Notizie

GSD: la prevenzione possibile secondo i dottori Panzeri e Thièbat

GSD: la prevenzione possibile secondo i dottori Panzeri e Thièbat, entrambi nella commissione medica FISI e specialisti dello «sport trauma and research center» all’istituto Clinico San Siro di Milano.

Fino a che punto è possibile prevenire un infortunio nello sci? C’è qualcosa che possiamo fare per evitare rischi? E qual è il miglior iter da seguire per guarire e tornare in pista? Per ottenere risposte qualificate ci affidiamo alla scienza, affrontando la questione con il Dottor Andrea Panzeri, Responsabile dello Sport Trauma and Research Center all’Istituto Clinico San Siro di Milano (Gruppo San Donato) nonché Presidente della Commissione Medica della FISI e al suo collega Dottor Gabriele Thiébat, anch’egli in Commissione FISI con un impegno maturato in seno alle squadre di snowboard e freestyle, e ortopedico in forze sempre presso lo Sport Trauma and Research Center dell’ospedale milanese del Gruppo San Donato.

Iniziamo subito con un primo concetto generale: 

Per sua natura lo sci è uno sport traumatico, dunque è pressoché impossibile prevedere, ma assolutamente possibile e consigliabile prevenire. Il discorso è enorme ma, escludendo l’ambito agonistico, possiamo sintetizzarlo con il classico ABC: «A» come Attenzione al proprio fisico. Ci si dedica spesso solo alle gambe, in realtà è un discorso di «core», quindi la schiena innanzitutto, ma la preparazione va estesa a tutte le articolazioni. Sono sempre di più i giovani che entrano negli snowpark, sia con gli sci sia con la tavola, per imitare i grandi campioni, dunque è importante che capiscano l’importanza della preparazione. «B» come Buona attrezzatura, che sia adeguata al proprio livello tecnico. Controllare l’efficienza di sci e scarponi specie se datati, così come la regolazione degli attacchi e come l’abbigliamento affinché sia conforme al meteo di quel giorno. «C» come capire i propri limiti. Mai affrontare piste o situazioni troppo difficili per il proprio livello, soprattutto se sopraggiunge una certa stanchezza. Meglio aggiungere anche l’importanza di osservare le «regole» sia della legge che del buon senso, come ad esempio l’utilizzo del casco. Un ultimo consiglio per un aspetto spesso sottovalutato: la corretta alimentazione, ovvero una buona colazione al mattino, limitare le abbuffate a pranzo ed evitare alcolici.

Differenze tra adulto e bambino?

È più difficile per l’adulto recepire queste buone norme rispetto al bambino che si può educare step by step. La preparazione ovviamente cambia non tanto per l’età quanto per la struttura fisica. Se ci si abitua fin da piccoli a prepararsi dal punto di vista atletico, fase principale in termini di prevenzione, diventerà naturale farlo anche da grandi.  

Statisticamente i traumi degli adulti sono gli stessi dei bambini?

Alla fin fine sì, perché da questo punto di vista il bambino è solo un piccolo adulto! Parliamo, dunque, di traumi distorsivi del ginocchio, fratture di gamba, traumi alla mano e alla spalla. Poi ci sono diverse patologie da «overuse» come il mal di schiena (protrusioni o ernie discali), per la verità più diffuse tra gli agonisti. Per evitarli, è importante una preparazione «custom made», ovvero dev’essere parametrata in base all’età e soprattutto al fisico. 

Esistono esami preventivi cui conviene sottoporsi?

Ricordiamo che per praticare un’attività sportiva, anche non agonistica ma che prevede un tesseramento, bisogna obbligatoriamente sottoporsi a una visita di idoneità sportiva. Ad esempio, anche se ci si iscrive semplicemente a uno sci club non per gareggiare ma per seguire dei corsi. L’Italia è uno dei primi paesi al mondo ad aver introdotto questa legge. Il medico dello sport sarà in grado di individuare eventuali criticità e segnali che è bene approfondire. Se si gode di buona salute non è necessario procedere con accertamenti particolari, se non indicati dopo la visita. Diverso è per gli agonisti per i quali esistono strumentazioni apposite in grado di disegnare un quadro diagnostico approfondito. 

