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La “E” che fa la differenza

Il pensiero di un maestro di sci di oggi si intitola: “La “E” che fa la differenza”.

Soddisfatti o rimborsati. Chi non conosce questo slogan? Potrebbe calzare a pennello per i maestri di sci. In negativo. Soddisfatti no di certo. Preclusa la possibilità d’insegnare con impianti e piste soltanto aperte e riservate ai soli “atleti di interesse nazionale”.

Sono in tanti i maestri, ieri in piazza e oggi sui social, che si chiedono il perché sia stato loro negato il permesso di svolgere la propria attività. Come se il virus esentasse dal contagio soltanto alcune categorie di sciatori, colpendo esclusivamente il maestro con il proprio allievo. Meglio vietare, ancor prima di cominciare. Rinviando poi di mese in mese le aperture.

Anche se mancano ancora dati certi che la montagna, con i suo impianti e le sue piste in spazi aperti, sia un “pericoloso” ambiente di contagio. Ma questa è una storia vecchia, alla quale nessuno si è mai preso la briga di rispondere con precisi dati scientifici.

Rimborsati, si vedrà. Non si conoscono ancora le cifre messe a disposizione da Roma. Soltanto trapela qua e là qualche indiscrezione, nient’altro. Comunque sia, non saranno certo cifre tali da poter fare salti di gioia. Pur riconoscendo il “pressing” fatto dal Collegio Nazionale e dall’Amsi a questo e al precedente Governo, la coperta si prospetta davvero corta.

Sarebbe però altrettanto importante avere garanzie certe sul futuro. Un’altra stagione senza lavoro significherebbe la fine per l’intera categoria. E della montagna, che il prossimo inverno non può più reggersi sulle sole presenze degli atleti di interesse nazionale.

In quelle poche stazioni aperte, ammesso che sopravvivano.

Meglio, di questi tempi, raccontare la storia della Scuola Italiana Sci. Che Roma farebbe bene a conoscere.

In una località turistica due sono le componenti fondamentali: gli impianti e i maestri. Se mancano, il turismo della neve non esiste. La prova? Questo inverno.

Se poi si aggiunge il divieto di spostarsi da una Regione all’altra, un lockdown che di fatto dura da un anno (e continua, per alcuni senza nessun risultato), altro che soddisfatti o rimborsati. È questo che si merita la montagna?

Walter Galli
P.S. Ristori e consentire ai maestri di sci di insegnare. Niente altro. Soltanto così “soddisfatti e rimborsati”. È una piccola “e” a fare la differenza. La “E” che fa la

Foto: maestri della scuola sci Maniva

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).