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È ufficiale: Iva al 5% per le scuole di sci

Amsi (associazione Nazionale dei Maestri di Sci) e Colnaz (Collegio Nazionale dei Maestri di Sci) incassano un grande risultato per l’intero movimento dell’insegnamento dello sci: grazie al decreto-legge pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 9 agosto scorso ed entrato in vigore il giorno successivo, ma tramutato in legge pochi giorni fa (3 ottobre), le scuole di sci e i maestri di sci per lo svolgimento dell’attività di insegnamento anche in forma organizzata potranno godere dell’aliquota Iva del 5%, ovvero la minima possibile.

Qualche maestro potrebbe obiettare: «Ma come, fino a ieri non eravamo assoggettati a Iva mentre ora dobbiamo versare il 5%, dov’è la convenienza?».

La convenienza è enorme ed è bene spiegare il perché ripercorrendo le tappe salienti che hanno portato a questo risultato sicuramente apprezzabile.

È vero, fino a oggi, o meglio, fino al 9 agosto, le prestazioni didattico formative, offerte dalle scuole di sci riconosciute dallo Stato tramite le Regioni e le Provincie autonome, godevano di un regime di esenzione Iva. L’Italia riteneva di applicare l’esenzione iva alle scuole di sci in quanto equiparate agli istituti scolastici. Ma su questa interpretazione, affermata in diverse occasioni, prima dal Ministero delle Finanze poi dall’Agenzia dell’Entrate per quasi mezzo secolo, si sono sovrapposte alcune novità importanti.

Le antenne si sono alzate più del solito nel 2019 in seguito a una sentenza della Corte di giustizia Europea sulle Scuole Guida che non potevano più godere dell’esenzione Iva. Non si citavano le scuole sci, ma si rimaneva su un confine labile. I team di Amsi e Colnaz, all’epoca presieduti da Maurizio Bonelli e Beppe Cuc, assieme a un pool di avvocati e commercialisti per mettere le mani avanti approfondirono la situazione nell’ottica dell Direttiva europea Iva (Direttiva 112 del 2006) e degli orientamenti emergenti dalle sentenze europee in materia. 

Da parte sua, il Governo modificò la norma sulle scuole guida lasciando inalterato il testo della norma applicata anche alle scuole di sci. Tutto a posto dunque? Mica tanto, perché l’anno successivo, nel 2020, la Corte Europea emise una sentenza riguardante le scuole di nuoto tedesche, entrando nel concetto dell’insegnamento scolastico, letto come insegnamento non specialistico all’individuo a 365 gradi presso istituzioni scolastiche in senso stretto e universitarie, con l’eccezione della formazione professionale. Questo fece scattare un altro campanello d’allarme, perché le scuole di sci non curano certo la formazione professionale quale attività principale. 

La prospettiva sicura per le scuole di sci era di ricevere accertamenti fiscali molto pericolosi, almeno dal 2020 a oggi. In difesa della categoria si poteva provare di far leva sul principio del legittimo affidamento, riconosciuto dal diritto europeo e italiano, dal momento che, è bene ricordarlo, l’Iva è un’imposta europea, all’interno della quale i Paesi hanno poca possibilità di manovra. Le esenzioni, ad esempio sono disciplinate dalla direttiva europea (Direttiva 112/2006).

Serviva, dunque adottare una strategia. 

Tirando una riga: per il passato, l’Iva era dovuta, con sanzioni elevatissime e interessi e si poteva cercare di difendersi, invocando la tutela dell’affidamento, alla luce dei documenti dell’amministrazione finanziaria italiana, tutti a favore dell’esenzione Iva, per l’insegnamento allo sci, tuttavia radicalmente contrari al diritto europeo. Per il futuro, era chiaro che la direzione europea aveva «staccato» l’insegnamento scolastico (esente) da quello sportivo (da sottoporre a IVA). 

Si sa che dal 1° gennaio 2025 in Italia (a meno di ulteriori proroghe), saranno esenti da Iva gli insegnamenti sportivi fatti da Associazioni sportive dilettantistiche riconosciute dalle singole federazioni e dal Coni, anche se svolte nei confronti di soggetti non associati. Tuttavia, si tratta di enti non lucrativi a differenza delle scuole di sci, che perseguono uno scopo di lucro e, pertanto, sottoposte a Iva.

Nel frattempo, avviene una svolta decisamente importante perché una modifica alla direttiva europea Iva, varata nel 2022 consentiva agli Stati membri la possibilità di fissare aliquote agevolate Iva per le attività di insegnamento sportivo, purché recepite entro il 31 dicembre 2024.