Esistono test o strumenti capaci di valutare la forma fisica raggiunta?

Non credo che lo sportivo amatoriale abbia la necessità di eseguire test scientifici per misurare il proprio livello di performance. Già la visita di idoneità medica prevede un test da sforzo dove si identifica la capacità cardiovascolare: si porta lo sciatore al limite della sua frequenza per capire se la situazione è sotto controllo o se, invece, è opportuno intervenire in palestra con esercizi specifici. 

Ci sono regole per individuare lo specialista più indicato in caso di infortunio?

Partiamo dal principio. I soccorritori di pista accompagnano l’infortunato al centro traumatologico più vicino dove vengono effettuati i primi accertamenti. Alcune strutture, per la verità non molte, sono dotate di strumentazione per una diagnostica d’alto livello, radiografia, risonanza…, dunque in grado di valutare l’entità del danno. In caso di frattura generalmente si interviene nell’immediato. Per lesioni ai legamenti la valutazione è più complessa. Qualora l’infortunio consenta comunque di rialzarsi in piedi e di tornare a casa, si apre un ventaglio di tante possibilità. Non c’è dubbio che il primo specialista da contattare sia un ortopedico o un traumatologo. Può andare bene anche lo stesso medico dello sport o il fisiatra (dipende dall’infortunio). Queste figure indicheranno il da farsi e a chi rivolgersi per risolvere il problema. 

È importante dare allo specialista particolari sulle dinamiche dell’incidente?

È fondamentale. Quando capita un infortunio a qualche atleta Azzurro, tra le prime cose che chiediamo sono le immagini della caduta. Da lì capiamo subito di che cosa si tratta, perché nello sci esistono alcune dinamiche ben precise che lasciano poco spazio ai dubbi. Quindi è bene fornire una descrizione più dettagliata possibile dell’accaduto.

Quindi conviene prendere contatti con Panzeri e Thiébat? 

Grazie per la fiducia (risate generali…)! Diciamo che all’interno del Gruppo San Donato sono stati creati alcuni gruppi di lavoro specifici per la traumatologia dello sport a 360 gradi. L’Istituto Clinico San Siro è uno di questi, ma ce ne sono tanti altri all’interno del Gruppo e ci confrontiamo spesso tra strutture. Importante da dire è che le rotture del crociato, un classico dello sci, non sono tutte uguali, per cui non si può generalizzare. Dopo gli approfondimenti diagnostici si decide se, come e quando operare. Indubbiamente conta molto l’esperienza del medico che si è specializzato non solo in una determinata patologia, ma anche in uno specifico sport. 

Quanto tempo può passare dall’infortunio a un’ipotetica operazione?

Quello che conta di più è il tempo che passa dall’infortunio alla diagnosi. L’inizio del trattamento è «custom made» perché dipende da tante situazioni e specifiche esigenze (vedi l’alto agonismo). Ribadiamo, ciò che avviene in un pronto soccorso è una cura immediata spesso non risolutiva, specie se si tratta di un ginocchio. Per una frattura non ci sono tante alternative al gesso, ma se si lesiona un legamento non è che si finisce sotto i ferri in quella sede. Lo specialista ha modo di indagare con grande precisione per costruire una diagnosi accurata. Poi, su come intervenire ci possono essere diverse strade, ognuna con i rispettivi tempi, non per forza immediati.  È uno dei punti maggiormente discussi ai vari congressi dove siamo chiamati come relatori grazie all’iper-specializzazione, maturata in molti campi. 

Perché a volte non conviene operare subito un ginocchio con lesione al crociato?

Generalmente comanda il responso della risonanza. Se ci sono le condizioni si può operare nel giro di una settimana. A volte conviene prevedere una fase preoperatoria. Significa portare il ginocchio nelle condizioni migliori per poter essere operato. Si può anche pensare di prevedere una terapia conservativa che non porterà all’intervento. Dipende, quindi dall’età, dall’attività, dal grado di stabilità del ginocchio stesso, tutti spunti di valutazione che si mettono in campo caso per caso. Per questo consiglio di non dare retta ad amici o conoscenti che hanno avuto un’esperienza simile. La situazione potrebbe essere totalmente diversa dalla vostra!

