Elezioni Fisi, Giorgi Scuri: “Dalla pista vedo tutto!”
L’allenatore bergamasco (Val Brembana) Giorgio Scuri compare nella lista dei candidati tra i tecnici. Abbiamo parlato spesso di lui da quando è approdato a Livigno per gestire le piste di allenamento di tutti gli atleti dello sci alpino che abitualmente frequentano il Piccolo Tibet. Ora questo rapporto è finito e sta per aprirsene un altro a Bormio, con incarichi similari “Non abbiamo ancora messo tutto nero su bianco ma ci siamo lasciati con una stretta di mano. A me basterebbe anche quella.”
Giorgio è dunque uno dei cinque candidati presenti nella lista dei tecnici, ma c’è un aspetto che lo contraddistingue. Non ci riferiamo, naturalmente al pedigree tecnico, perché sono tutti molto competenti nella loro professione con un background di valore. Eppure, Scuri vede le cose con occhi diversi.
Giorgio, è così?
Il nostro mondo non è che abbia tanti angoli di osservazione, ma indubbiamente la mia specializzazione mi ha portato a vivere e a vedere aspetti del lavoro cui da allenatore puro non avevo fatto tanto caso.
Spiegati meglio
L’allenatore arriva da me e si trova il terreno pronto dove piantare i pali. Ma non è sempre così, spesso c’è una preparazione sommaria della pista, la classica battitura e via, senza contare gli aspetti legati alla sicurezza. Io so cosa ha realmente ha bisogno il tecnico quando si presenta in pista in base anche alla tipologia di atleta dai piccolini a quelli di Coppa del Mondo. Non è la stessa cosa.
Non sarà per questo che ti candidi…
Sai come funziona, nella maggior parte dei casi ti chiamano, chiedono la tua disponibilità sia per offrire alla Fisi la tua competenza, sia perché il tuo club e la tua zona geografica possano essere rappresentati. Intendiamoci, non per opportunismo. Per uno sci club, nel mio caso il Radici, è un motivo di enorme orgoglio avere un proprio affiliato al tavolo delle decisioni.
Cosa vorresti decidere?
Non mi presento con la presunzione di dire come devono essere le cose che per quanto so vanno già abbastanza bene. Il Consigliere tecnico non è il presidente, non deve disegnare progetti globali o imporre nuovi sistemi. Questo ruolo io lo interpreto in un unico modo: raccogliere le esigenze degli allenatori e battermi per consentire loro di lavorare nelle condizioni migliori possibili.
Come pensi di fare? Ti attacchi al telefono e fai un sondaggio?
Al telefono direi di no, ma non escludo di proporre un sondaggio. Al di là di questo, mi presenterei in Fisi con una parola d’ordine: Dialogo! Significa saper ascoltare e sapere trasmettere. In Italia ci sono fior di allenatori che non lasceranno mai il campo per andare dall’altra parte della barricata, ma un bravo consigliere tecnico è colui che li interpella e condivide più cose possibili. Dunque, non si tratta di stilare una lista di cose che non vanno e poi andare dal presidente e farsi sentire. Chiunque sarà eletto dovrà assumere le sembianze di un ponte tra la base e il vertice con una serie di proposte che vanno comunque discusse. Probabilmente gli sci club più grandi e organizzati non hanno bisogno di nulla, ma sai quanti sono invece i più piccoli, privi di risorse, armati solo di passione che con poco potrebbero avere una strada più agevole?
È un sistema che la Fisi non adotta?
Credo che ci siano tante parole in pista ma lì rimangono perché si sa che tanto non c’è nessuno che ascolta. Non c’è nulla di sbagliato in Fisi per il settore allenatori, però siamo ancorati a un sistema che va avanti da solo, senza migliorie e accorgimenti che potrebbero agevolare il lavoro sul campo. Non essendoci il giusto coinvolgimento un allenatore non spreca nemmeno il fiato per farsi sentire presso il tessuto politico e cerca di trovare semplici adattamenti per superare gli ostacoli che incontra. Io non ho la soluzione in tasca, ma prenderei questo incarico col massimo impegno per fare da garante nelle sedi opportune. Ripeto le idee ci sono ma il ponte che le porta in Fisi probabilmente non funziona così bene.
