Inizia a salire e a farsi sentire la pacifica protesta francese che aumenta di intensità, giorno dopo giorno. Con ordine, senza violenza ma tantissima preoccupazione, come racconta il quotidiano Le Dauphiné. Emmanuel Macrom, come si sa, si è allineato a Conte, tuttavia si è preso ancora un po’ di giorni per prendere una decisione.
Che sicuramente considererà gli aiuti economici che saranno messi a disposizione di tutti i professionisti del settore. Il senso delle manifestazioni in atto sul territorio è soprattutto questo.
Questa settimana sono previste diverse manifestazioni nell’immensa Tarentaise, qualcosa come 1.713 km di piste: serviti da 442 impianti di risalita.
Oggi a mezzogiorno, nel cuore del villaggio di Mâcot, scenderanno in piazza i professionisti di La Plagne. Stessa cosa domani a Bourg-Saint-Maurice (doppiata anche mercoledì) e a Courchevel, con un sit-in davanti al trampolino di Praz.
L’ultima manifestazione è una mobilitazione dei sindaci dell’Alta Tarentaise, che si riuniranno mercoledì 2 dicembre, alle 11:30, davanti alla stazione SNCF di Bourg-Saint-Maurice. Si parla anche di una manifestazione sabato prossimo a Chambéry, soggetta a conferma.
Questi quattro incontri dovrebbero consentire ai funzionari eletti del territorio di prepararsi per l’evento previsto a Parigi giovedì 3 dicembre. Occasione nella quale il governo dichiarerà ufficialmente le sue decisioni.
Anche nei giorni scorsi ci sono state manifestazioni di protesta. Sabato a Saint-Sorlin-d’Arves (in Maurienne), lo skiman Yoan Levasseur, titolare di un piccolo laboratorio e negozio-noleggio, ha tirato le fila per un evento avvenuto dinnanzi alla prefettura di Saint-Jean-de-Maurienne.
Il successo di partecipazione riscontrato lo ha spronato a dare vita ad altre occasioni di solidarietà per chi con la montagna ci vive. Montagna che in Francia dà lavoro più che in Italia.
Davvero curiosa l’iniziativa, ieri, del Sindaco di Chatel icolas Rubin che ha appeso sui muri e sulle finestre del municipio numerose bandiere svizzere.
Siamo in Alta Savoia nel comprensorio sciistico gigantesco Portes du soleil, sul confine Francoelvetico. “La situazione è paradossale, perché non esistono confini sulle piste e alcuni sciatori potrebbero anche finire in Francia senza saperlo” ha detto il primo cittadino.
Le motivazioni portate avanti dalla protesta non sono diverse da quelle che serpeggiano sulle nostre Alpi. Così come quelle dichiarate dal governo di Parigi, ovvero il problema sanitario e il pericolo di assembramenti non sulle piste e nemmeno sugli impianti, ma negli hotel, ristoranti e nei tradizionali luoghi di incontro degli sciatori.
La controparte fa invece notare che il periodo natalizio 2020 non sarebbe paragonabile a quello di sempre. Si tratterebbe per lo più di un turismo locale. Ridotto, come minimo, del 50%. Dunque la proposta è di attendere fino alla metà di dicembre e verificare l’andamento dei contagi. Che è dato in sensibile calo. Contrariamente a quello che si pensa di fare da noi, il Governo francese sta pensando anche all’ipotesi di aprire gli impianti ma di tenere chiusi hotel e ristoranti. Il mondo è bello perché è vario!