C’è una domanda che oggi sta andando per la maggiore: come sarà il nostro futuro? Noi l’abbiamo presa e trasportata nel nostro ambito che è quello della montagna, o meglio dello sci. Una domanda molto difficile, che obbliga a risposte piene di molti se, ma, forse, vedremo. C’è però una persona che può limare qualche incertezza. Valeria Ghezzi, presidente dell’Anef (gli impiantisti), operatrice turistica, albergatrice, appassionata. Qualità e caratteristiche esclusive che ci consentono di inchiodarla al telefono per due ore e sottoporla a un vero e proprio interrogatorio.
Anef è entrata in azione?
Abbiamo fatto recentemente un consiglio Anef cui hanno partecipato 25 persone. Tra loro anche persone che in momenti normali si fanno rappresentare da altri presenti. Quindi è stata una risposta molto positiva. 25 perché la piattaforma che usiamo più di questi non ne ammette, ma solitamente sono tra 15 e 20. Ci aggiorneremo meglio alla prossima. In realtà i consiglieri sono meno, ma poi bisogna aggiungere il collegio sindacale, il revisore dei conti i probiviri… e collaborativi. Il sistema online ha davvero funzionato bene e l’ “incontro” è stato utile e produttivo.
Il consiglio Anef
Cosa vi siete detti?
Una – guarda caso – montagna di cose. I problemi che abbiamo, come si può immaginare, sono molti e complessi.
I più urgenti?
La prima emergenza è la riapertura ai fini delle manutenzioni. E qui per fortuna noi abbiamo il codice ATECO 49 (altri trasporti terrestri e passeggeri) che va bene. Significa che tra chi ha già iniziato il 15 aprile e il 4 maggio, tutti potranno riaprire.
Immagino non si tratti di una manutenzione normale…
Mille difficoltà. Necessità di integrare documento di valutazione dei rischi, inserimenti telematici di sistema, nuova formazione al personale…
Sul comportamento durante il lavoro?
Eh sì, le distanze, la misurazione della temperatura tutte le mattine, dotazioni protettive…
Valeria Ghezzi a San Martino di Castrozza è proprietaria degli impianti della ski area Tognola
Però siete partiti
Sì, prima con le risorse indispensabili. Se siamo in venti non tutti hanno iniziato subito. A San Martino di Castrozza, ad esempio, abbiamo diviso le squadre per fare in modo che non si incrociassero mai.
State sanificando gli impianti?
Ovvio. Ogni giorno le cabine che usa il personale, poi gli escavatori, le pale, pick up e furgoni, ogni attrezzo e ogni mezzo. In realtà questi lavori variano in base alle località e alle loro attività estive.
Riguardo ai nuovi progetti?
Qui dovevano partire i lavori per il nuovo collegamento tra Tognola e Malga Ces. Una seggiovia quadrupla al posto di una doppia. Ci abbiamo rinunciato. Perché la prima cosa da fare è la demolizione del vecchio. Ma se in questa fase subentra un imprevisto… Personale che si ammala, nostro o del fornitore, o altri problemi che possono verificarsi in questa fase così difficile, che facciamo? Mi ritrovo con un impianto demolito e quello nuovo che non sono riuscita a installare. Troppo rischioso, meglio rimandare al prossimo inverno.
Se la situazione dovesse radicalmente cambiare in meglio?
Cambieremo idea, stringeremo i denti e attueremo un piano di azione per realizzare il nuovo impianto. Però cerchiamo di essere realisti… Anche perché poi senti uno dei tanti esperti che ti dice: attenzione perché in autunno ci sarà una nuova ondata… Capisci che… non è facile!
A oggi, comunque, state lavorando per aprire in estate?
Stiamo lavorando con la speranza di poter aprire a luglio. Normalmente apriamo con il ponte del 2 giugno.
Istruzioni istituzionali ne avete avute? Tipo, intanto preparatevi, poi vedremo come si evolverà la pandemia?
Assolutamente no. L’unica cosa che abbiamo in mano ora è l’ordinanza che obbliga la chiusura impianti al pubblico. Nessuna comunicazione riguardo un piano d’azione programmatico. Di ipotesi ne abbiamo sentite tante, ma sinceramente, ogni giorno spunta nei telegiornali un esperto nuovo…
Proviamo a fare l’inverso. In qualità di Presidente Anef, formula tu ipotesi e modalità di riapertura, alla luce di quanto sappiamo oggi.
