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Lorenzo Conci, l’irriducibile romantico

Lorenzo Conci è, nel profondo, un irriducibile romantico. Forse è «colpa» di suo padre, Fabio, che diresse la FISI dal 1964 al 1970, dopo ben dodici anni da vicepresidente. Durante il suo secondo mandato, Fabio benedì il Pool Sci Italia e portò al comando dello sci alpino Jean Vuarnet, che a sua volta chiamò tra i tecnici Mario Cotelli, pronto a dar vita alla leggendaria Valanga Azzurra. Lorenzo era ancora un bambino, ma invece di perdersi nei giochi coi soldatini o le automobiline, si divertiva a osservare da vicino l’ingegno e la passione del padre.

Padre e figlio

Quando Fabio perse la presidenza in una tumultuosa e drammatica assemblea elettiva, segnata da colpi bassi e tradimenti, Lorenzo era ormai già segnato da quell’universo di neve e passione. Cresciuto a «pane e sci», vedeva la neve ovunque: sui banchi di scuola, nella sua cameretta, persino nella cesta dei giocattoli. Diventò ingegnere, ma non per costruire case: il suo sogno era edificare qualcosa di grande nel mondo dello sci.

Lorenzo Conci dursnte il suo discorso all’assemblea elettiva del 2012

Nel 2012 provò a rivivere l’eredità del padre candidandosi alla presidenza della Federazione. Ma, quando si trovò di fronte agli elettori, il discorso che aveva preparato con cura rimase chiuso in un cassetto del cuore. Non parlò di programmi né di futuro; lasciò invece spazio alla nostalgia, evocando immagini gloriose di un passato irripetibile.

Forse avrebbe vinto, se solo avesse dato voce alle sue idee innovative annotate su quel foglietto. Eppure, Lorenzo rimase fedele a sé stesso. Non volle fingere, non riuscì a snaturarsi per ottenere un risultato. Difese, forse inconsapevolmente, la sua autenticità: una passione pura e incontaminata. Chi lo aveva sostenuto comprese subito questa verità e continuò ad apprezzarlo, anche se il suo sogno di presiedere la Federazione si era infranto.

Ma il destino, si sa, ha modi curiosi di compensare. Lorenzo ha canalizzato tutta quella forza e quella visione nella sua Campiglio, trasformandola in un capolavoro di eleganza e tradizione. Come presidente del Comitato Organizzatore della 3Tre, ha plasmato un evento di straordinaria bellezza, divenuto ormai imprescindibile per il mondo dello sci. Più di una semplice competizione, la 3Tre è oggi una «serata delle stelle», un preludio magico al grande spettacolo sul Canalone Miramonti.

Lorenzo ha aperto il libro della storia di quella pista leggendaria, riportando alla luce ogni ricorrenza memorabile: da Zeno Colò a Fausto Radici, dalla Silvy Tricot ad Alberto Tomba, passando per Ingemar Stenmark, Pierino Gros, Gustavo Thöni, la Valanga Azzurra, Jure Kosir, Bojan Križaj, Ivano Edalini e tanti altri eroi di uno sci che non smette di far sognare.

Eppure, la celebrazione del passato non è mai fine a sé stessa. Lorenzo non si limita a esaltare la storia, ma la utilizza come fonte di ispirazione. Per lui, lo sport è una scuola senza banchi né lavagne, ma ricca di insegnamenti. Quando ci fa incontrare quei campioni che un tempo avevamo sui poster appesi in cameretta, ci invita a cogliere qualcosa di più profondo: la lezione di vita che scaturisce dalle loro esperienze. Un grande atleta si riconosce non solo dai risultati, ma dal modo in cui affronta le sfide, gli ostacoli e le opportunità della vita. Impegno, costanza, disciplina: valori che Lorenzo vuole trasmettere attraverso la 3Tre, ricordandoci che ogni traguardo richiede sacrifici e sudore.

Quelle due ore trascorse in compagnia delle leggende dello sci non sono solo applausi e selfie. Per chi sa coglierne il significato, sono un’occasione per comprendere che lo sport è una potente metafora della vita. Senza i momenti di intensa emozione che Lorenzo ha saputo creare, la 3Tre non avrebbe lo stesso sapore, e il mitico giallo della maglia fulmine destinata al vincitore perderebbe parte della sua magia.

La serata del 7 gennaio scorso si è chiusa con un’immagine da brividi. Lorenzo ha accompagnato Ingemar Stenmark davanti agli sci Elan con cui il leggendario campione svedese vinse lo slalom nel 1973. Per un istante, lo sguardo di Stenmark, solitamente impassibile, si è riempito di emozione. Una lacrima, timida, gli ha chiesto il permesso di uscire. E lui glielo ha concesso. Anche questa è una vittoria leggendaria: benvenuto, Lorenzo, nel mondo degli eroi. Lorenzo Conci l’irriducibile romantico Lorenzo Conci l’irriducibile romantico

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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