Ha tutte le nocche delle mani rovinate e segnate. Sono i pugni sul tavolo che Luciano Magani, 55 anni di Sestola, da 25 stagioni direttore scuola sci locale (è stato il direttore più giovane d’Italia), nonché Presidente del Collegio nazionale dei maestri di sci dal 2002, dà per ottenere le cose. È un’azione figurata naturalmente, ma questo è il suo temperamento. E funziona, perché le sue non sono mai state urla di rabbia o di nevrosi, ma il volume in certi casi aiuta per far arrivare alle orecchie di chi conta la voce dei maestri di sci. «Siamo 14mila, possiamo essere considerati pochi o un piccolo esercito, dipende da chi ti ascolta, ma soprattutto quando vai a Roma, nel palazzo dei bottoni, le carezze devi tenerle in tasca».
L’azione politica però prevede quasi sempre un «do ut des». «Ma io non sono un politico e non lo sarò mai. Sono un pragmatico, uno diretto, non uso giri di parole».
Indossare la divisa del maestro è sempre stato il suo sogno: «Avevo una certa rabbia perché i miei coetanei erano tutti di Sestola, io invece ero in Collegio a Modena. Almeno una volta alla settimana saltavo giù dalla finestra, salivo sul primo bus e raggiungevo il Cimone. Volevo prendere quella patacca a tutti i costi».
Poi un giorno conosce un maestro che aveva fondato il sindacato dei maestri emiliani (non c’era ancora l’Amsi). «E lui mi ha fatto capire quali fossero tutti i problemi della categoria». Uno tra tutti l’abusivismo: «A quell’epoca c’era ancora l’Amsci e in giro se ne vedevano di tutti i colori. Mi veniva una rabbia… Così, con l’aiuto di Flavio Roda che collaborava con il sindacato, sono andato a Roma a parlare di questo con Nilde Jotti e riuscii a bloccare una legge regionale che permetteva loro di insegnare».
ABUSIVISMO SCOMPARSO?
«Scomparso!»
Luciano Magnani è il terzo presidente nella giovane storia del Colnaz (1994), che ha avuto la prima direzione di Italo Mazzonelli, seguito da Saverio Blandino, poi nel 2002 è arrivato Luciano…
«Nel 1998 sono stato eletto presidente del Collegio dell’Emilia, poi nell’assemblea elettorale del Collegio, Giacomo Bisconti, attualmente direttore della Coscuma, ma già da allora presidente del Collegio della Toscana, propose il mio nome e dal 2002 ricopro questo ruolo.»
SEI PRESIDENTE DA UN BEL PO’…
«Pensa che la prima cosa che ho fatto è stata quella di fissare a due mandati di 4 anni il tempo massimo di presidenza, poiché nello statuto non vi erano regole a proposito».
Ma ne sono passati 12…
«Perché durante l’ultimo consiglio pre-elettivo mi fu chiesto all’unanimità di restare. Una gran bella soddisfazione».
Si vede che sei riuscito a ottenere un bel po’ di cose…
«In effetti. Ma sai, le cose sono tante e alcune proposte devono arrivare a compimento poiché l’iter non è mai breve. Ormai la partita più tosta non è certamente a livello regionale o nazionale. Parliamo di Europa».
Quindi il tiro si è spostato a Bruxelles?
«Esattamente. Avevamo già affrontato l’argomento «Memorandum», ovvero del bollino Mou su Sciare. Ebbene, si tratta del libero insegnamento della professione in Europa. Significa che un maestro tedesco, dotato di bollino Mou, può insegnare in Italia, Francia…»
È stato difficile ottenere questo?
«Altrochè. Innanzitutto si sappia che da noi esiste un unico livello quale maestro di sci, ma in tanti altri Stati ce ne sono tre. Il bollino Mou serve per identificare il livello massimo del maestro che sarà dunque l’unico a poter godere di questa opportunità. Quindi se sulle piste italiane vediamo un maestro straniero senza il bollino Mou, è un abusivo! Questo passa anche attraverso l’Eurotest (si organizzano 15 prove in tutta Europa ogni anno): una prova di slalom gigante dove bisogna stare entro un certo tempo. Se non ce la fai, rimani fuori».
È servito?
«Certo, ad esempio da noi, il memorandum ha permesso alle Regioni confinanti, di non essere invasi da maestri stranieri, di livello inferiore».
Chi si occupa di questo in Europa?
«Direttamente il Commissario europeo con la commissione delega. Sai quante trasferte assieme ai miei collaboratori? Soprattutto con Giuseppe Cuc che ha seguito il tutto con grande professionalità. Da considerare che oltre all’Eurotest è stata inserita anche la prova denominata Eurosecurité, che, come fa intuire la parola stesa, si rende utile per occasioni di sicurezza in pista, per tutelare l’allievo».
