Il pensiero di un maestro di sci di oggi si intitola: “La via del corso del maestro”.
Il Collegio della regione Lombardia e di altre regioni, sta organizzando i corsi di aggiornamento per tutti i maestri di sci per i quali la licenza all’insegnamento scade entro il 31 dicembre 2021.
I corsi di aggiornamento prevedono giornate di tecnica sul campo e una giornata di teoria con formazione a distanza.
Vista la situazione di emergenza causata dal COVID-19 penso che sarebbe stato doveroso effettuare l’intero aggiornamento con didattica a distanza, come la gran parte delle categorie di professionisti sta facendo.
La premessa di cui sopra ci porta, in aggiunta, a due considerazioni di fondo.
La prima riguarda l’impossibilità che hanno avuto i Maestri di potersi avvalere del loro diritto fondamentale a esercitare, a poter quindi usufruire degli impianti di risalita (qualora aperti) e delle piste.
Una non sufficiente lettura del DPCM del Governo, ha ingenerato la conclusione che solo gli atleti di interesse nazionale (secondo l’elenco preparato dalla FISI) e gli aspiranti maestri di sci per lo svolgimento delle prove di abilitazione, hanno la possibilità di allenarsi mediante l’utilizzo degli impianti e delle piste, e così è stato dall’inizio della stagione a oggi.
In realtà il DPCM governativo non impedisce lo svolgimento delle libere professioni, ma pone la limitazione che l’esercizio stesso avvenga in forma singola.
Ne deriva che i Maestri di sci, in quanto professionisti, hanno il diritto di potersi esercitare dal momento che l’allenamento costituisce parte integrante della professione che svolgono.
Nonostante che l’argomento in questione sia stato ampiamente analizzato e chiarito nella istanza presentata dalla collega Maestri di sci Fabiola Bartolucci al Presidente della Regione Abruzzo e al Presidente del relativo Collegio maestri, a tutt’oggi non c’è stata alcuna risposta da parte delle istituzioni preposte alla tutela della nostra categoria, soprattutto per quanto concerne un doveroso richiamo a uso degli impiantisti, i quali non possono erigersi a controllori dei diritti dei professionisti.
In queste condizioni, nasce spontanea la domanda: per quale motivo le autorità preposte agli aggiornamenti professionali dei maestri di sci hanno interpretato questi ultimi come compresi nella norma quando in realtà non lo sono affatto in quanto nella norma si parla solo di esami di abilitazione?
Ma vi è un secondo fondamentale diritto dei Maestri sci che è stato disatteso, ed è quello relativo al diritto al lavoro.
Su questo punto il DCPM del Governo è chiaro: non c’è la possibilità di esercitare la professione in presenza di allievi a causa del contatto con il pubblico, con il rischio di diffusione dell’epidemia.
Vale la pena a questo punto ricordare che i corsi di aggiornamento vengono effettuati sul campo mediante la formazione di gruppi e ciascun gruppo viene gestito da un Istruttore nazionale FISI.
Gli Istruttori nazionali, anch’essi di base Maestri di sci con la qualifica aggiuntiva di Istruttore FISI, hanno il compito, assieme ad altri docenti, di formare i nuovi Maestri di sci e di aggiornare gli esistenti.
Ma allora, possiamo concludere che quando il Maestri di sci ritornano allievi per essere aggiornati, il rischio di diffusione dell’epidemia scompare, mentre quando assumono di nuovo il ruolo di insegnanti, tale ruolo viene loro negato causa COVID.
Le considerazioni esposte devono servire da stimolo affinché i nostri organi rappresentativi chiariscano una volta per tutte le discrepanze e le anomalie sino a oggi emerse nella categoria dei Maestri di sci e nei loro rapporti con la FISI e con le Autorità governative. L’ obiettivo fondamentale è l’elaborazione da parte del Collegio Nazionale, di protocolli che consentano ai Maestri di esercitare la professione in tutta sicurezza, indipendentemente dalla variabilità della curva epidemiologica.
I dati rilevati nella vicina Svizzera, dove gli impianti sono aperti da più di tre mesi, mostrano che è possibile operare in sicurezza, e dobbiamo farlo anche qui da noi per il semplice motivo che la prossima stagione invernale deve potere ripartire se si vuole evitare un tracollo del turismo in Italia.
Roberto Tomatis