Laura Pirovano, l’infortunio è ormai un ricordo, si torna a sorridere!
Era il 15 ottobre 2021, allenamento in vista del gigante di Sölden, opening di Coppa del Mondo”…
“Oh santo cielo, dobbiamo iniziare proprio da quel giorno?
Laura Pirovano, 24 anni, atleta delle Fiamme Gialle, trentina di Spiazzo, Val Rendena, appena sotto Madonna di Campiglio è pronta a tornare in Coppa del Mondo per la terza volta!
No dai, per la seconda volta…
Il primo infortunio del 2017 non lo conti?
Magari gli altri due fossero stati come quello… Al confronto, una “banalissima” distorsione con contusione ossea, roba da star ferma per un paio di mesi, da novembre fino all’appuntamento di Cortina 2018. L’infortunio rimediato sulla Olympia delle Tofane proprio al rientro e a Sölden, lo scorso ottobre sono tutt’altra faccenda.
Arriva l’esito della risonanza: il crociato è rotto, il preparatore Luca Scarian cerca di sdrammatizzare…
Quello sul Rettenbach davvero strano…
Non sono nemmeno caduta eppure ero certa mi fosse partito il ginocchio. Arrivata giù però, con gli allenatori e le mie compagne non volevo “fare la piagnina”, così ho cercato di auto convincermi che non fosse nulla di grave. Vedendo tutti un po’ spaventati istintivamente ho sminuito la cosa per tranquillizzarli. Per di più, da un primo controllo di ben due fisioterapisti, sembrava proprio che il crociato non fosse lesionato. Il test era risultato negativo.
Quale test?
Si fa il cosiddetto “Cassetto”, te la spiego un po’ così, in pratica si verifica che la tibia non slitti in avanti rispetto al femore proprio perché il compito principale del crociato è quello di trattenerla. I miei flessori li hanno ingannati. Erano loro, talmente tirati, che la bloccavano! Tuttavia, si era deciso di sottoporre il ginocchio a una risonanza più che altro per verificare che tipo di contusione avessi subito. Il programma però era quello di andare subito in Val Senales, di sottopormi a fisioterapia e tornare sugli sci.
Invece…
Invece io quel maledetto “tac” l’avevo proprio sentito. E a dire il vero anche il medico che il giorno dopo mi ha visitato prima dell’esame (in Austria) ha avuto lo stesso sospetto. E allora è iniziato una specie di teatrino. Mi disse: “Laura, mi sa che ha in ragione!”.
“Come ho ragione, non è possibile!”. Vado in totale panico e il mio preparatore, Luca Scarian, lo capisce subito. Così cerca di distrarmi per tirarmi fuori da quell’incubo: “È rotto vs non è rotto, è solo una sensazione vs sono sicura! Dai, scommettiamo un pranzo che il crociato c’è ed è integro come prima”!
Avrà ben onorato la scommessa?
Certo che sì, un fantastico hamburger da Mc Donald’s!
Depressione totale…
In realtà a me piacciono gli Hamburger. Scherzi a parte, devo dire di sì, buio completo. L’inizio è stato davvero brutto. Sai cosa succede… ti ritrovi in un letto di ospedale a metà ottobre, tu e il tuo gambone… Inizi a fare la lista della spesa. Bene Lolli, 23 anni seconda operazione, secondo crociato rotto, prima il destro, ora il sinistro. Dopo un’intera preparazione di mesi, non proprio una passeggiata, non sei nemmeno arrivata a mettere gli sci fuori da un cancelletto. Con i progressi dell’inverno scorso poteva essere la stagione del definitivo salto tra le top, invece niente. Olimpiadi di Pechino addio, proprio come accaduto un mese prima dei Giochi di Pyeongchang. Vado avanti?
Per carità! Passiamo alle cose belle, ora tutto bene vero?
Tutto molto bene. Nella sfortuna c’è anche qualcosa di positivo. Non essendo caduta il danno era circoscritto al solo legamento. Con la prospettiva di dover saltare l’intera stagione ho avuto tutto il tempo di fare le cose per bene. Ti dirò, ne ho approfittato anche per riabilitare il ginocchio destro dove avvertivo un certo fastidio. Comunque, in tutta la fase di riabilitazione non ho avuto alcun intoppo, dunque tutto diverso dalla volta precedente.
