Leo David, oggi sono 61 anni. Il pensiero di Crovetti autore della sua biografia.
Oggi 27 settembre è una ricorrenza speciale: 61anni fa nasceva a Gressoney-Saint-Jean Leonardo David, il più grande talento inespresso dello sci alpino e il modo migliore per celebrarlo crediamo sia quello di parlarvi della sua splendida biografia “Leonardo David – La leggenda del ragazzino campione” (Mursia 2021) scritta da Riccardo Crovetti. Il volume, frutto di una ricerca appassionata e minuziosa, ci restituisce la storia di questo personaggio a noi caro e mai dimenticato.
E allora chiediamo proprio all’autore come sta andando questa sua pubblicazione uscita sei mesi fa
Sono molto soddisfatto per ciò che mi ero prefissato fin dall’autunno del 2016, quando ho iniziato questo mio progetto dedicato a Leo David. Tante erano le motivazioni che mi avevano portato sulle sue tracce ma le due trainanti sono state sicuramente quella di fare in modo che non venisse dimenticato e quella di fare riemergere la sua figura di campione. Propositi che si sono realizzati nel migliore dei modi visto come è stato accolto il libro fin dalla sua uscita in cui è andato letteralmente a ruba, risultando nella sua categoria il più letto sia su Amazon che su IBS e ottenendo ben presto una seconda ristampa dei volumi prodotti dall’editore per le librerie.
A conferma del grande interesse per il libro lo scrittore Riccardo Crovetti ha rilasciato diverse interviste ad emittenti televisive e agli organi di stampa. (Foto Flavio Amadei)
Ti aspettavi tutto questo interesse per il tuo libro?
In parte sì, sono parecchi gli appassionati come me legati al suo ricordo e credo che volessero saperne di più della sua storia. Questo mi ha spronato a cercare di dare il meglio in questa biografia per la quale ho ricevuto moltissimi apprezzamenti soprattutto per aver fatto scoprire al lettore un Leo in parte inedito.
Gressoney-La-Trinité, sopra a questo muro di contenimento si trovava la parte finale del campo baby sul quale “il ragazzino campione” mosse i suoi primi passi sugli sci. (Foto dell’autore)
Hai ricevuto qualche critica sul tuo lavoro?
Più che critiche direi quesiti come ad esempio chi mi ha chiesto perché non abbia curato di più la sfera emotiva romanzandolo un po’ ai quali ho risposto che così avrei rischiato di svilire il personaggio Leo e sarei andato contro il mio modo di scrivere biografie che si basa su fatti e testimonianze. Qualche altro e mi riferisco alle lettrici che mi hanno chiesto perché non ci fosse quasi nulla sulla sua vita sentimentale rispondo che ci ho provato ma dall’altra parte non ho trovato una gran voglia di parlare e per questo ne ho rispettato il silenzio.
Oslo, 7 febbraio 1979, lo sguardo sorridente di Leo dopo essersi aggiudicato lo slalom di Coppa del Mondo in cui mise dietro sé Ingemar Stenmark e Phil Mahre. (Foto dell’autore)
Una volta che è stato pubblicato il libro hai avuto qualche ripensamento o meglio avresti cambiato qualche passaggio?
Dire di no! Ho sempre avuto le idee chiare su come impostare il libro che era pronto per la pubblicazione già nel 2019 e nel periodo di attesa ho avuto modo di arricchirlo ulteriormente, cosa che farò anche con la prossima ristampa, nulla di eclatante ma sono emersi alcuni nuovi particolari che vorrei riportare.
Com’è stato accolto dai suoi ex compagni della Valanga Azzurra?
È stato molto apprezzato anche se l’argomento Leo nonostante siano passati più di quarant’anni rappresenta ancora una pagina dolorosa per tutti loro che lo hanno sempre nel cuore. Cito per esempio il pensiero di Paolo De Chiesa che ha trovato il libro “davvero bello” confessandomi però di avere sofferto molto a ripercorrere nella memoria “quella tragedia” riferendosi all’ultima parte del mio racconto. Lui e Piero Gros tra l’altro andarono parecchie volte a trovare l’amico durante il suo tremendo calvario. Lo stesso Gros ringraziandomi di aver scritto questo libro su Leo, non ha mai dimenticato il dramma vissuto in prima persona nelle preolimpiche del 1979. Affermando che per lui e i suoi compagni dell’epoca quella tragedia è stata purtroppo un grande insegnamento di vita che ha fatto vedere loro lo sport anche da un’altra prospettiva.
Questa estate sei riuscito a presentare ufficialmente il tuo lavoro in diverse date, raccontaci com’è andata?
Nelle tre presentazioni valdostane (Gressoney-Saint-Jean. Valtournenche e Aosta) e nelle tre avute luogo nel mio Appennino Tosco-Emiliano (Pievepelago, Abetone e Fiumalbo) molti amici, grandi personaggi dello sci alpino, mi hanno dato una mano nella promozione del libro, da Ninna Quario a Carlo Gobbo e, a chi mi sta intervistando.
Il gradito intervento dallo Stelvio del campione olimpico Giuliano Razzoli durante la presentazione del libro a Pievepelago. (Foto Giuliano Pasquesi)
Anche i campioni di sci del presente e del passato come Giuliano Razzoli e Alberto Tomba non mi hanno fatto mancare il loro sostegno. Quest’ultimo ad Abetone era accompagnato dal presidente della FISI Flavio Roda che ha speso delle belle parole per Leo e questo personalmente, visto i precedenti non proprio idilliaci tra la famiglia e la federazione, mi ha fatto molto piacere.
