Il 18, giorno presunto di apertura degli impianti oltre a essere un’illusione è anche… l’amaro che fa lievitare i prezzi degli skipass agli agonisti. Piccolo riassuntino.
Che gli impianti rimangano chiusi anche a partire dal 18 gennaio è ormai pacifico. D’altra parte non è mai stato annunciato il contrario. Il Ministro Speranza aveva semplicemente spostato la decisione dal 7 al 18. Non c’è alcun segnale che si possa procedere. Anzi i segnali ci sono, ma viaggiano in senso opposto. L’apertura degli impianti non può scindersi da tanti altri fattori.
Non ultimo quello dell’apertura totale delle scuole. Quindi senza la possibilità di uscire dalla proprio regione non c’è alcun motivo per cui le località sciistiche possano riaprire. E non ci riferiamo solo agli impianti, ma a tutte le strutture fondamentali, hotel, ristoranti, negozi.
Il problema non è secondario. Lo scorso week end i ragazzi e gli allenatori presenti a una gara al Passo San Pellegrino, sono rimasti all’aperto a meno venti per tutta la giornata. Non un locale chiuso e riscaldato che fosse aperto. In una sorta di balletto delle contrattazioni, si presumeva che sul piatto delle trattative si potesse mettere un bel 25 gennaio.
Ora però, per evitare ulteriori illusioni, si cerca di rilanciare con una fantastico 1 febbraio, o giù di lì. Questa potrebbe essere anche la linea della Francia. Roma su questo punto, segue molto da vicino i suoi cugini.
In tutto questo non si va da nessuna parte senza il parere ufficiale del CTS. Il 13 gennaio sembrerebbe essere il giorno dell’annuncio. C’è però un fatto che dev’essere chiaro. Il CTS si esprimerà non perché glielo chiede la montagna, ma solo su richiesta esplicita del Governo. Questa fondamentale domanda e la relativa risposta, finora non è avvenuta.
Si è anche in attesa di scoprire se l’Alto Adige darà il via libera il 18 come ufficializzato qualche giorno fa con un’ordinanza. C’è da dire che nelle ultime ore si susseguono notizie negative, per cui non è detto che il presidente della Provincia cambi idea.
Con l’apertura non è che la situazione possa cambiare di tanto, visto che gli impianti potrebbero esser utilizzati solo dai locali. La vicina provincia di Trento non è che se la stia passando così bene. E non potendo uscire dalla propria regione… Sarebbe però un segnale, anche se piccolo.
In tutto questo come stanno reagendo le società impianti? Tendenzialmente stanno alla finestra. C’è chi non vede l’ora di riaprire, chi sta pensando che tutto sommato convenga rimanere chiusi. Poi c’è anche un’altra realtà che si sta diffondendo sulle nostre montagne
Limone Piemonte per poter aprire agli agonisti ha imposto agli sci club, l’acquisto dello stagionale.
Adesso, considerando che lo sci non è ancora ammesso ai turisti, ha però richiesto agli sci club il versamento di un’ulteriore quota suddivisa in tre tranches mensili in più e nemmeno di così poco conto. Le quote sono differenti in base all’età.
La categoria Giovani ha pagato lo stagionale 530 euro. Ora dovrà versare 180 euro mensili (per tre mesi). I Children: stagionale a 440 più il nuovo contributo di 180 euro. I Baby/Cuccioli stagionale a 330 euro + 80 euro. E i nati dopo l’1/1/2014, stagionale di 135 euro + 45 euro per i prossimi tre mesi. Le società ovviamente non l’hanno presa bene.
Anche perché con l’inizio delle gare non è che riescano a sfruttare gli impianti con grande frequenza. È d’altra parte evidente che la proprietà (Lift SpA), tra personale, preparazione piste, gasolio, etc, non riesca a sostenere i costi, anche se non è certo aperta l’intera rete di impianti. Ricordiamo anche il disastro che la stazione ha dovuto subire in seguito alla devastante alluvione di ottobre, con relativi danni subiti anche sugli impianti. Questo è, se gli agonisti vogliono oggi sciare nella Riserva Bianca.
Intanto non cessano le rimostrante di insofferenza da parte dei lavoratori. L’ultima, del sindacato Filt Cgil Valle d’Aosta, Fit Cisl e Savt che chiede risposte immediate sui ristori, ma chiede anche a gran voce di poter tornare a lavorare!