La scienza e la pratica ortopedica, negli ultimi dieci anni, sono andate progressivamente incontro a una notevole evoluzione.
La fratture vengono trattate con tecniche sempre più sofisticate che, oltre a migliorare il risultato chirurgico, riducono notevolmente i tempi di guarigione. La ricostruzione delle lesioni capsulo legamentose (ad esempio la rottura del legamento crociato anteriore) ha raggiunto una tale precisione e standardizzazione di esecuzione da garantire risultati importanti in assoluto. Tuttavia, nonostante questi enormi progressi, rimane ancora un punto debole in campo ortopedico: la patologia della cartilagina articolare. La cartilagine articolare, biologicamente chiamata ialina, è una superficie liscia e allo stesso tempo elastica per poter così ben sopportare carichi pesanti. Nonostante queste sue peculiari caratteristiche, se sottoposta a sollecitazioni importanti (sovrappeso, sovraccarichi sportivi, difetti assiali delle articolazioni) può danneggiarsi, perdendo l’integrità anatomica, assottigliandosi e fissurandosi a tal punto che l’osso vero e proprio al di sotto (sub – condrale) si espone.
A questo punto l’articolazione è gravemente compromessa, la scorrevolezza diminuisce e la strada senza ritorno verso uno stato di artrosi è purtroppo ben delineata.
Lo sci tipicamente espone a questo rischio di usura, che può essere progressiva o in taluni casi acuta, a seguito di traumi importanti. I segni clinici, inizialmente subdoli e non importanti (tumefazione articolare, dolore, sensazione di impaccio), si sostituiscono ad altri ben più importanti quali il dolore ingravescente, la diminuzione della forza, la limitazione dei movimenti, la perdita dell’autonomia sportiva e anche alla semplice deambulazione. Il destino finale di un’articolazione artrosica è la sostituzione di questa con una protesi, che pur risolvendo gran parte dei sintomi sopradescritti non garantisce di certo una sicura e possibile ripresa sportiva. I trattamenti non chirurgici impiegati con successo sono l’utilizzo di fattori di crescita e le cellule mesenchimali, particolari regimi dietetici. Iniezioni intrarticolari di acido ialuronico a scopo soprattutto lubrificante dell’articolazione hanno in particolare l’obiettivo di controllare il dolore, di migliorare la funzionalità, ma non impediscono il consumo articolare. Le tecniche chirurgiche come il lavaggio artroscopico e la condroabrasione (sconsigliata) possono produrre un miglioramento dello stato di dolore ma anche determinare la sostituzione della superficie cartilaginea con tessuto cartilagineo funzionalmente inferiore. L’impianto di cellule cartilaginee autologhe (prelevate dalla stessa persona) dà risultati importanti, ma solo nei casi in cui la lesione sia localizzata e non interessi tutto il «mantello» cartilagineo. Recenti studi, e anche la mia esperienza, hanno dimostrato l’importante effetto sulla rigenerazione cellulare dato dall’uso di terapie fisiche con campi magneti pulsati. Questa terapia fisica, impiegata da sola o in associazione con terapie chirurgiche o mediche con infiltrazione di «pappe» piastriniche, sta dando confortanti risultati, grazie anche alla semplicità di applicazione. Senza entrare dettagliatamente nell’ambito fisico della loro azione, ricerche fisiche hanno visto come questi campi magnetici inducano un’importante attività anabolica sulla matrice cartilaginea impedendo quella catabolica (distruttiva). In questo modo la terapia impedisce la degenerazione della cartilagine articolare, riducendo lo stato infiammatorio. Inoltre questa metodica consente il contemporaneo trattamento di tutto il tessuto sia nella sua estensione che spessore.
Questo tipo di trattamento può essere fatto presso centri specializzati con protocolli che prevedono sedute giornaliere che possono durare dai trenta ai quarantacinque minuti.
In commercio esiste uno strumento I-ONE altamente maneggevole ed efficace, che permette di sottoporsi ai trattamenti a casa propria per un periodo standardizzato di quattro ore, senza particolare impegno e limitazioni di sorta. È composto da un solenoide che viene applicato nella zona interessata e dell’apparecchio vero e proprio che può essere tenuto comodamente in tasca. Cosa importante la terapia può essere fatta anche durante il sonno, con assenza di perdite di tempo.
Concludendo la cartilagine articolare è estremamente preziosa in quanto, a differenza di altri tessuti umani, non viene biologicamente prodotta autonomamente. La natura purtroppo ne ha fornita una sola per ogni articolazione ed è nostro compito rispettarla e conservarla al meglio. La prevenzione è importante con un corretto controllo del peso, evitando sforzi e carichi di lavoro esagerati e soprattutto ricorrendo all’ortopedico già nelle fasi precoci della patologia e non quando ormai, a funzione articolare persa, l’unico rimedio è la protesizzazione.
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