Il pensiero di un maestro di sci di oggi si intitola: “Maestri di Sci di interesse nazionale”.
Stanno tenendo banco in questi giorni le opinioni di alcuni maestri di sci riguardo la possibilità, al momento vietata, di sciare. Tutta questa bagarre nasce da un articolo di un collega, Francesco Mambretti, che di professione, oltre a essere maestro di sci, è anche avvocato.
Nel suo scrivere sostiene che il maestro di sci debba avere la possibilità di potersi allenare, come è permesso per gli atleti di interesse nazionale. Non voglio entrare nel merito di questioni giuridiche che non mi appartengono.
Soltanto ricordare che quella del maestro di sci è una professione riconosciuta dalla legge, con tanto di albo professionale.
Detto questo vorrei però chiarire alcuni punti, onde evitare un guerra tra Guelfi e Ghibellini, tra chi vede nel dare la possibilità di sciare al maestro un semplice motivo di svago e chi invece ritiene essere fondamentale per la propria attività di insegnante.
Credo che sia corretto e giusto permettere a un professionista di potersi allenare. La “bella sciata”, per un maestro, non è soltanto un esercizio di stile, ma è parte integrante del suo lavoro di professionista sulle piste.
Non si tratta dunque di accontentare qualche maestro che ha soltanto voglia di sciare, come qualcuno potrebbe anche giustamente pensare. Qui si tratta di dare la possibilità, a tutti quei colleghi che lo desiderano, di rispettare quella deontologia professionale che ha fatto sì che maestri e Scuola Italiana di sci vengano considerati i migliori in questo “mestiere”.
Lasciar passare così tanto tempo senza poter permettere a un’intera categoria di professionisti di sciare, mi sembra ingiusto. Visto che non può lavorare, almeno gli venga riconosciuto il diritto di… allenarsi, per le ragioni di cui sopra.
Quanto al “non lavoro”, sono stati promessi dal Governo alla categoria i giusti ristori, per risarcire dal grave danno subito con queste chiusure.
Ritornando al divieto “personale ” di sciare, vorrei fare questo esempio. Bar e ristoranti sono chiusi la sera. Ma se un barman da solo vuole sperimentare un nuovo cocktail, o uno chef un nuovo piatto, non è perché i locali sono chiusi, che in privato non lo possano fare.
Quanto al discorso “atleti di interesse nazionale”, dove diversi colleghi hanno sollevato obiezioni in merito a questa suddivisione, il servizio andato in onda ieri su Canale 5 nella trasmissione “Non è la D’Urso”, dimostra quanto le maglie di questo provvedimento, contenuto nel DPCM, siano facilmente aggirabili da chi vuol fare il furbo, come dall’inequivocabile titolo del servizio: “I furbetti dello sci: ecco chi aggira i divieti sulle piste”.
Sci Club e addetti agli impianti farebbero meglio a esercitare un controllo più rigoroso, così da evitare polemiche e giudizi negativi sull’intero comparto montagna. Che in questo momento non ne ha proprio bisogno.
Con questo nuovo DPCM, che vieta ancora gli spostamenti da Regione a Regione fino al 27 marzo, possiamo comunque dare definitivamente addio alla stagione invernale, anche se il 5 marzo il Governo potrebbe eventualmente consentire l’apertura degli impianti agli sciatori turisti.
Nel caso saranno però soltanto le stazioni o i comprensori in quota. Arrivederci dunque alla prossima stagione. Intanto fermi tutti. Noi maestri ci consoleremo con i ristori. Così pare.
Walter Galli
P.S. Sarebbe giusto che la figura del maestro di sci in qualche DPCM fosse tenuta in considerazione da un punto di vista legislativo. Indipendentemente dal fatto che il maestro possa sciare oppure no. Su questo argomento, credo siano in tanti a pensarla così.