Tutti i nostri lettori conoscono l’importanza della scuola di sci, questa nota è dedicata a chi, sfogliando Sciare per la prima volta, viene fulminato dall’idea di diventare uno sciatore. Naturalmente a nessuno manca un amico che frequenta la montagna, che si proclama esperto e che sogna di fare il professore per riscuotere ammirazione e richieste di consigli. Dunque non è raro che il battesimo dello sciatore avvenga a cura del vicino di casa e non è neppure rarissimo che la vittima riesca a stare in piedi e a venir giù da una pista senza morire. Nell’ipotesi più felice il suo futuro sarà caratterizzato da una progressiva somiglianza con un cespuglio di tentacoli aggrappati a invocate maniglie immaginarie. Fin quando cambierà mestiere. Assai spesso la vittima è un bambino destinato ad assecondare le preferenze della mamma che nella maggior parte dei casi vota per quell’incontrollabile proiettile che è la slitta. Il motivo per il quale scelte di questo tipo hanno successo, è dovuto probabilmente alla modestia dell’immagine che la scuola in generale offre di se stessa.
Una povera scuola qual è quella italiana genera non soltanto sfiducia ma soprattutto comunica in silenzio la propria inesistenza. L’italiano ha così una conoscenza scarsa sia della scuola che dei valori di essa e, senza una mentalità adatta, non capisce quale relazione possa crearsi tra le proprie qualità, probabilmente inespresse e una cultura. Trasferita sulla neve, nel clima felice del tempo libero, questa situazione presenta un bilancio più positivo di quello che si riscontra in un discorso panoramico per la fortissima immagine che la scuola di sci italiana si è costruita nel tempo. L’eco della sua qualità è arrivata da noi, di valle in valle, di vetta in vetta, dallo stadio che ogni 4 anni ospita l’Interski. L’Interski è l’incontro di tutte le scuole sci del Mondo e ogni Paese presenta le proprie novità toniche e culturali legate all’insegnamento. La nostra immagine è strettamente legata al nome di Hubert Fink, il grande capo degli Istruttori, ovvero della Coscuma (Commisione Scuola Maestri) che già dal ‘71 condusse gli Istruttori all’Interski di Garmisch. L’Italia ottenne un successo clamoroso, in quanto il nostro programma, affidato a 13 Istruttori, proponeva una nuova progressione, sintesi centrata sull’analisi della sciata alla francese e della scuola austriaca. Inoltre Fink ebbe l’idea di mandare in scena una dimostrazione parallela tra sci agonistico e sci turistico. Erano stati scelti due testimoni per settore: Carletto Senoner affiancato da Enrico Demetz. Da quel giorno si è parlato della tecnica italiana come una delle migliori del mondo. Il riflesso più concreto di quel successo è da leggere in chiave turistica, nella corsa verso la neve italiana di inglesi, russi, tedeschi, polacchi, olandesi, finlandesi… Non a caso Hubert Fink divenne anche Presidente dell’Isia, l’International Ski Instructors Association. Intendiamoci, le classifiche dell’Interski non sono pubblicate ma sono leggibili sulla neve e valgono milioni! Non per nulla l’Austria, campione mondiale di turismo, trasmette regolarmente in diretta le esibizioni delle scuole sci durante l’Interski. La prossima edizione sarà tra 6 mesi a Ushuaia, in Argentina, sede abituale della preparazione estiva degli Azzurri. Non ci si illuda: niente Rai, anche se sappiamo che l’Amsi, che porta la bandiera italiana all’Interski, sta cercando vie perché ciò accada. Sarebbe stupendo, molto più bello, certamente utile, di una gara di Coppa del Mondo. Uno spot al nostro sistema turistico, sfruttando l’unica icona ancora intatta riconducibile allo sci: il maestro, la nostra scuola. Ma non è solo questione di immagine: i contenuti sono tra i migliori del mondo e la capacità di trasmetterli agli allievi è elevata, in molti casi altissima. Lo sciatore italiano ha la fortuna di potersi rivolgere a maestri che conoscono bene il significato di ogni gesto tecnico: i maestri sono circa 14 mila. Il numero continua a crescere, c’è posto per tutti, lo sciatore può giungere a interpretare lo sci in maniera tecnicamente impeccabile. E a vivere tutte le emozioni che nascono in un rapporto che nascono tra la tecnica, la capacità espressiva, la libertà di personalizzare l’assemblaggio dei gesti e di lasciare quindi sulla neve una traccia che è una firma. I meccanismi di base sono importantissimi e costituiscono il supporto delle successive evoluzioni in senso qualitativo. A scuola di sci bisogna andarci subito, come si mettono per la prima volta i piedi sulla neve o, meglio, sugli sci. E si deve poi continuare a frequentarla per progredire, correggere eventuali difetti, arrivare all’esecuzione perfetta del gesto. Siamo in mezzo alla vacanza lunga dell’inverno, il periodo ideale per divertirsi sulla neve con il sostegno dell’apprendimento tecnico che, se pretende un minimo di fatica e di impegno, ripaga subito questo «lavoro» dando sicurezza ai principianti, maggiori capacità a chi sa già stare sugli sci e avrebbe magari il desiderio di scendere a una velocità più elevata e di avvicinarsi un po’ di più alle maglie dei campioni del Circo Bianco. Conoscere gli attrezzi del mestiere, sci e scarponi, provandoli fino a trovare i più congeniali. Se tutto questo accade è merito della scuola italiana sci. Avvicinatevi a lei, conoscetela, vivetela. È il modo migliore per iniziare l’anno nuovo. Buon 2015!
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