Le fratture del polso sono un’evenienza traumatica diffusa in molti sport. Sono al terzo posto tra le fratture più frequenti, precedute solamente dalle fratture del collo di femore e da quelle vertebrali. Sono colpiti in modo particolare i praticanti gli sport di contatto e quelli ad alta esposizione traumatica come lo sci. Il meccanismo lesivo è tipicamente di tipo indiretto, per caduta sul palmo della mano con polso flesso dorsalmente (tipo Colles). Quando il trauma avviene con meccanismo contrario si parla di frattura di Goyrand, caratterizzata dalla scomposizione volare della frattura. La frattura interessa il radio nella parte distale vicina all’articolazione radio – carpica ed è di solito extrarticolare (non arriva all’articolazione). La scomposizione può essere così importante da determinare un’evidente deformazione del polso, come si evince nella foto qui sotto
La sintomatologia è caratterizzata dal dolore, dalla tumefazione dell’articolazione e dall’impotenza funzionale. La diagnosi viene completata con un esame radiografico nelle proiezioni standard. Il trattamento immediato di tipo incruento deve necessariamente essere eseguito da personale medico specialistico esperto e consiste nella riduzione della frattura e nella immobilizzazione in apparecchio gessato “lungo”, comprendente anche il braccio e con la mano flessa e deviata ulnarmente.
È prevista, quando possibile, un’anestesia plessica o locale nella sede di frattura. Non sono tollerate scomposizioni che comportino il persistere della deviazione dorsale del moncone distale della frattura o l’affossamento della superficie articolare radiale. Scopo dell’ortopedico è quello di evitare in questo caso l’insorgenza di rigidità articolari, algodistrofie della mano (decalcificazione) e di fenomeni artrosici a distanza di tempo. Proprio per queste ragioni alla riduzione incruenta e al gesso si è sempre più diffuso l’uso di placche metalliche altamente anatomiche (che si adattano al profilo osseo) che hanno lo scopo di rendere perfettamente ridotta la frattura e di garantire una precoce mobilizzazione del polso. La tecnica chirurgica prevede un’incisione a livello della superficie volare dell’avambraccio lungo il profilo radiale.
Per strati, isolate le strutture tendinee e vascolari si raggiunge il piano osseo con esposizione della frattura che una volta ridotta viene sintetizzata con una placca di misura adeguata. (foto 2)
In questo modo la mobilizzazione precoce è consentita con riduzione delle complicanze sopradescritte. È chiaro che con la riduzione incruenta e il gesso si evita una procedura chirurgica che, seppur più impegnativa e non esente da possibile conseguenze, accorcia i tempi di immobilizzazione articolare che nella media sono di almeno 35 giorni.
In ogni caso, con entrambe le metodiche, un’accurata fisioterapia è indispensabile, associata a ginnastica in acqua ed al nuoto.
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