Il Sig. M.B. mi scrive per avere dei consigli a seguito di un trauma distorsivo a carico del ginocchio destro, in cui ha riportato una lesione del legamento crociato anteriore, del legamento collaterale mediale e del corno posteriore del menisco mediale. È stato sottoposto ad artroscopia chirurgica in cui si è evidenziata la riparazione del crociato anteriore ed è stata regolarizzata la lesione del corno posteriore del menisco mediale. Volendo riprendere a sciare, mi chiede se è opportuno usare una ginocchiera.
La distorsione di ginocchio è il tipico trauma dello sci. Possono essere coinvolte le strutture capsulo legamentose e le cartilagini meniscali. Nel caso del lettore, il menisco mediale ha riportato una lesione marginale al corno posteriore (il menisco si divide in corno anteriore, corpo e corno anteriore), che è stata regolarizzata in artroscopia.
Viene riferita la distrazione del legamento crociato anteriore, ma non la rottura, a tale proposito è importante che il trauma non lo abbia eccessivamente «allungato» determinandone così una lassità, a sua volta responsabile della instabilità del ginocchio.
Confido nel giudizio del collega ortopedico che durante l’artroscopia ha evidenziato in esso una lesione parziale, non ritenendo opportuna una sua ricostruzione.
Il legamento collaterale mediale, seppur rotto, va sempre incontro a una guarigione in quanto è costituito da una struttura che si appoggia alla capsula articolare per questa ragione non è quasi mai necessaria una riparazione chirurgica. Si evidenzia al massimo una lieve lassità residua dovuta al cedimento laterale del ginocchio (stress in valgo), che viene sopperita dalla muscolatura quadricipitale e dal legamento crociato anteriore che deve per forza risultare integro.
Il Sig. M.B. ha riportato un trauma importante, che ha interessato le principali strutture capsulo – legamentose del ginocchio, responsabili della stabilità articolare.
Nello sci il ginocchio viene sollecitato sia attivamente durante l’esecuzione del gesto atletico, che passivamente durante compressioni dovute, ad esempio, a irregolarità della neve; è pertanto fondamentale la sua stabilità ed efficienza.
Prima di pensare all’uso di un tipo di ginocchiera specifica, suggerirei al lettore l’opportunità di sottoporsi ad un ciclo di terapie fisiche riabilitative per il rinforzo quadricipitale necessario in quanto contribuisce alla stabilità anteriore sopperendo alla lassità del legamento crociato anteriore. Inoltre sono importanti esercizi di ginnastica propriocettiva per stimolare l’equilibrio e la percezione di sicurezza articolare.
Successivamente l’uso della ginocchiera può essere opportuno almeno da un punto di vista della prevenzione. La scelta della ginocchiera dipende del tipo di lesione, ne esistono diverse tipologie più o meno ingombranti.
Per esempio, il tipo «a quattro punti» è così definito perché assolve il suo compito di stabilizzatore con una presa anteriore sulla tibia, una posteriore sul femore e due laterali che si oppongono allo stress in varo – valgo.
Rispetto a un tempo, esse si sono evolute in termini di materiale e di dimensioni, diventando così facilmente utilizzabili dallo sportivo.
In alcuni casi la ginocchiera può essere costruita su misura assecondando così al meglio le caratteristiche anatomiche del ginocchio, per una sua migliore tollerabilità.
L’AUTORE: FABIO VERDONI
Nasce a Trescore Balneario (BG) nel ‘57. Si laurea in Medicina e Chirurgia nell’85 presso l’Università Statale di Milano. Consegue nella stessa sede universitaria le specializzazioni in Ortopedia e Traumatologia, in Chirurgia della mano e il Master in Ortopedia pediatrica. È stato Dirigente medico presso l’Istituto G. Pini di Milano ricoprendo il ruolo di responsabile della Struttura Divisionale di allungamento e fissazione esterna degli arti. È Responsabile Unità Operativa Istituto Ortopedico Galeazzi Milano. È membro di Società ortopediche nazionali e internazionali. Diventa Maestro di sci nel 1976, con un trascorso agonistico a livello provinciale e zonale. Frequenta l’ambiente agonistico dello sci seguendo i propri figli Davide e Benedetta.
È sempre aggiornato sull’evoluzione dello sci e dei materiali dal continuo confronto con i colleghi maestri, allenatori e istruttori.
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