Abetone, 16 agosto. «Il caro Alberto in quella occasione aveva abbandonato il mare per venire appositamente a promuovere il mio libro, vedermelo poi in mezzo alla gente a pubblicizzarlo mi ha riempito di orgoglio». (Foto Charlotte Crovetti)
Non vi nascondo di avergli espresso il desiderio di dedicare una prova di Coppa del Mondo al campione valdostano, magari lo slalom che va in scena annualmente sul Canalone Miramonti a Madonna di Campiglio. Colgo l’occasione per ringraziare anche a nome della famiglia David tutti questi personaggi che con la loro presenza hanno reso omaggio a Leo. A questi aggiungo gli amici ed ex compagni di squadra di Leo presenti, i suoi allenatori Guido Regruto ed Egidio Sertorelli, il Centro Addestramento Alpino di Aosta, i responsabili del Centro Sportivo Esercito Patrick Farcoz e Marco Mosso dell’ASIVA e i loro atleti.
Qual è stata la presentazione che ti ha emozionato di più?
Senza dubbio la prima, quella di lunedì 9 agosto nella sua Gressoney-Saint-Jean dove eravamo tutti molto emozionati, io in particolar modo soprattutto quando Ninna Quario, dopo aver presentato Daniela la sorella di Leo e le ex azzurre Wanda Bieler e Piera Macchi, mi ha introdotto come autore del libro dedicato al suo caro amico. Avevo immaginato quel momento da molto tempo e ricordo che quando ho preso la parola ho trattenuto le lacrime a stento.
Gressoney-Saint-Jean, 9 agosto 2021, allo Sport Haus viene presentato ufficialmente il libro dedicato a Leonardo David. Sul palco della presentazione si riconoscono da sinistra le ex azzurre Piera Macchi e Wanda Bieler, l’autore Riccardo Crovetti, la giornalista ed ex azzurra Ninna Quario e la sorella di Leo, Daniela David con il tipico costume tradizionale gressonaro. (Foto della nipote di Leo Gaia Squinobal)
Il mio pensiero in quegli istanti mi ha portato al ricordo di papà David (scomparso l’anno precedente) che con il suo entusiasmo mi aveva indicato il percorso da seguire per arrivare a raccontarvi quello che era suo figlio e ciò che sarebbe potuto diventare. Ora ero su quel palco anche per lui e davanti ad una platea gremita sia io ho che Ninna Quario abbiamo cercato di omaggiare al meglio il ricordo del figlio, dando alla serata un impronta festosa e celebrativa in un tourbillon di emozioni grazie anche ai ricordi di Daniela David e degli amici. Tra quest’ultimi, pur di non perdersi l’evento, c’è stato chi l’ha seguito addirittura dall’America attraverso WhatsApp e non poteva essere che il suo amico Larry che ha curato con me la copertina e la memoria fotografica del libro.
Pievepelago, 12 agosto, un momento della presentazione avvenuta nel paese natale dell’autore. Si riconoscono da sinistra il direttore della rivista Sciare Marco Di Marco, Riccardo Crovetti, il presidente onorario maestri di sci Luciano Magnani e il fans numero uno di Alberto Tomba, Loris Righi. (Foto Giuliano Pasquesi)
Sappiamo che durante la presentazione di Aosta hai ricevuto un premio speciale, di cosa si trattava?
L’Accademia d’Osteria del Kl (Chilometro lanciato) ha ritenuto di premiarmi con un trofeo per avere scritto il libro su Leo David. Un grande riconoscimento che ho molto apprezzato perché in passato è sempre stato assegnato ai record men del KL come Sandro Casse, Pino Meynet e Walter Caffoni.
La premiazione da parte dell’Accademia d’Osteria del Kl a Riccardo Crovetti per il libro dedicato a Leo David. (Foto Flavio Amadei)
C’è stato qualcosa nelle presentazioni che non è andato come avresti voluto tu?
A parte il Covid e le restrizioni dovute al Green Pass che in alcune presentazioni avvenute al chiuso hanno condizionato il numero delle persone presenti avrei desiderato maggiore coinvolgimento da parte degli sci club locali con la presenza dei loro atleti più giovani perché la storia di Leo può insegnare molto a ciascuno di loro. Ho comunque ricevuto tanti complimenti da parte degli allenatori presenti, parte dei quali promuoveranno la lettura del volume ai loro ragazzi.
Aosta, 11 agosto 2021, un momento della presentazione del libro avvenuta alla caserma Cesare Battisti dove si riconosce in primo piano il giornalista Carlo Gobbo, l’autore Riccardo Crovetti e dietro la lampada il responsabile del Centro Sportivo Esercito Patrick Farcoz. (Foto Flavio Amadei)
Hai in previsione di scrivere un altro libro?
Sinceramente non ho in programma nulla, anche se non escludo che se dovessi trovare una bella storia di sci da raccontarvi non mi tirerei di certo indietro. Al momento, oltre a godermi questo successo che mi sta ripagando del grande impegno profuso in questo progetto, continuo a promuovere il libro e a proposito di promotion io e Leo vi aspettiamo il prossimo mese a Skipass dove saremo ospiti della Rivista Sciare.
Un primo piano della vetrina del negozio di articoli sportivi dei David a La Trinité in cui è esposto il libro. Il sogno della famiglia di Leo ora sarebbe di vedere il volume tradotto in inglese quindi se qualcuno si vuole proporre senza chiedere grossi compensi non esiti a contattarla. (Foto dell’autore)
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