La montagna e lo sci hanno chiamato, scritto, parlato ma da Roma non è arrivata nessuna risposta in merito al lockdown. La data del 7 gennaio quale riapertura degli impianti pare oramai impossibile da rispettare.
Questa la triste realtà emersa ancora una volta nell’incontro organizzato da Skipass sulla propria pagina Facebook. Se da Madonna di Campiglio – ha detto Tullio Serafini, Presidente dell’APT Locale – nonostante il clima particolare, è tutto pronto per l’appuntamento di questa sera, nel resto delle Alpi regna il silenzio. Non è però l’unico silenzio a far parlare. Anzi. Quello che fa più male arriva dalle sale del potere dalle quali non arriva nessun cenno.
«Abbiamo scritto a Conte, Boccia, Speranza e Franceschini senza ricevere il minimo cenno di risposta – ha confermato Valeria Ghezzi, presidente ANEF – Il cruccio più grande è che dal CTS non sia arrivato alcun protocollo che conferma lo stato di difficoltà ma anche la mancanza di volontà nel mettere lo sci nella condizione di funzionare». L’incertezza regna quindi sovrana e l’auspicata data del 7 gennaio pare oggi utopica.
Certo, devono diminuire i contagi perché le manovre hanno portato risultati minori di quanto sperato. Se le ortopedie non tornano ad essere tali, rimanendo reparti delegato al Covid, sciare diventa più pericoloso e complicato.
L’impatto economico della chiusura resta centrale nell’analisi dell’emergenza – continua Ghezzi. «Dai conti che ho fatto, sul piano economico conviene aprire, se si riesce a farlo, entro fine gennaio o al massimo ai primi di febbraio. Se si andasse oltre non converrebbe più. Intanto per un motivo strettamente economico: non guadagneremmo, ma potremmo ridurre i debiti.
Poi, per tenere in vita le nostre stazioni dando lavoro alla nostra gente e mantenere la montagna in vita. Noi vogliamo aprire – conclude Valeria Ghezzi -, faremo il possibile e anche l’impossibile, seppure tra mille incertezze, però non vogliamo e non dobbiamo illudere nessuno. Per noi questa non è solo una sciata, ma una questione di vita o di morte. È un pezzo di economia del Paese che rischia di scomparire. E finora non sono stati stanziati adeguati ristori per i lavoratori del settore, gran parte dei quali sono stagionali, così da aiutarli ad affrontare questa crisi così lunga».
In Austria e Svizzera aprono. In Francia c’è un obiettivo di apertura ma anche certezza sui ristori. Da noi è tutto molto tardivo e poco chiaro. La conferma della tesi è arrivata oggi dalla FISI che ha indicato il divieto per gli sci club nell’allenarsi nel periodo natalizio. Scenderanno in pista solo gli atleti delle squadre nazionali, quindi programmi, prenotazioni e speranze sono andate a ramengo. Aggravante? Lo sono andate oggi, 22 dicembre a un giorno dal via.
«Non siamo riusciti a far capire al grande pubblico che non stiamo parlando di uno svago ma di un’economia e di questo faccio autocritica – ha continuato Valeria Ghezzi – invece non posso imputarci alcuna colpa per il non essere stati ascoltati dal Governo. La politica, salvo quella locale, non ha ascoltato nessuno, neppure gli albergatori che hanno ricevuto briciole».
All’incontro hanno partecipato anche Rolando Galli, presidente di Funivie Abetone e Giampiero Orleoni, presidente Arpiet. Entrambi allineati sulle parole del presidente Ghezzi.