In realtà questo è un altro passo che stiamo facendo, ma non per gioco. Una premessa doverosa. A fine febbraio è arrivata la prima disposizione, portata delle cabine a un terzo. Abbiamo visto che è stato clamorosamente sbagliato o quantomeno inefficace. Cos’è che non ha funzionato? Quei giorni che hanno chiuso la Lombardia ma non le altre regioni. Ricordo la situazione paradossale che si è verificata al Tonale che è metà Lombardia e metà Trentino. Quindi, metà area chiusa e metà aperta. Pertanto cerchiamo di non farci imporre dall’alto soluzioni che poi si rivelano inefficienti. Siamo più che disponibili a discutere con il governo soluzioni che garantiscano la sicurezza di lavoratori e turisti e nel contempo la sostenibilità economica delle nostre aree sciabili.
Nell’immagine elaborata dal quotidiano l’Adige, la divisione della ski area al Tonale tra Lombardia e trentino
Avete creato un gruppo di lavoro specifico?
Esattamente, un comitato Anef che assieme a Federturismo lavorerà con l’istituto UNI (l’ente nazionale di normazione) che già che ci conosce bene perché tutti gli impianti seguono le loro normative, cartellonistica in pista comprese. Ora si tratta di normare il servizio, i comportamenti. Se riuscissimo a tirar fuori soluzioni con loro, significa che il Governo potrebbe adottare ufficialmente tali disposizioni per tutti. Questo proprio perché le norme Uni danno garanzie e fiducia, imparzialità e di massima fiducia.
Lo sciatore comunque è abbastanza protetto…
In effetti sì, guanti, casco, maschera e mascherina sono un’ottima garanzia di protezione. Ma l’unico modo sarebbe di obbligare lo sciatore a indossare tale equipaggiamento. Oggi non c’è alcuna norma. A parte il buon senso, nessuno mi obbliga a utilizzare il casco oltre i 14 anni. Se scio senza guanti sono probabilmente un folle, ma chi me lo impedisce? Di sicuro lo sciatore così vestito è più protetto di un medico in un ospedale.
E riguardo al metro di distanza?
Questo è un problema di non facile soluzione. Penso ad esempio ai bambini. Non si può certo mandarlo su da solo in seggiovia. Il distanziamento per noi vuol dire chiusura.
Lo sci è finito sotto accusa per quanto riguarda i contagi…
Noi abbiamo cercato di analizzare quanto accaduto. Lo sciatore non si è ammalato sciando o sugli impianti di risalita. Crediamo che i contagi siano avvenuti nei punti di aggregazione, rifugi, bar, après ski… Dipendenti e addetti degli impianti di risalita se ne sono ammalati pochissimi in tutta Italia per fortuna.
Dunque?
Dunque dobbiamo inizialmente capire come possa ripartire il sistema turistico. Cosa apro a fare gli impianti se poi gli alberghi possono ospitare un terzo o metà della capacità?
L’ultima assemblea Anef si è tenuta un anno fa presso la Gewiss di Bergamo con la felice presenza di Sofia Goggia e Michela Moioli
Tu sei anche albergatrice (a Milano), che soluzioni potresti adottare?
Bisogna avere un metodo per sanificare la stanza ogni vota che uno esce. Calcola che uno ionizzatore a norma Cee ci impiega una ventina di minuti per sanificare una camera normale. E lì dovresti essere al sicuro. Poi ci sono i luoghi comuni. Io ho solo la colazione ma l’esempio è ugualmente calzante. La capienza è di 200 ospiti, la sala normalmente ha la capacità di 80 posti, ma diciamo che diventano 40 per osservare le distanze. Anticipo la colazione di mezz’ora e posticipo di altri 30 minuti la chiusura. Quindi aggiungo un’ora di servizio. Quindi organizzo turni con un tempo di 15/20 minuti a testa per consumare il breakfast che dev’essere prenotato per l’orario. La stessa cosa può avvenire con la cena. La gestisci in due o tre turni. Norme OMS alla mano la situazione non è simpatica ma nemmeno drammatica
Insomma si tratta solo di cambiare provvisoriamente le abitudini…
In questa fase nulla può essere come prima. Non potrò mettermi a chiacchierare col vicino e la tazzina del caffè in mano. Non è il massimo del relax e del concetto di vacanza ma non è un dramma. Il vero problema sulle piste è quando lo sciatore entra nel bar. Come la gestisci? Ricordiamoci che siamo in inverno e fuori può anche fare freddo. Ma se entri in un rifugio magari potrai solo sederti e con la limitazione di posti diventa un problema.
