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Elezioni Fisi: Roda e la continuità

Flavio, siete in quattro, te lo aspettavi?
Ognuno fa quello che meglio crede, l’importante è che chi si candida alla presidenza della Fisi abbia le idee chiare su che cosa sia realmente la Fisi. Dico la verità, io ho capito solo dopo due anni di presidenza che cosa fosse realmente la Fisi, cosa bisognasse fare e cosa girasse attorno alla federazione… una federazione molto complessa. Ricordo anch’io, quando mi sono candidato per la prima volta, preso dall’euforia del faccio, forco e brigo, pensavo di poter cambiare di tutto e di più, poi, ti trovi di fronte a mille balzelli con mille problemi e fai davvero fatica a interpretare le cose. Ci ho messo un po’ di tempo ma poi penso di aver capito come funziona. Certamente poi si può sempre far meglio, ma alcuni obiettivi li abbiamo abbastanza centrati. Adesso la Federazione è in sicurezza, ha la sua bella immagine, è chiaro però che non bisogna fermarsi, perché ci sono ancora tante cose da mettere a posto e migliorare.
Quasi tutti i candidati nel periodo elettorale fanno emergere principalmente atavici problemi: la base, ovvero gli sci club, sempre più soli e senza risorse,  la mancanza di Giovani e il loro abbandono… Sono questi i problemi a quanto pare irrisolvibili della Fisi?
Non è che la Fisi non li risolva mai. Diciamo che sono le questioni di cui uno può parlare facilmente. Come si fa a non parlare della base e dei Giovani. Il problema è la struttura federale: ci sono Comitati regionali, provinciali e sci club, quindi è normale che la base sia il problema più importante della Federazione. La discussione deve però concentrarsi sul funzionamento che la Fisi deve operare. I Comitati sono la Federazione sul territorio, dunque i primi interlocutori con le società, e sono proprio gli sci club che devono portare le risorse ai Comitati regionali, risorse che arrivano attraverso la Federazione centrale, ma il distinguo di tutto questo è il funzionamento della federazione. E oggi la Fisi è in grado di funzionare perché ha risolto i problemi economici e ha risorse quindi può intervenire sul territorio. Di sicuro non può intervenire direttamente sul club perché su 1.200 sci club sarebbe pressoché impossibile, nella considerazione che tutti hanno la medesima importanza, il piccolo e il grande. L’operatore diretto però dev’essere il Comitato regionale. L’aiuto che è possibile dare agli sci club, a parte i contributi elargiti in base alle graduatorie, ma stiamo parlando di una decina di società, si traduce in servizi, come ad esempio per ciò che concerne le gare, quello dei cronometristi e dei giudici. Qui la Federazione sta lavorando moltissimo attraverso l’informatizzazione affinché lo sci club possa avere meno uscite possibili. Tali servizi devono però sempre essere forniti dai Comitati regionali. Per tornare a bomba, è vero che questi aspetti vengono sempre tirati in ballo perché privi di una soluzione, ma alla fin fine è solo una questione di risorse.

Ora la Fisi le ha…
Sì ma è comunque tutto un giro. C’è bisogno di risultati importanti altrimenti non arrivano gli sponsor. Oggi la Fisi ha 20 milioni di entrate da privati, ma è una situazione davvero anomala se guardiamo in casa di altre Federazioni, quasi tutte messe maluccio da questo punto di vista. Sono messe come noi 5, 6 anni fa.

