La sfida per conquistare la Coppa 2020 tra Pinturault vs Kilde ricorda molto quella del 1986 quando tutto si risolse all’ultima gara con il duello Girardelli vs Zurbriggen. Pur tenendo conto che Henrik Kristoffersen non è ancora condannato dalla matematica.
Marc riuscì a spuntarle su Pirmin per 10 punti. C’è da dire che l’assegnazione dei punteggi era diversa da quella di oggi. Solo i primi 15 venivano premiati. Il primo 25, il secondo 20, il terzo 15 e poi da 12 a 1.
Ecco perché il totale fu 294 di Girardelli contro i 284 punti di Zurbriggen. In quella stagione Serge Lang soffiò su una torta gigantesca le prime 20 candeline della “sua” Coppa del Mondo. Peccato che tutto accadeva dall’altra parte dell’Oceano, dove il sentiment per lo sci non era così forte come in Europa.
Un mese pieno tra Stati Uniti e Canada con la finalissima a Bromont, la stazione sciistica di Montréal. Al traguardo solo pochissimi curiosi. Eppure tra gli iscritti c’era anche la leggenda Ingemar Stenmark, che pochi giorni prima a Lake Placid, anche in quell’occasione davanti a pochissimi intimi ad applaudire, conquistava la vittoria numero 83 nel giorno del suo trentesimo compleanno.
Per la cronaca, ne vincerà altre tre prima di ritirarsi. Due la stagione successiva a Sestriere e a Markstein, piccola stazione francese sul confine svizzero all’altezza di Basilea. E poi l’ultima nel 1989 nel gigante di Aspen.
Ma torniamo a Bromont. Marc Girardelli aveva completamente finito la benzina. Non ne aveva davvero più e non riusciva a concludere le gare. Aveva dato tutto nel mese di febbraio. 1° in combinata a St. Anton, 2° nel superG di Morzine, 3° nella discesa di Are e 2° nel superG.
Quindi 3° nello slalom di Lillehammer e all’ultima tappa europea di Hemsedal, in Norvegia, 4° in gigante e 5° in superG.
Di contro Pirmin entrò nell’apice della sua forma soprattutto nelle gare scandinave, quando vinse combinata e slalom ad Are e il superG di Hemsedal con un 4° posto nello slalom di Gelo dove Marc invece uscì.
La trasferta nord americana prevedeva ancora due discese (Aspen e Whistler), un superG (Whistler), due giganti, entrambi a Lake Placid e due slalom uno a Heavenly Valley e quello conclusivo di Bromont.
Non esistevano le finali come nell’era moderna. Solo all’ultima gara si riunivamo uomini e donne per la consegna delle Coppe.Anche la Coppa femminile si trovava oltre oceano ma in località diverse.
Marc aveva 264 punti, Pirmin solo 198. Sembrava ormai cosa fatta per l’atleta austriaco ma sotto la bandiera del Lussemburgo.
Prima gara, Pirmin è davanti a Marc nella discesa di Aspen (5 vs 6) e coglie la piazza d’onore nello slalom di Heavenly Valley dove Marc è 4°. A Whistler l’elvetico è 4° in discesa e 9° in superG, dove Marc esce mentre è 8° nella discesa.
Sono gli ultimi punti che riuscirà a conquistare e raggiunge quota 294 punti, mentre Pirmin sale a 248. Li dividono dunque, ancora 46 punti. Nei due giganti di Lake Placid ne rosicchia altri 21 e la differenza è di 25 punti. E così si arriva allo slalom di Bromont che nel primo giorno di primavera è avvolta da un gelo polare che tocca i meno 20 gradi.
La pista è una lastra di vetro impressionante. Se Pirmin vince e Marc esce, la coppa è dello svizzero perché ha un maggior numero di vittorie. Sarebbero 5 contro 3. Nella prima manche Gira è davanti a Primin, ma nella seconda parte per primo e dopo quattro porte esce sotto lo sguardo inferocito del padre.
Recupera il traguardo e si siede sconsolato su una balla di paglia perché di neve ce n’è pochissima. Nasconde lo sguardo sotto al suo inseparabile cappellino rosso. Col corpo guarda l’ultimo muro, ma la testa è girata di 45 gradi verso destra.
Tocca a Pirmin che deve assolutamente vincere ma non è semplice, perché Bojan Krizaj primo e Paul Frommel, secondo, sono andati giù come due iene.
