Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola: “La letterina post Natale”
Sui quotidiani e in TV si sta leggendo e sentendo di tutto e di più circa la possibile prossima data di apertura (fine gennaio?) degli impianti anche ai turisti, che di fatto darebbe, finalmente!, il via alla stagione invernale, al momento ancora out.
Il silenzio del Governo nel non dare risposte, nell’avere rigettato tramite il CTS il protocollo redatto dall’Anef, ha fatto sì che le Regioni dell’arco alpino abbiano scritto ieri una lettera al Governo per chiedere una data certa circa le paventate (da parte di Roma) aperture.
A firmarla Daniel Alfreider, Vicepresidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Luigi Giovanni Bertschy, Vicepresidente della Regione Autonoma Valle d’Aosta con delega agli impianti di risalita. Sergio Emidio Bini, Assessore al Turismo Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Martina Cambiaghi, Assessore allo Sport della Lombardia. Federico Caner, Assessore al Turismo del Veneto, Roberto Failoni, Assessore al Turismo Provincia Autonoma di Trento e Fabrizio Ricca, Assessore allo Sport del Piemonte.
Per i firmatari della lettera le eccezioni formulate dal CTS, per inciso di facile attuazione, non devono essere una scusante per ulteriori ritardi nell’approvare un nuovo protocollo che rispetti le indicazioni prescritte dal Comitato.
In poco parole: “Noi impiantisti siamo pronti, applichiamo subito quanto ci dite, ma fateci sapere quando possiamo riaprire gli impianti“.
Ragionamento che non fa una grinza, anche perché l’eventuale riapertura richiede una programmazione che non può essere lasciata al caso. Per questo è necessario avere una data certa.
Voltiamo pagina. Una battuta veloce sui ristori, attesi dai maestri e richiesti in questa lettera degli Amministratori Regionali anche per gli impiantisti. Tutto il mondo dello sci si sta dunque mobilitando e più passano i giorni e più il malcontento cresce.
Ormai il dissenso è totale nei confronti di un Governo che ha relegato la montagna in un angolo.
Solo restrizioni, nessun dato scientifico che attesti la diffusione del virus in montagna, lavori (costosi) fatti per assicurare il distanziamento agli imbarchi (oltre alla riduzione del numero di sciatori, che di certo non aiuteranno il già magro bilancio delle società), maestri di sci che non possono ancora insegnare, alberghi senza un ospite durante queste “vacanze rosse”: si può continuare così?
E proprio oggi sono scesi in piazza all’Abetone gli operatori turistici della località, insieme alle rappresentanze regionali toscane dei maestri di sci, Anef e Ferdfuni Italia.
C’è un pensiero che mi piacerebbe condividere, ma è poi così fondamentale la “dipendenza” da Roma? Scienziati che danno risposte tardive, politici come il Ministro del Turismo Franceschini che non hanno mai pronunciato una parola a favore del nostro mondo: ebbene, siamo sicuri che saremo ascoltati?
L’augurio è che le Regioni alpine, ma anche quelle appenniniche, facciano quadrato, unite e pronte a prendere, nel caso ancora di un “silenzio” prolungato, eventuali decisioni autonome, che consentano finalmente di aprire, in sicurezza certamente.
Perché a pagare un prezzo altissimo in termini economici è ancora una volta la montagna, peraltro pronta a seguire e mettere in opera quanto richiesto dal CTS. Intanto: chiusi all’aria aperta.
Walter Galli
P.S. Caro Governo, se non mi permetti di lavorare perché chiudi tutto, mi paghi. Qualcuno ha un’altra idea? La letterina post Natale