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Liberiamo Lorella

Che pasticcio è venuto fuori. Il rapporto tra Claudio Ravetto e la Nazionale, o meglio la Fisi, anzi, Morzenti, si è sciolto con l’arrivo della primavera. Colpa del caldo eccessivo. Si è provato a buttar sopra un po’ di sale ma a parte il primo strato superficiale compatto il resto si è trasformato in acqua. Chi segue i pettegolezzi del Circo Bianco giura di sapere molto bene i motivi di questo surriscaldamento. E l’effetto serra non c’entra nulla, anche perché noi ne abbiamo uno che allena i giovani della Coppa Europa ed è bravissimo. Sarà colpa delle tute arrivate tardi o mai giunte, delle strutture per la preparazione atletica venute meno o la mancanza di fiducia. Anche il Coni si è intromesso, prima difendendo a spada tratta l’operato e le scelte di Morzenti, poi, a pochi giorni dal decisivo Consiglio Federale di marzo, proclamando l’inizio del finimondo qualora Ravetto non fosse stato riconfermato. Così, da quella stanza di via Piranesi, un sicuro «fuori dalle scatole» pre concordato si è trasformato in un «diamogli solo gli uomini», cioè la direzione della sola squadra maschile.

Questa proposta a Claudio non è andata giù e il suo no, si è sentito fino alle pendici dell’Etna. Molti hanno pensato: «Beh, si vede che ha già in tasca un contratto con qualche altra nazione». Esistevano buoni presupposti perché andasse ad allenare Lara Gut o addirittura l’intero settore elvetico perché Mauro Pini lo stima moltissimo, ma tutto è rientrato. L’unica persona che Claudio allenerà è la signora Lorella, quella santa donna che lo sposò tanti anni fa. Già, perché il nostro cittì si prenderà un anno sabbatico durante il quale pensare, riposare e stare finalmente un po’ vicino alla moglie. Non siamo sicuri che Lorella sia così felice di avere quotidianamente al suo fianco un uomo sì buono come il pane e gentile nei modi come un signore d’altri tempi, ma, come chi nella vita occupa posizioni di comando, un po’ rompi scatole lo è o comunque lo deve essere. Per un mese, forse due le starà al fianco corteggiandola come faceva da ragazzino, poi il pensiero volerà altrove. Prima allo Stelvio, poi a Les 2 Alpes, quindi in Sudamerica, perché i suoi ragazzi ad agosto saranno là. Inizierà a girarsi e rigirarsi nel letto dalle 2 alle 5 del mattino senza capire perché non gli viene sonno.

Già a colazione mostrerà segni di nervosismo, se il caffè non sarà buono come quello del giorno prima. La casa diventerà come la Gran Risa. Le porte delle stanze saranno rosse e blu, sul «piano» rialzato testerà scioline e proverà la scorrevolezza e all’ingresso costruirà un «muro»! A Lorella spetterà una vita d’inferno e non vedrà l’ora che qualche squadra se lo riporti via. Insomma, liberiamo Lorella da un possibile dittatore! Perché chi decide di prendere la strada dell’allenatore non vorrà mai più prenderne un’altra. Anche Claudio, come tanti altri tecnici, è un «animale» da neve e senza i suoi ragazzi da allenare si sentirà disorientato. Il vero motivo di questo pasticcio, a parer nostro, è molto semplice: lo hanno offeso. Divertiamoci anche a indovinare chi e per che cosa, ma il fatto resta: si è offeso. Santo cielo, tutta questa gazzarra per un’onta o per un esagerato senso della dignità? La storia scrisse: «Sopprimi l’opinione e sopprimerai il sono stato offeso; sopprimi il sono stato offeso e sopprimerai l’opinione». Altri fior di allenatori hanno lasciato il campo per questioni politiche o per forti disaccordi con la guida federale, ma poi hanno convissuto con l’ulcera.

Si sappia che i presidenti vanno e vengono, sono simpatici od odiosi, despoti o eccessivamente democratici, ma i direttori tecnici devono rendere conto non solo all’istituzione, ma anche e soprattutto alla gloria sportiva di un intero Paese. Ravetto si è guadagnato sul campo l’effigie di tecnico geniale, di leader capace di guidare e motivare un gruppo di supertecnici come Costazza e Guadagnini, Theolier e Zeni, Rulfi e Plancker, fino a Carca, Serra, Lorenzi e a tutti gli altri allenatori delle Nazionali. Tutti lo apprezzano, molti lo amano alla follia, alcuni lo criticano, ma dal momento che non ha mai deliberatamente tormentato nessuno, non è giusto che tormenti neppure se stesso. Claudio ritiene di avere ragione? Sì? Che allora la usi! Lui lo sa, dirigere la squadra maschile è una lotta, seguire le donne è una danza, situazioni entrambe difficili, non è un atto di follia affidarle a due persone.

È un peccato che non abbia accettato il ruolo proposto dal Consiglio Federale perché nessuno avrebbe pensato a un «obbedisco», ma a un «è un grande!». Visto che ora ha tempo sarebbe bello rimanesse in qualche modo al servizio della tecnica agonistica italiana. I giovani mancano in slalom e gigante. La base esiste ma c’è tanto da fare. I discesisti in fasce non sanno affrontare la specialità per carenza di piste e di allenamenti adeguati. Perché non creare un servizio per atleti dai 14 anni in su con stage estivi e autunnali dedicati alla velocità? Un team completo di staff medico, preparatore atletico, psicologo, skimen, anche per recuperare quegli atleti ancora giovani ma finiti nel dimenticatoio per problemi fisici. Assieme a Valerio Ghirardi che ci sta seriamente pensando e ad altri tecnici di razza nascerebbe un servizio di grande utilità, sia per gli atleti che per la nostra sete di risultati.

È solo un’idea, dicevamo, anzi, forse è solo una scusa per avere la certezza che Claudio Ravetto l’anno prossimo possa ancora donare allo sci la sua bontà tecnica. E se questa motivazione non è sufficiente, lo faccia almeno per Lorella!   

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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