.Interviene Maurizio Bonelli, Presidente dell’Amsi, a proposito di un argomento molto importante, i ristori dei maestri di sci così
Quindicimila maestri e oltre 400 scuole si chiedono quali potrebbero essere i ristori promessi dal Governo. La situazione è un po’ ingarbugliata, per cui, pur non essendo esperti in fatto di fiscalità, proviamo, a fare un po’ di chiarezza.
Naturalmente abbiamo chiesto la consulenza decisamente interessata, del presidente dell’AMSI, Maurizio Bonelli.
Il Maestro di sci è un libero professionista iscritto a un Albo tenuto dal Collegio Nazionale dei Maestri di sci (COL.NAZ.) e ha essenzialmente due possibilità di inquadramento fiscale per lo svolgimento delle proprie attività. Può avere una partita IVA, quale libero professionista, oppure essere socio/associato di una Scuola di sci. In rarissimi casi è assunto dalla Scuola di sci come lavoratore dipendente, situazione che gli permetterebbe di accedere agli ammortizzatori sociali. I Maestri di sci Liberi Professionisti esercitano la professione da freelance.
La Scuola di sci è invece paragonabile di fatto a uno studio associato o a una società tra professionisti a cui fanno capo i maestri di sci associati o soci che sono la maggior parte dei 15.000 Maestri di sci italiani.
Per capire come e di quali ristori potrebbe beneficiare il professionista della neve, dobbiamo entrare nella stanza dei codici ATECO: quello del Maestro Libero Professionista con partita IVA e della Scuola di sci è il numero 85.51.00.
Finora cosa è successo?
I maestri di sci, persone fisiche, devono essere iscritti nella maggior parte dei casi alla cassa previdenza pubblica così detta INPS Commercianti.
In tale condizione hanno potuto percepire personalmente l’indennità elargita dall’INPS per l’emergenza Covid–19 di 600 euro per i mesi di marzo e aprile 2020, prevista dall’articolo 28 del decreto legge 18/2020. Il ben noto “Decreto Cura Italia”.
L’articolo 25 del decreto legge 34/2020, denominato “Decreto Rilancio”, ha previsto inoltre un contributo a fondo perduto riconosciuto ai soggetti titolari di partita IVA che esercitano attività di lavoro autonomo. Quindi anche ai Maestri di sci liberi professionisti e alle Scuole di sci. Il contributo però non spetta ai professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria.
Tale contributo spetta a condizione che l’ammontare dei ricavi del mese di aprile 2020 del Maestro di sci Libero Professionista o della Scuola di sci risulti inferiore ai due terzi dell’ammontare dei ricavi del mese di aprile 2019. E che, nel caso delle Scuole di Sci, tutti i Maestri associati siano iscritti alla cassa di previdenza pubblica, per cui ne sono risultate escluse, ad esempio, quelle Scuole che hanno Maestri associati iscritti a casse di previdenza di diritto privato, seppure obbligatorie (un esempio può essere quello del Maestro di sci che sia anche Geometra e che svolga prevalentemente nell’arco dell’anno tale attività, per cui è iscritto alla Cassa Geometri).
Il riferimento al calo dei ricavi è stato stabilito con attinenza al mese di aprile, ma in tale mese sono davvero pochi i Maestri Liberi Professionisti e le Scuole di sci che lavorano, per cui pochi hanno potuto dimostrare tale calo.
Il mese di riferimento per calcolare il calo di ricavi doveva essere quello di marzo, perché quello era il periodo dove si è registrato un calo importante rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, avendo dovuto interrompere l’attività a causa dell lockdown il 9 marzo 2020 nel pieno dell’attività lavorativa!
Sul calo dei ricavi fra il mese di aprile 2020 e il mese di aprile 2019 la norma ha riconosciuto un contributo differenziato a seconda del totale compensi registrati nel 2019. Ovvero, con compensi registrati nel 2019 fino a 400 mila euro il contributo era del 20%. Con compensi registrati nel 2019 da 400 mila a 1 milione di euro il contributo era del 15%. Invece, con compensi registrati nel 2019 da 1 milione a 5 milioni di euro il contributo era del 10%.
Il recente “Decreto Ristori”, nonché decreto legge n. 137/2020, è stato emanato lo scorso 28 ottobre. Ebbene, notiamo che lo stesso prevede che chi ha ricevuto il contributo a fondo perduto stabilito dal decreto legge 34/2020, automaticamente riceverà dall’Agenzia delle Entrate un nuovo contributo calcolato in percentuale sul primo ( si va dal 100% al 200%).
Esempio, il titolare di un albergo con codice Ateco 55.10.00, se col primo contributo ha ricevuto 10 mila euro, con il secondo, in automatico, gli è stato o gli verrà accreditato sul suo conto corrente, altri 15 mila euro (150%).
Per beneficiare di questo ristoro, bisognava però rientrare in un codice ATECO previsto nella tabella allegata al decreto di riferimento.
Ebbene, quello dei Maestri / Scuole Sci, il codice 85.51.00 (così come il codice 93.19.92 delle Guide Alpine), non rientrava nell’elenco.
Quindi le Scuole di Sci ed i Maestri di Sci Liberi Professionisti che avevano diritto a percepire il primo contributo, non potevano accedere a quello previsto dal “Decreto Ristori”.