Tutti fanno il tifo per lui. C’è anche Arrigo Gattai, che ha raggiunto Bromont per fare gli auguri a Serge Lang per i 20 anni della Coppa. Urla come se in pista ci fosse uno dei nostri. Che però sono usciti nella prima manche, sia Oswald Toetsch che Robert Erlacher.
Pirmin arriva all’intermedio di metà percorso con un discreto vantaggio. Ma sul muro conclusivo le lamine dei suoi sci fanno troppe scintille. Significa che per stare dentro al tracciato deve frenare più del dovuto a causa di una posizione troppo arretrata.
Il tabellone dei tempi è impetuoso: terza posizione. Con 15 punti conclude la coppa a 10 punti da Marc Girardelli. I due si abbracciano al traguardo e si danno appuntamento al prossimo anno, alla prossima sfida.
Intanto al traguardo Gattai tiene una riunione segreta con Seppe Messner. Prendono una decisione drastica. L’avventura in squadra di Alex Giorgi e Paolo De Chiesa finisce lì.
Questo atto conclusivo fu quasi niente rispetto a quello che accadde nel 2009 ad Aare nella sfida tra Benjamin Raich e Aksel Lund Svindal. Si arriva alle finali con Benni avanti di soli 8 punti su Svindal. Che vince la discesa mentre l’austriaco è 13esimo.
Nel superG, secondo Aksel, quarto Benjamin. Ma nel gigante si riapre tutto perché è Raich a vincerlo, mentre Svindal fa una delle peggiori gare della stagione, 19°, zero punti.
Rimane l’ultima gara, lo slalom speciale. Raich è indietro di due punti. Può vincere la sfera di cristallo scendendo con le mani in tasca. Esce dal cancelletto col pettorale numero uno.
Dopo pochissime porte lo sci sinistro passa all’interno di una porta blu. A quel punto Svindal si può anche permettere di imitarlo. Esce, ma la Coppa è sua per due punti. Raich risponderà così a un giornalista che gli chiedeva se Svindal era stato solo fortunato”: “Non è mai fortunato chi vince una Coppa Grande“.
Doveva essere la rivincita di Raich, perché accadde una cosa simile nel 2007 alle finali di Lenzerheide. Il norvegese si presenta alle finali indietro in classifica, ma sulle piste di casa riesce a vincere discesa, superG e gigante portandosi avanti di 97 punti.
A Raich non rimane che la vittoria sperando che Aksel arrivi dopo la 15esima piazza. Ebbene. Dopo la prima manche Benni è in testa e Svindal, è solo 12esimo.
Ma nella seconda il norvegese sbaglia molto e supera il traguardo finendo quinto, con altri 11 atleti che devono scendere. Il rischio di finire 16esimo è dunque molto alto.
Quando tocca a Markus Larsson però la situazione cambia, perché lo svedese combina un pasticcio a metà gara e finisce con uno dei tempi peggiori, ponendosi dietro a Svindal.
Benni vince quella gara, ma non è sufficiente, perché Svindal conclude 15esimo e lo supera di 13 punti nella generale.
Citiamo l’ultimo finale thriller, quello del 2012 che vide protagonisti Marcel Hirscher e Beat Feuz in quel di Schladming.
Prima delle ultime quattro gare finali, Beat ha 55 punti di vantaggio su Marcel. Feuz arriva 2° in discesa e vola a +135 punti.
Ma la gara che determina le sorti della Coppa è il superG che è di non poche polemiche. Il disegno assomiglia più che altro a un gigante veloce. Molto favorevole all’austriaco che prima d’ora non era mai andato oltre la ventesima posizione in quella specialità.
Vince Innerhofer, davanti a Pinturault con Hirscher terzo. E il favorito Feuz? In mezzo a quegli angoli non ci azzecca ed esce!
A quel punto, per Hirscher recuperare 75 punti a Feuz con un gigante e uno slalom da disputare è un gioco da ragazzi. Infatti stravince tra le porte larghe, dove invece l’elvetico finisce 21esimo.
Marcel va a +25 punti e forse ormai scaricata la tensione, e con Feuz che evita pure di iscriversi allo slalom, si permette il lusso di uscire tra i rapid gates e di sollevare al cielo la Sfera di Cristallo con 25 punti di vantaggio.
Ovviamente il finale più emozionante della storia rimane il mitico parallelo di Ortisei, nella finale tra Gustavo Thoeni e Ingemar Stenmark. Ma qui ci vuole un libro…