Perché Giorgio Scuri e non un altro tra i candidati?
Ognuno ha le proprie caratteristiche. Le mie le abbiamo descritte. Aggiungerei l’esperienza che ho maturato avendo avuto a che fare con squadre di tutto il mondo. D’accordo, preparo al meglio le piste, ma finito quel lavoro rimango lì. Vedo il sistema di allenamento di Kristoffersen, della Shiffrin e di tanti atleti della Coppa del Mondo. Ma la mia esperienza non si riferisce soltanto al rapporto con le squadre. Ad esempio, nel 2006 ho lavorato per le Olimpiadi come tecnico della sicurezza per le reti A, sulle discipline veloci sia maschile che femminile. Poi, due stagioni in coppa del mondo femminile, discipline veloci, per conto della Maplus, quindi per tutti i team. Come allenatore, una stagione in Coppa Europa e col Comitato provinciale di Bergamo. Quindi sono incappato in quel diavolo di Livio Magoni quando seguiva Petra Vlhova: due anni a Foppolo per allestire i campi di allenamento. In quel periodo si aggregarono anche Lara Gut, la squadra tedesca e il Canada. Nel periodo della pandemia mi sono infine trasferito a Livigno fino alla fine di questa stagione. Dimenticavo, non è un’esperienza di neve, ma aver fatto il tedoforo in Corea per le Olimpiadi è stato proprio emozionante!
Con Livio hai mantenuto i rapporti?
Quasi tutti i giorni. Se non è una telefonata, è un messaggio.
E cosa pensa della tua candidatura?
Non gliel’ho ancora detto. Gli manderò il link dell’articolo. Mi chiamerà sicuramente e sono certo mi riempirà di consigli. Livio ma anche tanti altri che ho avuto modo di frequentare in 30 anni di attività
Sarai sostenuto dalle Alpi Centrali?
Ho preso contatti a votazioni concluse, comunicando la mia decisione valutata in maniera positiva. Tuttavia c’è una situazione complessa dal momento che non sono l’unico candidato dell’AC e una federazione non può essere rappresentata da un unico territorio.
Il direttivo mi conosce da una vita, in particolare il Presidente Franco Zecchini, ma apprezzo molto che le indicazioni non siano condizionate dai rapporti di amicizia. Che sia eletto o no il nostro rapporto non cambierà di una virgola. Così come l’elezione non modificherà la mia vita. Mi piacerebbe far parte del consiglio perché sarebbe una bella esperienza: l’aspetto politico è l’unico che ancora non ho vissuto in questo settore. Anche se continuerei a parlare nella mia lingua, quella tecnica che va dritta al sodo senza i se, i forse, i può darsi.
Andrai per sci club?
Ma no, quello è un percorso che certamente devono fare i Presidenti. Il mio lavoro mi ha portato a intraprendere rapporti di collaborazione con una serie infinita di sci club, che poi sono quelli che andranno a votare. Riunirli in una saletta per dire, ragazzi, mi candido per la Fisi, votatemi, non sposterebbe nulla, perché nulla potrei aggiungere rispetto a quanto già sanno di me.
E la signora Carola Berera?
Continua a gestire col suo babbo il rifugio sul Monte Avaro, a fare la moglie e la mamma dei nostri piccoli Guido e Bruno, naturalmente sciatori. Diventano pazzi anche per il Downhill bike e per stargli dietro e domarli, ci vuole ben altro che essere consiglieri! (ilarità). Carola ha condiviso in pieno questa idea. Siamo tutti nati nel mondo dello sport, poche regole ma ben scritte e non smetteremo mai di seguirle. È poi sempre molto contenta quando affronto nuove sfide perché mi è sempre stata molto vicina quando ho dovuto superare quelle più difficili. Questa non regge il confronto con altre, ma vincerla sarebbe da pelle d’oca! isi Giorgi Scuri: Elezioni Fisi Giorgi Scuri: Elezioni Fisi Giorgi Scuri:
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