L’hanno chiamata con un nome promettente, questa ennesima riforma della scuola che per l’ennesima volta lascia lo sci e tutto lo sport fuori dalla porta. «La buona scuola» è un nome che è una promessa entusiasmante! Ma potrà mai essere tale un ente di formazione giovanile, qual è la scuola, che non prende in nessuna considerazione l’insegnamento più formativo in assoluto per la crescita dei giovani, qual è lo sport? Tutti sappiamo quali sono i valori intellettuali e morali dello sport, quanto siano fondamentali i suoi insegnamenti per la formazione del carattere di un giovane eppure siamo sempre alle solite: nuova riforma e vecchio atteggiamento nei confronti dello sport, considerato ancora una non-materia, un non-studio, ma becera attività muscolare, tutto corpo e niente testa. Chi ha seguito Sciare in questi 50 anni sa invece che è vero il contrario: lo sport e lo sci in particolare acuiscono la mente, insegnano a pensare, insegnano a vivere. Lo sport è, come abbiamo più volte scritto, la più sana, positiva, umanistica, globale filosofia del presente. Un esempio? Un rabbino del 700 ha scritto che si dovrebbe vivere ogni momento della nostra vita come se fosse l’ultimo in un Pianeta in cui ci siamo solo noi. Era il modo attraverso il quale egli intendeva insegnare ai giovani il valore di fare le cose con concentrazione per farle al meglio. Fare, pensando che ci sia rimasta una sola cosa da fare senza che nessuno ci possa aiutare a farla. Ebbene, per realizzare una buona discesa con gli sci si cerca propriamente questo: essere un tutt’uno con la nostra azione. Lo sci è una palestra straordinaria per sviluppare le nostre capacità di concentrazione ed è appunto attraverso la sua pratica che è possibile insegnare ai giovani l’importanza della concentrazione quando si studia, quando si legge, quando si ascoltano le lezioni degli insegnanti a scuola. Eppure lo sport continua a rimanere fuori dalla scuola. Non contano i suoi valori intellettuali e morali, ma non conta nemmeno tutto quello che oggi lo sci è sotto l’aspetto economico, turistico, sociale. Un esempio? Oggi non sanno più sciare nemmeno quelli che sono nati in montagna. Perché lo sci costa, perché è impegnativo, perché in montagna sono arrivati gli «sport cittadini», quelli da stadio e palestre, che sono più comodi, perché lo sci si vede poco in televisione… per questi e per tanti altri motivi i giovani della montagna non vanno più a sciare. Eppure la montagna invernale è lo sci. Senza lo sci, non esisterebbero impianti, alberghi, ristoranti, negozi, seconde case e tutto l’artigianato collegato a queste attività. Senza lo sci un’intera economia si azzererebbe e in montagna si tornerebbe a vivere solo (e in pochi) di pastorizia, trasformando palestre e stadi in stalle. È fondamentale quindi che i giovani della montagna siano sciatori per rendere sempre più condivisa e forte la vocazione e l’identità attuale del territorio alpino; per legare i giovani alla cultura, al turismo, all’economia, al futuro della montagna. La scuola, «la buona scuola», dovrebbe considerare tutto ciò, farsi sostenitrice e promotrice. Invece lo sci non è entrato nemmeno in quest’ultima riforma dal nome tanto accattivante. Certo, da qualche anno ci sono i licei sportivi, ma noi vorremmo di più. Sogniamo un modello scolastico come quello anglosassone, dove lo sport è posto al centro della formazione scolastica dei giovani; vorremmo che le Scuole di Sci e gli Sci Club fossero riconosciuti come veri e propri centri di formazione (le Scuole Sci) e di agonismo (gli Sci Club) integrativi all’istituzione scolastica, che quindi la frequentazione pomeridiana o domenicale di un giovane alle loro attività fosse riconosciuta come un credito formativo ai fini scolastici, convinti, come siamo, che la scuola del futuro non potrà più lasciare lo sport e lo sci fuori dalla porta, se vorrà davvero essere e non solo chiamarsi «la buona scuola».
Lo sci dietro la lavagna
You may also like
About the author
Marco Di Marco
Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).
Add Comment