent Kriechmayr e Matthias Mayer
Nemmeno per un fenomeno come lui è facile cambiare set up da una manche all’altra. In generale gli atleti vogliono avere certezze già alla vigilia, ricordo solo un uomo in grado di partire in gara e sciare forte senza sapere che sci aveva sotto i piedi e quel campione era Bode Miller, un talento funambolico capace di adattarsi a tutto in pochi attimi. Tornando a Hirscher, il fatto che fosse il più vincente ha in qualche modo condizionato e costretto i rivali a prenderlo a esempio e così è nata questa «mania» che per alcuni ha portato vantaggi, per altri è invece stata un problema, penso a Kristoffersen nell’ultima stagione.
Troppa esasperazione? Troppi test? Qual è il problema?
Pensando solo ai materiali e continuando a testare nuove soluzioni si perde di vista l’allenamento, non si riesce a lavorare bene tecnicamente. Bisogna trovare il giusto equilibrio, perché lo sviluppo dei materiali ormai procede a una velocità impressionante: in pratica ogni giorno si potrebbe provare qualcosa di nuovo.
Lara Gut
Purtroppo capita spesso che anche gli allenatori condizionino gli atleti, specie se giovani. Quando c’è qualche problema tendono subito a dare la colpa al materiale, mandando in confusione i ragazzi e le ragazze che invece magari avrebbero solo bisogno di cambiare impostazione tecnica. Vero, verissimo che il materiale fa la differenza e che il nostro focus è renderlo sempre più performante, ma guai a perdere di vista il lavoro sull’evoluzione tecnica.
Per chi fa molte gare in diverse discipline, ad esempio Pinturault, è impossibile testare novità durante la stagione.
Infatti, lo scorso gennaio, quando abbiamo avuto un nuovo modello da gigante, più lungo del precedente, ad avvantaggiarsene è stato soprattutto Mathieu Faivre, che poi ha vinto l’oro mondiale e ancora una gara a Bansko. Alexis non aveva provato quella novità per mancanza di tempo e aveva preferito sciare con lo sci che gli aveva fatto vincere tre giganti consecutivi in Coppa. In ogni caso, anche a Cortina avrebbe probabilmente vinto, se non fosse uscito nella seconda manche, perché il più veloce quel giorno era lui. E ha strameritato poi di vincere classifica di specialità, oltre alla generale.
Mathieu Faivre (FRA)
Quale pensi che sia il dovere di un’azienda nei confronti dei propri atleti?
Più che un dovere è un obiettivo: mettere a disposizione il massimo per tutto l’inverno, in tutte le possibili condizioni. Purtroppo però bisogna accettare il fatto che non sempre si può essere i migliori.
Per noi è anche molto importante che si crei e si mantenga un buon rapporto fra atleta e skiman, siamo stati i primi a investire su questo servizio personalizzandolo al massimo, quindi cercando di abbinare persone che oltre alla grande professionalità avessero anche una reciproca stima.
Kjetil Jansrud, Johan Clarey e Mathieu Faivre
Spesso questi rapporti vivono su equilibri delicati, guai a romperli. A fine stagione ad esempio Claude Pinturault ci ha chiesto di dare a suo figlio il doppio skiman. Dopo una breve consultazione con l’attuale tecnico di Alexis abbiamo risposto negativamente, perché per lui sarebbe stato un problema dividere il lavoro con un’altra persona. Preferisce fare il doppio magari, ma fare da solo.
Vincere nelle gare conta per vendere più sci e scarponi sul mercato?
Quando partecipi a una competizione vorresti sempre vincere ed è quello che noi facciamo. Non è però automatico che i risultati agonistici facciano vendere di più. Di sicuro negli ultimi anni abbiamo guadagnato quote di mercato e fatto passi avanti rispetto ad altre marche, altri ragionamenti in merito non saprei farne, tanto più dopo l’ultimo inverno.
Wendy Holdener, Ragnhil Mowinckel e Nina Ortlieb
In attesa della prossima chiacchierata in cui punteremo di più sulle donne (parlando magari anche di Amanda e Angelina Salzgeber, giovani promesse della squadra austriaca, ovviamente nel team Head di papà), che ne pensi del ritorno ai vertici di Lara Gut?
È stato bellissimo rivederla davanti, lei è una persona speciale, da sempre sa cosa vuole e va per la sua strada, che a volte può non essere la più facile. Quando sta bene è fortissima, e lo ha dimostrato, ora però sta vivendo una situazione nuova, perché non vuole assolutamente fare il vaccino e se non cambierà idea non potrà andare a Lake Louise, perché il Canada vieta l’ingresso a chi non ha la doppia dose.
Grazie Rainer, arrivederci a Sölden!
Emanuele Buzzi e Mattia Casse
Elena Curtoni e Marta Rossetti
La sfortunatissima Laura Pirovano (23 anni) infortunatasihttps://www.sciaremag.it/notiziesci/laura-pirovano-rompe-il-crociato-in-allenamento-a-solden/ il 15 gennaio. Salterà l’intera stagione Rainer Salzgeber cinque gioielli Rainer Salzgeber cinque gioielli