A quel punto AMSI e COL.NAZ. (Collegio Nazionale Maestri di Sci ) sono intervenuti con fermezza presso il Governo. E con il decreto legge 149/2020 del 9 novembre u.s., così detto “Ristoro bis”, la tabella dei codici Ateco è stata modificata inserendo il codice 85.51.00.
Sono così rientrati anche le Scuole di sci ed i Maestri di sci Liberi Professionisti.
I Decreti Ristori 3 e 4 non cambiano questa logica ma prevedono determinati aiuti per le attività ricomprese nelle zone arancioni e rosse.
Chi a suo tempo non ha presentato la domanda per il contributo a fondo perduto previsto dal decreto legge 34/2020 avendone i requisiti, come previsto dai Decreti Ristori e Ristori bis la può presentare entro il 15 gennaio 2021.
Ricapitolando, la quasi totalità dei Maestri di Sci sono stati di fatto esclusi da qualsiasi ristoro sui ricavi. E hanno solo potuto richiedere i 600 euro come indennità INPS per l’emergenza COVID–19.
Quindi adesso, che la faccenda è sicuramente più seria, come bisogna agire?
Intanto bisogna ragionare sui mesi da prendere a riferimento che sono novembre, dicembre e gennaio e non solo sui 20 giorni di Natale. Questo è il vero periodo di perdita!
Se il Governo considererà, come ha fatto nel primo lockdown, i mesi di settembre e ottobre, saremo nuovamente penalizzati in maniera iniqua! Invece, con le disposizioni che si stanno prendendo, il Maestro e le Scuole di sci andranno a perdere solo nel periodo natalizio il 35-40 % dei ricavi dell’intera sua stagione. E sicuramente l’eventuale successiva ripresa dell’attività sarà graduale e contenuta, generando a questa categoria ulteriori perdite rispetto alle stagioni passate.
Su quale base si dovrebbero calcolare le perdite? Dovrebbe essere data la possibilità di confrontare perlomeno i ricavi dei tre mesi. Cioè, da novembre 2020 a gennaio 2021, rispetto agli stessi mesi della stagione invernale precedente, oppure della media delle tre stagioni precedenti.
Maurizio Bonelli (presidente Amsi) e Giuseppe Cuc (Presidente Col.Naz)
La possibilità di poter utilizzare una media delle tre stagioni precedenti sarebbe opportuna per le le Scuole di sci e i Maestri di sci Liberi Professionisti che operano nelle stazioni sciistiche del Centro e Sud Italia che nella stagione 2019/2020 sono rimaste chiuse a causa della mancanza di neve, ed hanno già subito in tale stagione una grossa perdita.
Se così non sarà, si può parlare solo di una cosa. Di una sonora presa in giro!
In definitiva AMSI e COL.NAZ. chiedono che per calcolare la perdita subita si considerino i mesi di novembre, dicembre e gennaio. E che si vada a ristorare una percentuale sugli incassi mancanti.
Poi, come detto prima, c’è un altro fatto.
Quando (e se) si aprirà e di questo vorremo avere una data certa, anche se dalla bozza del DPCM che circola si parla dal 07/01/2021, non sarà certo una stagione normale.
Il calo di lezioni sarà mostruoso, quindi il ristoro deve andare avanti. Perché la sensazione è che il Governo pensi di cavarsela con i 20 giorni di Natale.
“Noi su questo faremo una battaglia fino all’ultimo respiro!” tuona il Presidente Amsi Bonelli.
Che poi conclude con l’ultimo aspetto che certamente i maestri si domandano, ovvero, l’entità del ristoro.
Ebbene, deve essere il più alto possibile sulla perdita di ricavi. Una percentuale equa potrebbe essere almeno dell’80%, come peraltro fatto in altri Stati (vedasi Germania e Regno Unito), perché ci è stato imposto di chiudere.
Questo vale per tutte le categorie economiche che rimangono completamente chiuse.
Mi rendo perfettamente conto che una tale richiesta non potrà essere soddisfatta ma, certamente, la nostra, non potrà essere sostituita dalla stessa modalità di calcolo dei ristori finora concessi.
Abbiamo sostenuto importanti costi per poter adeguare le nostre sedi e le strutture dei Campi Scuola ai vari protocolli anticovid. Proporio per non trovarci impreparati per la stagione invernale e li stiamo sostenendo tuttora.
Imponendo la chiusura degli impianti di risalita, viene di fatto imposto ai Maestri di sci lo stop completo dell’attività. Agli esponenti del Governo chiedo una cosa in particolare. In base a quali dati scientifici elaborati dal CTS si può considerare pericoloso lo sci e l’utilizzo degli impianti. Che fra il resto si sono dotati di minuziosi protocolli di sicurezza. Proprio come abbiamo fatto noi Maestri di sci per garantire ai nostri allievi / sciatori la massima sicurezza? Vorremmo conoscerli !!
Se invece il problema sono gli assembramenti, tale dovrebbero essere ovunque anche nelle file per entrare nei centri commerciali e allora non si capisce proprio perché li è possibile e sciare no!!!
Al Governo diciamo che se perdiamo la stagione o gran parte della stessa, per noi Maestri di sci vuol dire non avere entrate per più di un anno e mezzo. (da metà marzo 2020 a dicembre 2021), cioè fino a quando inizierà, si spera in condizioni di normalità, la prossima stagione invernale2021/2022.
Non ce lo possiamo permettere, nessuno se lo può permettere. Il Governo ci ascolti !! Maurizio Bonelli così i Maurizio Bonelli così i Maurizio Bonelli così i Maurizio Bonelli così i