Ci hai messo molto a metterti il cuore in pace?
Lo sconforto è durato sei mesi, inutile bleffare. Non essendo riuscita a iniziare nemmeno la stagione ammeto che il primo periodo è stato moralmente massacrante. Poi chiaro che tante persone mi sono state vicine, a cominciare dalla famiglia, ma non sono di quelle che vanno a cercare una spalla sulla quale piangere. Mi sono aggrappata più che altro a me stessa con l’unica idea fissa che tutto sarebbe passato e che sarei tornata presto in pista. Certo è che il tempo, in certi giorni sembrava eterno!
Lo avrai sfruttato per dedicarti a quelle cose che magari lo sci non ti permetteva di fare…
A pensarci bene, alla fine tanto tempo libero non è che ne avessi. Considera, fisioterapia cinque volte al giorno con sveglia quasi tutte le mattine alle cinque e mezza per adattare le mie esigenze a quelle del fisioterapista, Giacomo Beccucci dell’Aquila Basket. Bravissimo ma super impegnato, per cui alle 7, 7,30 dovevo essere a Trento. Poi allenamento fisico per tonificare la parte alta. Insomma, arrivavo a sera sfinita, senza potermi dedicare ad altro.
Come mai un fisioterapista del basket?
Inizialmente pensavo di andare a Milano oppure a Torino, ma con uno stato d’animo del genere finire in un appartamento di città, lontano da casa, per di più totalmente da sola… Poi ho sentito Nicol Delago che si era affidata a Giacomo per risolvere la riabilitazione dopo la rottura del tendine d’Achille, che è una brutta bestia, credo peggio del crociato. Considerando i risultati non ho avuto alcun dubbio e ora lo posso confermare, è bravissimo! Rispetto alla prima volta, anche se si trattava di un infortunio estremamente complesso, è stato tutto molto più semplice. Via le stampelle dopo due settimane, poi una sola e via.
Hai perso tanto tono muscolare?
Nel primo periodo tantissimo, avevo una gamba da bambina! Ho fatto fatica a credere che sarei tornata normale, ma si trattava solo di cattivi pensieri, è tornata la gambotta di prima!
Quando sei tornata a una situazione di normalità?
Molto prima di quando ho rimesso gli sci, ovviamente non come atleta ma come persona. Al punto che ritenevo di poter accorciare un po’ i tempi. Mi sentivo pronta a tornare sulla neve a metà marzo, ma Giacomo è stato persuasivo. Mi ha convinto di non avere fretta.
Le prime curve le ho fatte ad aprile con estrema calma, con sci da turista sulle piste di Campiglio con la mia famiglia. Buone sensazioni fin da subito. Tutti a dirmi vai piano, a spazzaneve, sì certo, come no… Quando a un’atleta dici di andar piano, meglio non sentire i commenti… Se c’è l’occasione di piantar giù due spigoli lo fai! Magari di nascosto, ma ci provi! Le prime curve “tirate”, comunque le ho fatte a metà giugno a Les 2 Alpes con le mie compagne.
Sei riuscita a stare al loro passo?
I primi due giorni solo campo libero badando a non sovraccaricare il ginocchio, quindi mi sono presa anche qualche mezz’oretta di pausa. Poi mi sono allineata alle altre, stessi ritmi, stessi giri.
Ora come ti senti?
Bene, come se non avessi avuto alcun incidente. Oserei dire meglio dell’anno scorso quando capitava di avvertire qualche fastidio all’altro ginocchio. Ora, dal punto di vista atletico è davvero tutto perfetto, almeno, non c’è traccia di alcun infortunio. Dai test fisici sembrerebbe sia addirittura più forte di un anno fa. Tiro su più chili, faccio meno fatica con le ripetute… insomma, non ho la sensazione che manchi qualcosa.
Dunque, pronta a determinare i tuoi obiettivi. Quali sono?
Non sono il tipo da considerare obiettivi fissi. Intendo, Il “devo arrivare nelle prime, devo andare a podio”, devo vincere una medaglia” non me li pongo mai in questi termini come traguardi da raggiungere in modo categorico. Questo non significa che parto per partire e che mi faccio andare bene tutto. Al cancelletto ho sempre e solo un unico scopo, vincere.
