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Davide Bendotti

In quattro anni è passato dall’esordio sulla neve al dodicesimo posto al mondo nell’amato slalom alla Paralimpiade di PyeongChang. Lo sci alpino paralimpico ha permesso a Davide Bendotti di mettere in luce il suo talento e di riuscire a superare quell’incidente che, il 22 luglio 2011, ha portato all’amputazione della sua gamba sinistra e gli ha portato via il suo migliore amico Alessandro. Gara dopo gara, a cominciare dalla prima sulla pista di Pratonevoso sul finire di marzo del 2014, il ventiquattrenne di Colere ha ricostruito la sua vita e ora è pronto a ripartire verso un nuovo quadriennio con entusiasmo intatto.

Mauro bendotti nel gigante di Pyeongchang (Foto Mauro Ujetto/LaPresse)

«Lo sport mi ha dato tantissimo. Innumerevoli gioie, grandi soddisfazioni e anche alcune delusioni che però aiutano a crescere e maturare – racconta -. Dal punto di vista umano, dopo l’incidente, mi è servito tantissimo. Ho ripreso in mano la mia vita e conoscere persone con i miei stessi problemi, o persino peggiori, mi ha aiutato a crescere». In estate si è tenuto in forma tra bici, un’altra delle sue passioni, e palestra. Ora è tempo di tornare sul manto bianco, per far fruttare il duro lavoro di preparazione fisica degli ultimi mesi. «L’obiettivo del quadriennio appena concluso era di conquistarmi la qualificazione per i Giochi di PyeongChang. Ci sono riuscito e sono contento per me e per la mia società – prosegue il portacolori della Polisportiva Disabili Valcamonica -. Ciò che mi ha dato più fiducia è che ogni anno ho fatto un passetto avanti nel mio percorso di crescita e in Corea del Sud, nella gara più importante, ho ottenuto il mio miglior risultato in carriera. Non ho sofferto la pressione e sono riuscito a esprimermi al meglio: senza dubbio è un ottimo segnale da cui ripartire per i prossimi traguardi. Sono ben consapevole di dover migliorare ancora tanto».
Nella categoria Standing però gli atleti con la disabilità di Davide attualmente sono svantaggiati rispetto ad atleti che presentano altri deficit fisici: il cronometro, infatti, scorre a velocità differente in base alla classificazione internazionale dell’Ipc, ma al momento sembra costituire un ulteriore handicap per coloro che gareggiano in equilibrio su di un solo arto inferiore.
«Mi ha stupito vedere che altri ragazzi “monogamba” come me prendessero distacchi abissali in tutte le gare – spiega -. Non cerco alibi, ma quest’estate ho mandato una mail al rappresentante degli atleti a livello internazionale e spero che qualcosa si muova. Non ho ancora avuto risposta però, nel frattempo mi sono accorto che qualcosa nel “crack-system” è cambiato. Vedremo come andrà quest’inverno, io comunque cercherò di andare più forte che posso: ai prossimi Mondiali vorrei entrare nella top 10 di slalom».

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Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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