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Quando il meteo condiziona la sciata

Le brusche perturbazioni meteorologiche, a cui assistiamo quotidianamente, determinano il noto fenomeno di meteoropatie, caratterizzate da disturbi fisici e mentali. Infatti, le fluttuazioni dell’umore in funzione delle condizioni atmosferiche e climatiche sono state analizzate in molteplici ricerche. Ad esempio è noto che il vento ha un effetto negativo sulle persone particolarmente nervose. Si ipotizza che la causa sia dovuta al disequilibrio atmosferico tra ioni positivi e negativi che riescono ad influire sul sistema nervoso. Così che l’aria calda e secca (tipica del momento che precede un temporale) comporta un aumento di ioni positivi, agendo sulla serotonina, provocando tensione e ansia. Gli ioni negativi, per contro, che aumentano dopo i temporali, svolgono l’effetto opposto. 

Questi effetti li abbiamo da sempre subiti, nel nostro quotidiano vivere in città, in vacanza al mare o in montagna. La capacità di adattabilità del nostro corpo e della nostra mente è sempre stata abile a superare egregiamente qualsiasi cambiamento climatico della giornata. In questi ultimi tempi, soffriamo di un fenomeno che potremmo chiamare «anticipazione meteo», cioè un’ansia anticipatoria a un evento meteorologico non ancora avvenuto e che magari mai avverrà. Deleghiamo le nostre scelte ad altri, in particolare alle previsioni del tempo, come se fossero sempre infallibili. Anticipiamo i nostri malumori ancor prima del brutto tempo. Soffriamo ancor prima di aver provato dolore. In montagna tutto questo non è possibile. Le previsioni meteo spesso sono soverchiate all’ultimo momento. Ed ecco che diventiamo vittime di falsi positivi, o negativi, climatici. Tuttavia, la montagna non ci sta a questo gioco del «turismo condizionato» e lo sport dello sci, in particolare, non ha mai avuto questo spirito. Non è possibile idealizzare la montagna solo con il sole. 

La montagna è da considerare come una entità variabile con tutta l’intera gamma di condizioni climatiche. Peraltro le caratteristiche dell’ambiente montano sono da considerare uno dei punti di forza  degli sport invernali. 

Per lo sciatore, imparare a beneficiare di tutte le variabili climatiche della montagna significa acquisire una grande capacità, acquisibile solo in loco. 

Le giornate di fitte nevicate, fanno parte della montagna così quanto le giornate di sole e cielo terso. Sciare con scarsa visibilità ci insegna ad affinare altri sensi oltre a quello della vista e ci obbliga a diventare più sensibili e attenti soprattutto agli impulsi che arrivano dai piedi. Ascoltare il terreno sotto gli sci, senza averne la possibilità di vederlo, significa essere capaci di «leggere con i piedi» tutte le piccole variazioni di terreno e di neve, abilità importantissima per acquisire un buon livello tecnico. Spesso la soddisfazione di sciare in condizioni climatiche più difficili ha un vantaggio anche mentale, aumenta il nostro senso di autoefficacia e di conseguenza ci sentiamo più bravi e capaci. Rientrando al rifugio, avremo la sensazione di aver vinto una sfida contro le avversità (niente coppa però!). 

 

È ovvio che tutto questo deve essere sempre svolto con la massima sicurezza, osservando regole e divieti della località sciistica e consigli degli esperti del posto. Quando la temperatura è molto rigida, ad esempio, è consigliabile fare un riscaldamento muscolare prima di buttarsi a capofitto sulle piste, poiché è istintivo irrigidire i muscoli e il corpo per preservarne il calore, ma un corpo rigido spesso va incontro ad infortuni fisici. Inoltre è sconsigliabile effettuare fuori pista durante forti nevicate e senza il parere di un operatore esperto (maestro di sci o guida alpina) che conosca bene il territorio. Tuttavia è possibile praticare lo sci in pista, con le dovute precauzioni, anche in condizioni di nevicate e di clima rigido, con grande soddisfazione. 

Quindi, se il tempo non versa per il meglio, non cadiamo nella trappola dell’anticipazione-meteo con stati umorali negativi o, peggio ancora, rinunciando aprioristicamente alla gita in montagna e ad una bella sciata. La montagna e lo sci sono in grado di stupirci positivamente e di insegnarci molto anche se non ci sono sempre le migliori condizioni meteo.

 

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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