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La delusione della sconfitta secondo Vercelli

Psicologo e psicoterapeuta, Giuseppe Vercelli, vive e lavora a Torino. È docente di psicologia dello sport presso la SUISM-Università degli Studi di Torino, è lo psicologo delle squadre nazionali di sci alpino e della Federazione canoa e kayak, con le quali ha partecipato alle Olimpiadi di Torino 2006, Pechino 2008 e Vancouver 2010. Responsabile scientifico del progetto Juventus University, dirige l’Unità Operativa di Psicologia dello Sport di Torino, è autore di diverse pubblicazioni e testi. Noi ci soffermiamo a quello dedicato all’agonismo: «Vincere con la mente; SFERA training e L’intelligenza Agonistica». Scopriamo allora, insieme a Giuseppe Vercelli, quali sono i segreti della preparazione mentale nello sci alpino. SFERA è l’acronimo dei cinque fattori basilari della prestazione sportiva, costruite in un linguaggio di facile accesso, ovvero Sincronia, Forza, Energia, Ritmo e Attivazione. Tali componenti si possono indicare come i maggiori responsabili della vittoria e della sconfitta. Il modello SFERA traduce alcuni concetti psicologici troppo complicati e poco accessibili a chiunque. Tra i vantaggi della sua applicazione c’è la possibilità di poter effettuare una dettagliata analisi anche della sconfitta, in modo da costruire un piano di intervento che consenta di trasformarla nella vittoria di domani. Infatti è proprio da una forte delusione, Olimpiadi di Torino 2006 (che tutti ricorderemo per un bel zero tondo di medaglie nello sci alpino!), che è nato l’ultimo libro di Giuseppe Vercelli: «L’Intelligenza Agonistica». La preparazione mentale degli atleti si basa infatti, sull’importante costrutto dell’I.A., che significa «l’insieme delle competenze insite nella naturale tendenza dell’essere umano di progettare, superare e prevedere le SFIDE con se stesso, con gli altri, con l’ambiente». SFERA e I.A. sono gli strumenti  mentali  che gli Azzurri utilizzano durante la loro prestazione sportiva. Ed è qui che interroghimao Giuseppe Vercelli:
Quali sono le novità del lavoro che sta svolgendo con le Squadre Nazionali?
«Ci sono due piani diversi su cui sto lavorando, il gruppo e il singolo atleta. Per quanto riguarda il primo punto, è stato riscontrato che uno degli indicatori principali del buon funzionamento delle squadre è il clima di gruppo. Un clima collaborativo, ricco di scambi e di entusiasmo e con un linguaggio comune a tutti, favorisce il successo delle prestazioni. Per gruppo intendo sia la squadra composta dagli atleti, sia lo staff composto da allenatori e preparatori atletici. Tali elementi devono entrare in sinergia tra loro affinché i singoli elementi possano avere la possibilità di esprimere al massimo le loro qualità personali».
Quindi, mi pare di capire che l’unione collaborativa del gruppo accresce le qualità del singolo anche in uno sport individuale come lo sci. 
«Esatto, è veramente importante la condivisione dello stesso modello lavorativo tra tutti gli elementi della squadra, compreso lo psicologo. Infatti, il vero compito dello psicologo è quello di confrontarsi con lo staff, nell’ottica di sviluppare Intelligenza Agonistica, con tutti i significati di questo costrutto, aiutando lo staff a entrare in sinergia e questo potenzia i singoli elementi del gruppo. Lo psicologo deve servire allo staff come catalizzatore, favorendo anche l’emergenza delle soluzioni  in nome della buona funzionalità del gruppo. Questo è ciò che stiamo perseguendo con regolarità con la Squadra Nazionale di sci alpino, sotto la competente guida di Claudio Ravetto, e da poco ho iniziato anche una collaborazione con lo staff della Squadra Nazionale di snowboard».
Per quanto riguarda il lavoro di preparazione mentale sul singolo atleta, quali sono le novità?

«Per gli atleti di alto livello esistono due importanti concetti su cui lavorare: apprendimento continuo e automotivazione. L’apprendimento è un concetto molto dinamico, nessuno può aver esaurito la sua potenzialità di acquisire nuove informazioni, soprattutto nello sci alpino in cui ci sono molti fattori in gioco, dai materiali in continuo cambiamento ai tipi di neve, pendio, curve sempre differenti. Per l’atleta sciatore l’alta componente fattoriale in gioco esige una continua modificazione delle informazioni già acquisite che vanno continuamente integrate con quelle nuove. E per fare tutto ciò serve una forte motivazione, ecco il secondo fattore su cui lavorare: l’automotivazione. Essa è intesa come una continua tensione verso gli obiettivi personali, i quali grazie al metodo SFERA sono sempre monitorati, perseguiti e valutati. Quindi SFERA e Intelligenza Agonistica applicata allo staff e al singolo atleta saranno i fattori vincenti della stagione 2011.

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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