Il “Pensiero di un maestro di sci” di oggi si intitola:”Due pesi e due misure”.
In attesa di risposte dal CTS alcune considerazioni vanno fatte. Anche perché qualcosa proprio non torna. Iniziando dal contingentamento degli imbarchi per l’utilizzo degli impianti di risalita da parte degli sciatori.
Sui mezzi pubblici, adesso che probabilmente riapriranno le scuole, nessun piano da parte del Governo. Si parla di ipotetici orari scaglionati per l’ingresso in aula degli alunni, così da non creare affollamenti in metro, sui tram o sui bus di linea.
Al contrario, per gli impianti, che sono nella maggior parte dei casi privati, massimo rigore (peraltro rispettato anche in estate), mentre per le aziende pubbliche di trasporto, soltanto proposte e nulla di concreto, oltre al solito scarica barile delle competenze tra Comune, Regione e Stato.
Da parte del CTS, raccomandazioni a non affollare i mezzi. Due pesi e due misure.
Siamo chiusi ma quali dati scientifici giustificano tale scelta?
Gli impiantisti, e con loro tutto il comparto della montagna, speravano in una apertura per questo 7 gennaio, rinviata però per le nuove aggiunte richieste dal CTS al protocollo presentato dall’Anef e visto (soltanto!) lo scorso 24 dicembre.
In attesa del “pista libera” ci sono naturalmente anche le scuole di sci, i maestri, con linee guida presentate da Amsi e Collegio assolutamente sicure. Ma che non lavorano.
Lo stesso vale per alberghi, bar e ristoranti (non soltanto per quelli di montagna) che, nel rispetto del precedente DPCM, hanno ottemperato a norme di distanziamento, igienizzazione dei propri locali e quant’altro, per poi essere nuovamente chiusi. Alla faccia di chi diceva: “Facciamo sacrifici adesso per poi passare un Natale felice”. Infatti!
L’apertura degli impianti è diventata una rincorsa contro il tempo per salvare almeno in parte la stagione. Le Regioni alpine fortunatamente si stanno muovendo, chiedendo al Governo risposte in tempi brevi attraverso richieste scritte e ben motivate.
Nel frattempo le proteste dei maestri, ultima in ordine di tempo quella dell’Abetone, a cui si sono aggiunti anche i rappresenti regionali dell’Anef e di Ferdfuni Italia, dimostra come il sistema montagna si stia sempre più compattando per avere risposte precise di date certe.
A Milano è scesa la neve e alcuni quotidiani hanno pubblicato foto di gente che ai parchi (poi chiusi) si divertiva a sciare. Di contro fa impressione vedere in TV le gare di Coppa del Mondo senza pubblico. Qualcosa vorrà pure dire?
Basta con questo accanimento contro lo sci. Coloro che rappresentano istituzionalmente la montagna stanno mantenendo da sempre un dialogo costruttivo con Roma, ma il “vero” problema è che Roma non ascolta o se ascolta, rinvia. In data da destinarsi.
Ma a marzo per moltissime località la stagione finisce. E non saranno certo i ristori a compensare la chiusura.
Intanto gli “atleti di interesse nazionale” possono continuare a sciare: in quelle stazioni che lo consentono, per amore dello sport, mi piace ricordare. Troppo poco per essere contenti. Lo sci è di tutti e per tutti. Due pesi e due Due pesi e due
Walter Galli
P.S. Il futuro dipende da ciò che si fa oggi. (Mahatma Gandhi).