Notizie

Le prove del cuoco

Nella pentola della Fis stanno per entrare un sacco di ingredienti. La ricetta non è culinaria ma medica. Non tutti se ne sono accorti, ma capitan Waldner, capo chef della Coppa del Mondo, vuole dare una sferzata alla tradizione. Parola d’ordine: “velocità”. Lo sci, che dipende totalmente dalla televisione, ha tempi troppo lunghi e eccessivi momenti morti che contribuiscono ad annoiare il telespettatore. Questo è stato rilevato dai vertici della Fis, a loro volta pizzicati dalle aziende-sponsor che pretendono il cambiamento per confermare l’obolo l’anno prossimo. Sul banco degli imputati siedono la discesa libera e la formula dei trenta. In slalom e in gigante, perché si decida e quindi si accenda la gara, occorre attendere la discesa, nella seconda manche, almeno dei primi 20. La libera è sotto accusa perché buttare giù? gli atleti con eccessiva velocità non paga. Si sono ormai abituati a tirar dritto e quando incontrano curve difficili non sanno più come sciare. Inoltre due minuti di gara sono eccessivi. Meglio una discesa corta, in due manche, ma non tutte. Kitzbühel e Wengen rimarrebbero così come sono, perché rendono dei bei soldini. Anche lo slalom è sotto studio: tre manche brevi o addirittura una unica, ma il tempo utile per assistere alle due manche di oggi è eccessivo. Quando poi capita che i big più attesi non vincano, l’audience perde peso. A nessuno interessa che il buon Cook butti giù dal podio Jansrud nella discesa mondiale. Dieci giorni dopo quella magica medaglia, nessuno si ricorda più chi sia questo canadese. Noi siamo sempre favorevoli alle innovazioni, alla modernità. Il mondo va sempre più veloce e rimanere al passo coi suoi ritmi è solo conveniente. Tutto giusto, vai così. Tuttavia cercare di migliorare le cose andando per tentativi potrebbe essere fatale. Un eventuale ulteriore passo indietro rischierebbe di cancellare lo sci dalla tv. La discesa in due manche rischia di essere deprimente. Il discesista è un superuomo, decisamente folle, ma riesce a trovare un rapporto del tutto particolare con la velocità e le violenze che essa genera quando la sfida scivolando sulla neve. È una situazione di amore-odio, una lotta continua, che si fa sempre più violenta man mano che passano i metri. Le gambe bruciano e si diventa sempre meno reattivi. Ma questo al discesista piace da morire e crea adrenalina. 50 secondi di gara toglierebbero quasi del tutto il senso di essere discesisti. E allo spettatore quello di rimanere davanti alla tivù. Crediamo ci sia spazio per pensare a qualcos’altro. Ad esempio, alla tecnologia legata alle immagini. In Tv si possono creare effetti utili e divertenti. Possiamo prendere quello che di buono è accaduto in passato. Bruno Gattai ebbe l’idea di dividere in due lo schermo e paragonare due discese, sincronizzando il tempo con l’uscita dal cancelletto. Si trattava di una video-analisi post gara. Ebbene, perché non farla in diretta? Non sarebbe solo il cronometro a darci le prime risposte, ma anche il colpo d’occhio. Per le gare veloci, si potrebbe inserire in sovrimpressione la linea del migliore, in uno o due passaggi chiave e vedere quale invece fa l’atleta che è commentato in quel momento. Già accade nel salto con gli sci o nei salti e lanci dell’atletica leggera. A Vail hanno utilizzato molto le immagini riprese dai droni e telecamere aeree. Ottima suggestione, non c’è che dire, ma dal punto di vista tecnico si capisce poco o nulla. Così come le action camera che difficilmente riescono a farti salire con l’immaginazione a bordo del “pilota”. Comunque sia le immagini viste a Vail sono piaciute. Alcuni rallenty scelti dalla saggia e inimitabile regia di Nicolino Basso, hanno fatto capire tante cose: il tipo di neve, le reazioni degli sci, il coraggio degli atleti. Davvero non sappiamo cosa si voglia pretendere da questo sport che è vero, ha i suoi tempi, ma esprime in ogni istante un’azione molto dinamica. Ogni sport ha i suoi momenti di stanca, dal ciclismo alla Formula 1, dal tennis alla maratona, fino al Dio calcio (perdonate la bestemmia). Crediamo che la Fis dovrebbe perfezionare qualche regola legata alla tracciatura. Al norvegese Gfeller che ha disegnato la prima manche dello slalom femminile di Beaver Creek, andrebbe ritirato il patentino e così pure al suo collega di team Mitter che ha deturpato la prima dello slalom maschile. Gli atleti vanno messi in difficoltà per passaggi tecnici difficili da superare o da interpretare, e non da un ritmo lento, quasi angosciante, che non consente di esprimere il gesto tecnico. Ecco, chi stava giocando col telecomando ed è finito su quelle immagini, è probabilmente passato subito a Discovery Channel per vedere un documentario sui lombrichi. E’ altresì importante creare i personaggi. Nello sci ce ne sono pochissimi e quando non vincono perde anche la gara. Qui deve entrare in gioco l’intero sistema dello sci, aziende comprese che invece la Fis preferisce tenere dietro la tenda del palcoscenico. Ci fidiamo di Markus Waldner, che certamente non ha la bacchetta magica e non è il padrone del Circus, ma sappiamo che prima di stuprare l’anima delle specialità, troverà idee alternative. Se invece il piatto che ci sarà servito in futuro è quello trapelato dalle prime dichiarazioni federali, beh… buona digestione a tutti!

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

Add Comment

Click here to post a comment