Come la mettiamo con le inevitabili code agli impianti?
Altro aspetto non considerato dalle istituzioni a inizio contagio. Le code probabilmente si formeranno e saranno opportunamente ordinate con strutture leggere per dare riferimenti. Però mi rifaccio a quanto detto in precedenza. Guanto, casco, maschera e mascherina. E se non sei uno sciatore salirai su una cabina da solo o protetto da cappello occhiali mascherina e guanti.
Code agli impianti. Come saranno organizzate nel prossimo inverno?
Ma anche qui se la distanza deve essere di un metro, la situazione si complica. Se non altro per questioni di piano d’imbarco. In caso di una seggiovia a sei posti, anche se salgono tre sciatori, come fai a disporli sulle seggioline se tengono un metro di distanza? Non puoi fermare la corsa dell’impianto per ognuno. Pertanto bisogna pensare maggiormente a come proteggere gli sciatori in caso di minore distanza tra loro.
Trovata la soluzione ideale per la logistica, come lo vedi il prossimo inverno?
Complicato. C’è il problema ferie e il problema soldi. Per ora dal Governo non è arrivato nulla. In realtà due cose ce le ha date. La Cassa integrazione che ovviamente non ti permette poi di andare in vacanza e la possibilità per le aziende di fare debiti. Ma i debiti, in quanto tali, vanno ripagati…. Anche qui le problematiche sono molte. Non è che le modalità per richiedere prestiti (tolto quello dei 25.000), siano cambiate.
Quindi, prima bisogna passare dalla valutazione del merito, poi c’è Basilea, quindi serve un business plan. E come faccio a farlo se non so nemmeno se posso aprire? Se lo faccio a zero poi i soldi non arrivano.
D’altra parte il Governo ha messo come riferimento le banche. E le banche fanno il loro mestiere e non sono così certa che si fidino così tanto del Governo per poter riavere in tempi ragionevoli i soldi prestati… Quindi fino a oggi aiuti al turismo e all’industria turistica montana non si è visto nulla.
Quali altre problematiche avete affrontato?
Quella dei rimborsi degli stagionali. Per situazioni simili ma non uguali il Governo li sta gestendo coi voucher. Noi stiamo valutando tutte le soluzioni possibili. A marzo abbiamo rimborsato subito giornalieri e plurigiornalieri, in base ai giorni non goduti, ma lo stagionale è un biglietto forfettario. È più complicato, la situazione non è colpa né nostra, né dello sciatore e il danno lo abbiamo avuto entrambi.
Si può imitare ciò che è stato pensato per le prenotazioni alberghiere?
Il Governo vorrebbe obbligare gli alberghi a corrispondere in voucher gli acconti versati in fase di prenotazione. Ma il voucher dovrebbe poi essere usufruito per durata e importi uguali alla prenotazione originale, se non ho capito male.
Ovviamente qui si ragiona su un bene di cui non hai beneficiato. Con lo stagionale il calcolo è un po’ meno scientifico proprio perché lo skipass fino ai primi di marzo lo hai sfruttato. Dunque si dovrebbe calcolare il valore potenziale in denaro delle giornate sulla neve che non hai potuto sfruttare.
Periodo tra l’altro da considerarsi quasi in toto di bassa stagione. Il problema è sul tavolo ma si attendono le misure governative. Se arriverà il buono vacanza, si dovrà capire se sarà valido solo per l’hotel o anche per altri strumenti, come lo skipass.
Cosa avete capito del buono vacanza?
Che arriverebbero a famiglia 325 euro che diventano deducibili. Cioè la vacanza te la paghi ma poi detrai dalla dichiarazione dei redditi tale cifra. Ma anche di questo non è ancora arrivata alcuna comunicazione ufficiale.
Per quanto riguarda le scadenze tecniche degli impianti?