Roda al terzo mandato riuscirebbe a intervenire su questioni che non ha potuto risolvere in precedenza pur annunciandone a suo tempo l’interessamento?
Come dicevo prima, la struttura federale adesso sta andando verso la direzione dell’informatizzazione totale per avere più legami col territorio. Se uno sci club ha un problema da risolvere potrà mettersi in contatto con i referenti federali in maniera snella ed efficace. Poi molte cose che riguardano le attività sportive vere e proprie, ovviamente di tutte le discipline, che, ricordo, hanno ognuna esigenze ben diverse tra loro. Il primo intento è quello di creare i presupposti perché tutte rimangano in vita. Se ne chiude una non riaprirebbe più. Poi dobbiamo fare una riflessione importante sugli atleti in squadra, sia giovani che meno giovani. Negli atleti bisogna credere di più. Io ho fatto l’allenatore tanti anni e ho sempre creduto molto nei miei atleti, difendendoli anche quando erano indifendibili. La questione verte sulla fiducia e sul tanto declamato talento. Non si deve dare fiducia soltanto a chi ce l’ha. Ci sono ragazzi magari privi di quel qualcosa in più ma potenzialmente in grado di ottenere risultati migliori grazie al duro lavoro e all’impegno. La Federazione però dev’essere brava a fargli capire che crede in loro indipendentemente dal risultato ottenuto in quella gara. Tante volte bruciamo questi ragazzi perché non li consideriamo a dovere. Bisogna avere il coraggio di crederci di più. Basta vedere alcune classifiche, abbiamo dei Senior che vanno ancora come dei dannati dunque non vanno abbandonati e allo stesso modo credo sia il caso di dare ai Giovani più tempo per crescere.
Dunque il segreto è avere solo un po’ di pazienza in più?
Prima di tutto ci vogliono anche le risorse per perseguire questa strada, ma come abbiamo detto, oggi le abbiamo. Quindi bisogna non commettere gli errori del passato, quando a un certo punto si è chiuso il collegamento tra il vertice e la base della piramide. Ripeto, bisogna dare più fiducia sia ai Giovani che ai più esperti.
E’ per questo che si parla di buco generazionale nel settore maschile?
Sul buco non sono per niente d’accordo. Non si pensi che quei 4 o 5 gigantisti che abbiamo dietro non siano bravi. Posso assicurare che sono più bravi di quelli che ho avuto io nella famosa squadra di gigante. E’ che bisogna procedere come ho detto prima. Ci vuole uno staff dedicato, ma questo staff deve crederci. Perché se non sono i tecnici i primi a crederci, il gioco muore perché l’atleta si sente tradito dal sistema.
Quindi è anche un problema di staff
Ovvio. Devono essere differenziati e fare da punti di riferimento. Lo sci non è più come un tempo. Io ero da solo con 15 atleti. Non funziona più così, l’organico dev’essere più ampio e stare a stretto e continuo contatto con i ragazzi in tutto e per tutto.
Un’altra questione nei programmi futuri?
Tutto ciò che riguarda la ricerca e la medicina. Naturalmente seguiamo ciò che ci mette a disposizione il Coni. Da soli sarebbe impossibile procedere, ma dobbiamo dare maggiore importanza a questo, disciplina per disciplina. Per ricerca medica considero, oltre che il servizio di base di salute, controllo e supporto, anche quello della riabilitazione e della psicologia. Dobbiamo riuscire a trovare anche qui risorse importanti per poter mettere a disposizione degli atleti maggiore scientificità.

Dopo sei anni gli sci club hanno imparato a conoscerti, Cosa dirai in Assemblea per stupirli?
Se il mondo degli Sport Invernali mi ha conosciuto prima di tutto mi fa piacere, perché è importante sapere cosa gli altri pensano di te dopo aver scoperto pregi e difetti. Cosa dirò? Esprimerò un concetto molto semplice: naturalmente bisogna migliorare, però bisogna anche dare continuità a tutto quello che è il sistema perché io mi sono accorto, ma penso sia anche ormai un dato di fatto, che se tu nelle cose hai continuità, anche se non sono la massima espressione, ottieni dei risultati. Se continui a interrompere l’operato, bene o male riparti sempre da zero.
In campo internazionale non ne parliamo. All’ultimo consiglio Fis sono stato il più votato, ricordo invece il primo al quale mi presentai sei anni fa: ultimo punteggio! Sono inoltre riuscito a entrare nella Giunta del Coni, ed erano ben 21 anni che un rappresentante degli sport invernali non ci riusciva. E’ accaduto perché sono stato aiutato da chi ha creduto in me. Ma non è un fatto personale, dipende da ciò che hai saputo seminare e costruire La Fisi oggi è credibile e questo è più importante di qualsiasi altra cosa. Guarda gli sponsor che abbiamo oggi. Molti sono davvero importanti, disposti a firmare contratti a lungo termine. Questo non perché siamo simpatici, ma perché vedono che la Fisi investe sulle attività. Non mi interessano riconoscimenti personali, ma a coloro che ritengono abbia fatto qualcosa di buono dico che sono ancora disponibile a proseguire. Se l’Assemblea sceglierà di eleggere un presidente nuovo, potrò raccontare di aver consegnato al mio successore una Federazione ripulita dai debiti, con 1 milione e mezzo di utile senza aver fatto mancare nulla ai direttori sportivi delle rispettive discipline.

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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