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Il protocollo di domani

Il pensiero di un maestro di sci di oggi si intitola: “Il protocollo di domani”.

Come è noto, oramai da un anno, alla maggior parte dei Maestri di sci è stato negato il diritto di esercitare la professione. Le autorità governative, al fine di contrastare la diffusione della epidemia COVID, hanno imposto successivi rinvii alla apertura degli impianti fino all’ultimo definitivo blocco che ha sancito la fine della stagione invernale 2020-21.

Nonostante la campagna di vaccinazione in atto, è ragionevole e prudenziale pensare che anche durante la prossima stagione invernale il virus non sarà completamente sconfitto. Non certo per motivi polemici ma per trovare possibilmente una soluzione che consenta ai Maestri di sci di operare, vale la pena fare alcune fondamentali considerazioni.

L’attività dell’insegnamento dello sci si svolge all’aria aperta ed il distanziamento è garantito dalla pratica dell’attività stessa, si scia cioè naturalmente distanziati. Durante la spiegazione, il Maestro e gli allievi, indossando la mascherina, non hanno la possibilità di trasmettere il contagio.

La prenotazione della lezione può avvenire on line e le Scuole di sci si sono già attrezzate in tal senso. Se si deve entrare nelle Scuola sci per qualsiasi motivo, valgono le stesse regole (gel, mascherine, limitazione del numero di persone) già adottate per esempio per le farmacie o per i negozi di alimentari, che da sempre sono rimasti aperti.

Da quanto sopra si deduce che la attività dell’insegnamento dello sci è di per sé sicura e quindi le eventuali possibilità di contagio vanno ricercate altrove, e cioè nel pericolo di assembramenti nell’utilizzo degli impianti di risalita.

A questo proposito, il protocollo preparato da Anef, che per altro era stato approvato dal CTS (Comitato Tecnico Scientifico), non ha comunque consentito la apertura degli impianti al grande pubblico. Il protocollo va pertanto migliorato ove possibile.  Gli impianti di risalita si possono classificare come segue:

– tappeti inclinati per il campo scuola principianti (completamente all’aria aperta),

– ski lift (come sopra e a naturale distanziamento)

– seggiovie (da classificarsi come aperte o con cupolino di protezione. Nel primo caso si è suggerito di operare in piena capienza, mentre nel secondo caso al 50%, quindi con il necessario distanziamento tra gli sciatori)

– ovovie e funivie: questi ultimo sono stati erroneamente equiparati a mezzi di trasporto pubblico (autobus-metropolitane). Risulta evidente che mentre è impossibile, sui trasporti pubblici delle città e soprattutto negli orari di punta del mattino e della sera, effettuare un corretto distanziamento tra le persone, sulle ovovie e funivie è assolutamente fattibile osservare qualsiasi percentuale della portata massima venga imposta.

Al raggiungimento del valore previsto i tornelli di ingresso automaticamente si arrestano. Inoltre, sulle funivie, il manovratore può fare rispettare la regola che tutti indossino la mascherina.

Per quanto riguarda le code che si possono formare alla partenza degli impianti di risalita, sono state suggerite soluzioni semplici e di facile attuazione, quali la creazione di corridoi mediante transenne, in modo da creare una sola fila che determini un naturale distanziamento.

In Svizzera è stata creata anche la figura del COVID Angel, ovvero di personale specificatamente addetto a fare rispettare le regole da parte degli sciatori nell’utilizzo degli impianti di risalita.

Alle biglietterie, l’acquisto di biglietti on line è sicuramente di facile attuazione.

Un ulteriore suggerimento proposto nel protocollo elaborato da Anef consiste nella riduzione del numero massimo giornaliero delle persone. Sarebbe importante che tale numero venisse determinato non soltanto come percentuale della portata massima degli impianti di una determinata stazione, ma anche in base alla tipologia di stazione.

Vi sono infatti stazioni dove il rientro a valle è consentito con gli sci e stazioni dove il rientro avviene mediante un impianto, che costituisce il collo di bottiglia del sistema. In questo ultimo caso si possono evitare problemi di assembramento, programmando fasce di orari differenziati per la discesa.

In ultima analisi, è auspicabile una maggiore sinergia tra Maestri, Scuole Sci e Gestori degli impianti a fune al fine di identificare un protocollo che venga approvato dal Governo e che consenta l’esercizio di una professione così importante per lo sviluppo del turismo invernale.

I Maestri di sci, quali profondi conoscitori del territorio devono essere coinvolti nella gestione di questa emergenza, con il loro contributo di idee e di attività di organizzazione e sorveglianza da svolgersi unitamente al personale addetto agli impianti di risalita. Non possiamo sicuramente permetterci di perdere la prossima stagione, con danni incalcolabili per la intera economia di montagna.

Roberto Tomatis

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).