Abbiamo richiesto una proroga ma non solo per motivi economici. Ci sono lavoratori che non sono potuti ancora uscire. Chi ha ad esempio il codice dell’edilizia non può ancora lavorare. Ci sono poi problemi di tempo. Forniture che non arrivano. Purtroppo malgrado mille sforzi fatti anche per trovare un accordo con gli enti di sorveglianza ad oggi non abbiamo ancora in mano nulla…
Cosa vi piacerebbe sentire dal Governo?
Una voce scientifica unica e non dieci diverse. Poi, che abbiamo la popolazione sotto controllo, non solo i malati. Per la ripresa, il problema maggiore l’abbiamo sugli asintomatici che possono diffondere il virus senza saperlo. Se si trova una soluzione a questo, possiamo parlare di vera ripartenza. Senza vivere di sussidi di emergenza. Vogliamo, in sicurezza, ricreare un mercato, una domanda. In seconda battuta aiuti concreti e non solo quelli di poter far debiti.
Vi siete confrontati con stazioni estere.
Ci siamo sentiti ma non ancora confrontati. Avverrà quando avremo un piano ben definito su come affrontare la fase B, l’estate se sarà possibile e la fase C che per noi è il prossimo inverno. La vera sfida sarà quella di trasformare una difficoltà in opportunità. Fino a quando però siamo obbligati a rimanere a casa, non si può fare nulla. Se guardo oltre confine questa possibilità è già stata data a molti. In molti paesi si è tornati a scuola, qui ancora tutti online. Per l’amor del cielo, poi magari assisteremo a una recrudescenza.
Avete stimato qual è stato finora il danno economico?
A fine stagione una realtà importante come il Dolomiti Superski perde il 7%. Credo che la stessa cosa si possa dire per Skirama e per la Valle d’Aosta. Questo rispetto allo scorso anno. La tragedia è l’Appennino. Aveva appena nevicato tantissimo ed è arrivata questa sciagura. Io confido molto nell’Assessore al turismo della Regione Toscana Stefano Ciuoffo che ha una grande sensibilità e spero tanto possa dare loro una grossa mano.
Significa che la montagna tiene bene?
Se facciamo una media degli ultimi dieci anni, con andamenti di neve e meteo vari, non posso che giungere a una conclusione. Lo sci rimane sempre una grande attrattiva
Stava salendo bene anche l’estivo. In percentuale quanto frutta?
Mediamente dal 2 al 10 per cento. Poi ci sono punte più estreme per chi ha una vocazione estiva. In effetti la crescita negli ultimi anni è stata incredibile. Userei gli stessi numeri, chi era al 2 ora è al 10. Percentuale che vale di più rispetto a quella invernale a parità di numeri, perché i costi dell’estivo sono nettamente più bassi per una stazione. Vedi anche solo la gestione delle piste.
In definitiva state scrivendo una serie di proposte che manderete al Governo?
Cercheremo di costruire protocolli e regole che siamo in grado di rispettare, considerando la possibilità di poter lavorare e pagare gli stipendi. Una volta definita la faremo arrivare a Roma perché è bene che il documento sia avvallato a livello nazionale piuttosto che regionale. In questo ambito però molto peso speriamo lo avrà lo l’Uni.
Che tra l’altro ha detto che il progetto gli interessa molto. Lavorando attraverso Federturismo dovrebbe ragionare sull’intera filiera turistica facendo poi tavoli specifici per le diverse realtà. Per la montagna c’è Anef.
Non c’è tanto tempo…
Lo sappiamo, ma un mese fa eravamo tutti per aria.
Un ultimo aspetto, marketing.
Stiamo valutando con il nostro ufficio stampa e Marco Rocca di Livigno, tra i più esperti di comunicazione interno ad Anef, la creazione di un progetto specifico di comunicazione data.-driven. Quindi raccogliere una serie di dati sul sentiment della gente. Per capire meglio cosa vuole il turismo bianco domani, sicurezza, igiene, sostenibilità. Il tutto ovviamente in forma digitale.
Marco Rocca (Livigno-Mottolino) con il premio vinto agli Skipass awards per lo snowboard (snowpark)
Per fare questo abbiamo diviso l’arco alpino in cinque territori: Valle d’Aosta, Lombardia, Skirama, Superski Dolomiti e Friuli. Vediamo se i territori saranno d’accordo. Con i dati costruiremo un piano di comunicazione adeguato che vivrà su un’immagine presumibilmente molto diversa da quelle cui siamo abituati oggi.