Lolli è tornata sulla neve ai primi di aprile sulle nevi di casa
Al di là dei punti o del pettorale, come ti collochi nel panorama di Coppa?
Non mi annovero ancora nel gruppo delle leader e oggettivamente non lo sono, ma ho la convinzione, o quanto meno l’aspirazione, di poterci arrivare.
Magari in superG?
Tutti mi dicono sia la mia disciplina, per ora è quella dove ho ottenuto meno. Posso dire che mi piace molto, però credo serva molta esperienza per potersi esprimere al meglio e lasciare il segno. Io sono nata gigantista al 100 per 100. Se mi avessero detto qualche anno fa, tu diventerai discesista avrei risposto con un bel “ma tu sei matto!” Invece sono arrivati buoni riscontri proprio in discesa per cui, col mio background da gigantista, il superG dovrebbe suonare come la combinazione perfetta. È per questo che ritengo di poter dare di più rispetto a quanto sono riuscita a dimostrare finora. Io ci credo.
L’idea del gigante rimane comunque sempre presente?
Sempre, io ci tengo troppo e ne ho già parlato coi tecnici. Non lo lascio solo perché nelle prove veloci mi viene oggi più facile. Ti dirò di più, se andiamo indietro di qualche anno, categoria children, andavo forte persino in slalom. Ricordo a un Pinocchio di essere arrivata seconda alle spalle della Liensberger in gigante, ma avevo vinto in slalom proprio davanti a lei.
Com’è avvenuta, allora, questa trasformazione?
Quando sono entrata in squadra ho iniziato a trascurare un po’ i rapid gates e quando si crea questa situazione, alzandosi l’asticella, in coppa Europa fai fatica e il risultato non arriva. Se poi i tecnici vedono che nelle altre discipline vai meglio non ti portano più a fare gare dove prendi secondi e basta. Fai quello che ti viene meglio.
Programmi futuri?
Con la chiusura di Cervinia è saltato un po’ tutto. Ci sarebbe Saas Fee ma ovviamente hanno la precedenza le squadre che avevano già prenotato e pare non ci sia posto. Mi sa che bisognerà attendere Ushuaia, partenza il 26 agosto.
Poi Sölden?
Anche no! Cioè le cose stanno così: se in Argentina dovesse accadere l’imprevedibile, male in velocità, benissimo in gigante, ci potrebbe anche stare. Ora come ora c’è una lista di considerazioni che porta a un no assoluto. Ottobre è presto per tutti, figurati per chi torna da un infortunio. Il Rettenbach è una pista difficile e faticosa. Partirei col 70 o giù di lì. Se poi ci mettiamo il ricordino dell’anno scorso… Non dimentichiamo poi, che ci sarà anche Cervinia, per me tappa sicura. Ecco meglio preparare quella.
Eppure, ti abbiamo visto spesso assieme a Marta Bassino, non ti ha “gigantizzato” un po’?
Ci siamo solo divertite un sacco parlando davvero poco di sci.
Sia Marta che Karoline Pichler mi sono state molto vicine quando ero a casa. Anche le altre compagne, ma è normale che poi in squadra si creino maggiori confidenze con alcune.
Sembrate amiche per la pelle!
Con Marta il rapporto è nato gradualmente, la confidenza è arrivata stagione dopo stagione. Diciamo che ci siamo cercate e quindi trovate, sempre in accordo su tutto, mai una discussione.
La vacanza in Messico è nata a gennaio con una delle tante chiamate su facetime. Il morale non era dei migliori, a lei non era andata benissimo una gara, io ti lascio immaginare in che stato fossi, ci siamo dette, “ci vorrebbe una bella vacanza al mare”. Pronti via, in pochissimi minuti ci siamo organizzate.
A vedere le immagini vi siete divertite un sacco!
Una vacanza meravigliosa. Niente di programmato a parte i voli e l’hotel delle prime tre notti. Per il resto avventura allo stato puro in posti da sogno. Nella parte dello Yucatán molto caraibica, massimo relax, nella bassa California, cose mai viste. Il giorno del ritorno è stato una sofferenza!
Posso dirti però, quando a giugno ho rimesso gli sci e fatto le prime curve sugli spigoli, beh… Laura Pirovano l’infortunio è Laura Pirovano l’infortunio è Laura Pirovano l’infortunio è
Add Comment