La struttura che ha effettuato l’intervento ha il compito di seguire il paziente anche nella fase post operatoria?

Noi cerchiamo di seguire tutti i pazienti fino al raggiungimento dell’obiettivo concordato. Poi si apre la fase della guarigione biologica. Nelle strutture del Gruppo San Donato, quindi anche da noi a Milano, arrivano pazienti da tutta Italia, quindi, il «one to one» non sempre è praticabile direttamente da noi. Per questo abbiamo centri di collegamento in tutto il Nord Italia e non solo, cui trasmettiamo protocolli che il fisioterapista di turno seguirà secondo le nostre indicazioni. Anche questo aspetto è fondamentale per il paziente: il rapporto tra chirurgo e fisioterapista deve proseguire fino alla guarigione finale con continui feedback ed eventuale modifica del programma. 

Abbiamo citato il FISIoterapista, ma quando intervengono anche l’osteopata, il FISIatra, il chiropratico… 

Ci rendiamo conto non sia semplice per il pubblico stabilire i confini di queste professioni. In realtà ogni figura professionale ha un ruolo specifico in tutto il percorso preventivo, pre e post operatorio e di prevenzione secondaria, ovvero quella fase in cui si lavora per scongiurare una ricaduta. Bisogna prendere coscienza che un ginocchio lesionato difficilmente tornerà come prima ma, allo stesso tempo, ciò non significa che non si potrà più tornare a fare l’attività pre-infortunio. Non c’è una regola generale per stabilire a quale di queste 4 figure professionali riferirsi. Determinante è riconoscere le capacità professionali. Poi la trasversalità di pensiero nel sapere andare nel campo di un’altra persona, senza prevaricare, per costruire un lavoro di squadra oggi più che mai fondamentale. La responsabilità del risultato ce l’ha indubbiamente l’ortopedico, ma è proprio per questo che si dovrà avvalere di queste figure professionali senza le quali non è possibile costruire un percorso ideale. Tutte queste figure cercano di raggiungere lo stesso obiettivo con procedure differenti. L’ortopedico che ben conosce il paziente è in grado di suggerire a chi riferirsi, ma non lo farà da solo. Nel gioco di squadra entra una importante serie dei parametri elaborati grazie alla tecnologia, che diventano legge! 

In che senso, comandano i parametri?

Ebbene sì. Esistono strumentazioni altamente tecnologiche che elaborano una serie di dati per stabilire quali step conviene seguire. Se il risultato dice 9 mesi, anticipare a 6 metterebbe a rischio la guarigione. 

Volete dire che arriverà il giorno in cui una app mi sistemerà il ginocchio?

Fortunatamente no, in questo settore la presenza dell’uomo è insostituibile. I parametri sono essenziali per il risultato finale. L’iper-specializzazione e l’esperienza non possono essere sostituite dall’Intelligenza Artificiale. Certamente esistono macchinari per la fase riabilitativa che consentono di portare a termine un lavoro molto più preciso.

Migliorano le macchine ma i tempi di recupero sono sempre gli stessi…

Per assurdo la tecnologia ha eliminato il valore temporale, fine a sé stesso. Possiamo scoprire cosa riuscirà a fare il paziente dopo 6 mesi di lavoro o dopo 9. Oppure determinare con precisione l’obiettivo e avere una previsione sulle tempistiche.
La letteratura mondiale sta comunque abbandonando la tesi dei 6 mesi per spostarsi verso quella dei 9 mesi. Insomma, è pur sempre un ginocchio che rinasce!
GSD: la prevenzione possibile GSD: la prevenzione possibile GSD: la prevenzione possibile GSD: la prevenzione possibile GSD: la prevenzione possibile GSD: la prevenzione possibile GSD: la prevenzione possibile

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

Add Comment

Click here to post a comment