A questo punto Amsi col presidente Luciano Stampa e Colnaz col presidente Luigi Borgo,

su suggerimento dei propri consulenti, disegnano una nuova strategia e incontrano l’istituzione governativa di riferimento, ovvero il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF). 

In un incontro al MEF da parte dei vertici Amsi e Colnaz e dei loro professionisti, alla presenza del ministro Giancarlo Giorgetti e del viceministro Maurizio Leo, assistiti dai funzionari ministeriali e della Ragioneria dello stato, viene proposto di assoggettare l’insegnamento dello sci all’aliquota agevolata più bassa possibile, ovvero, quella del 5% in luogo di quella del 22%, che doveva essere applicata almeno dal 1° gennaio 2020 (esiste anche del 4% ma solo per i beni di prima necessità). Va considerato che sono pochissime le attività che godono di questa agevolazione introdotta con la tabella A, parte II-bis, del DPR 633 nel 1972.

Ecco, questa è la sintesi di un lungo percorso durato ben 5 anni e che ha dovuto fare anche lo slalom nel complicatissimo periodo Covid, dove l’Europa e naturalmente l’Italia, hanno dovuto affrontare problematiche ben più importanti. Anche per questo il risultato ottenuto è da celebrare con enfasi. 

Amsi e Colnaz hanno saputo muoversi con intelligenza tattica, senza alzare mai la voce, ma individuando le strategie migliori che potevano fare breccia nel complicato sistema politico sia nazionale che europeo.

In definitiva dal 10 agosto 2024 è entrata in vigore questa testuale normativa:

«La tabella A, parte 2 Bis (aliquota 5%) del decreto del Presidente della Repubblica, 26 ottobre 1972, numero 633 (Normativa italiana sull’Iva) è giunto il seguente numero: 1-septies: erogazione di corsi di attività sportiva invernale, individuata dalle Federazione di Sport Invernali riconosciute dal Coni, impartiti anche in forma organizzata da iscritti in appositi albi, regionali o nazionali». 

Il riferimento, dunque, è per i soli maestri di sci, le uniche figure ad avere un albo professionale. È chiaro che non rientrano in questa normativa le attività collaterali, come lo sci d’erba o lo skiroll, in quanto non sono sport invernali. Mentre sono considerate le scuole di sci alpino, fondo, snowboard, ma soltanto per l’attività di insegnamento e per le eventuali attività accessorie allo stesso. 

Anche il maestro che non fa parte di alcuna scuola sci può godere di questa normativa. A dir la verità non ci saranno molti casi in questo senso, poiché chi agisce individualmente di solito utilizza il regime forfettario (fino a 85.000 euro). 

Altro risultato importantissimo. L’introduzione della norma mette anche una pietra tombale sul passato,

il rischio più elevato dell’intera faccenda. L’articolo 5 del decreto legislativo del 9 agosto 2024, nr. 113 (decreto Omnibus), contiene al punto 3 una norma fortemente richiesta da Amsi e Colnaz, ovvero una sanatoria sul passato. Così recita il decreto: «Le prestazioni rese prima del 10 agosto 2024 si intendono comprese tra quelle esenti ovvero, qualora ne ricorrano le condizioni, tra quelle di cui all’articolo 4, comma 4, D.P.R. 633/1972, tenendo sempre conto anche di quanto previsto dall’articolo 90, comma 1, L. 289/2002. È, inoltre previsto che sono fatti salvi i comportamenti dei contribuenti adottati prima del 10 agosto 2024».

Senza una tale norma, l’Agenzia delle Entrate avrebbe potuto fare accertamenti alle scuole sci sul periodo dal 1° gennaio 2020 fino al 10 agosto 2024, chiedendo il pagamento Iva sui compensi percepiti in questi 4 anni, con sanzioni ingentissime e interessi al 4% all’anno. Pertanto, gran parte delle scuole di sci avrebbero inevitabilmente chiuso i battenti! 

La memoria va al 2011, prima delle sentenze della Corte di giustizia europea, quando alcune scuole sci di Cortina subirono un accertamento fiscale dal quale risultarono circa 3 milioni e mezzo di euro di Iva non pagata negli ultimi 5 anni, più le sanzioni e gli interessi. Cifre ovviamente insostenibili. Per fortuna non vi fu alcun procedimento poiché prevalsero le normative che dal 1972 non erano mai cambiate. Ma il rischio fu davvero enorme. 

Va, infine, osservato che l’imponibilità all’Iva dei compensi dei maestri e delle scuole di sci consentirà la detrazione dell’Iva sugli acquisti (divise, attrezzature, sistemi di gestione, ecc.), riducendo così ulteriormente l’impatto dell’aliquota minima dell’Iva dovuta al fisco. r

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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