Per riassumere, maestro di primo livello, Eurotest e Eurosecurité: ma sono passaggi obbligatori?
«Per essere iscritti all’albo, tutti i maestri dal 2012 in poi sono obbligati a superare l’Eurotest».
A livello europeo quanti maestri sono coinvolti?
«Considerando Italia, Germania, Austria, Francia e altri, da 28 a 30mila. 14mila solo in Italia, ma si consideri che da noi il maestro ha un unico livello, negli altri paese sono tre, dunque solo una parte può ottenere il bollino blu».
Gli Svizzeri sono fuori?
«Sì, non fanno parte della Cee. Se un maestro svizzero vuole insegnare da noi, deve inoltrare domanda alla Conferenza dei Servizi a Roma».
Torniamo a casa nostra, cos’ha fatto il Colnaz sul territorio con il tuo mandato?
«L’operazione più importante è stata quella di aver unificato le selezioni di maestro in tutte le Regioni. Prima ognuna faceva come le pareva perché sono le Regioni che legiferano in materia. Significa che ora in tutte le selezioni c’è una discesa cronometrata in gigante, prova inopinabile!»
Ma c’è ancora bisogno di maestri nuovi?
«Ebbene sì, anche questo periodo natalizio, seppur colpito dalla siccità, ha dimostrato che maestri in più avrebbero lavorato. Bisogna invece capire bene cosa accadrà nel settore snowbard, ovvero se tra due o tre anni questo mercato resisterà, visto che statistiche inequivocabili vedono la disciplina in calo»
Anche per il maestro di snowboard c’è il memorandum?
«Ancora no, ma ti devo dire che, almeno per quanto concerne il futuro del maestro italiano, c’è l’idea del maestro globale. Dobbiamo arrivare in 100 giorni a formare un maestro di alpino e di snowboard. L’obiettivo del corso sarebbe quello di portare il maestro di sci alpino a insegnare lo snowboard nei suoi primi livello, e quello di snowboard e di nordico a insegnare l’alpino a livello bronzo. È un punto molto delicato questo, perché molte Regioni ancora non la vedono così. È anche un fatto culturale. Il maestro di sci non più giovanissimo, è legato alle proprie origini, per cui questa evoluzione non la vede proprio di buon occhio».
Come la mettiamo col freeride e il freestyle?
«Appunto, vedi? Bisogna formare un maestro globale, un maestro che sappia fare tutto».
Fammi capire, ad esempio, esisterebbe un maestro di sci alpino con specializzazione in altre discipline?
«Tasto dolente, perché noi abbiamo creato la figura e non la specializzazione. La figura è riconosciuta dalla legge, la specializzazione no. Ci dobbiamo ancora lavorare».
Dipenderà da come si configurano i dialoghi tra le Regioni?
«Ma guarda, da emiliano ho la fortuna di avere un carattere aperto, sul dialogo non c’è proprio alcun problema. Poi bisogna anche saper mediare, perché esistono le Regioni alpine ben più «ricche» rispetto a quelle del centro-sud, decisamente più povere. Ogni Presidente ha delle esigenze diverse nel proprio territorio e bisogna saper ascoltare tutti. Penso di esserci riuscito se non altro perché nei nostri Consigli (4 consigli del direttivo all’anno più 4/5 consigli di Presidenza) la partecipazione è pari al 99 per cento di presenze!»
Cosa manca alla lista dei tuoi desideri?
«Sono dieci anni che sto lavorando per far rientrare nel Collegio Nazionale l’Alto Adige, Regione autonoma, dove esiste la seconda figura, l’allievo maestro, abilitato a insegnare sul suo territorio. Fatto che scatenò l’ira del presidente Blandino e la relativa fuoriuscita dal Colnaz dell’Alto Adige. Per il loro mercato avevano assolutamente bisogno di questa seconda figura. Colnaz e Alto Adige devono riavvicinarsi assolutamente. Spero che nel 2015 ciò avvenga».
A quali operazioni andate in porto sei più affezionato per non dire soddisfatto di averle portate a termine?
«Sono due: la prima è di aver avvicinato i maestri di sci alla politica. Sono stato ricevuto sia dal Presidente Ciampi che da Napolitano. Faccio parte del gruppo parlamentare «Amici della Montagna», su invito di Franco Frattini, ex Ministro degli Esteri, ho organizzato come Colnaz tre criterium internazionali tra i parlamentari sciatori. La seconda è quella di aver conferito ad Alberto Tomba il titolo onorifico di maestro di sci e di seguito a Giuliano Razzoli. Per titoli sportivi non hanno dovuto seguire il corso. Mi sembrava giusto che personaggi che portano in alto il nome dell’Italia nel Mondo grazie a vittorie Olimpiche potessero beneficiare di un distintivo che porta onore a loro ma anche alla categoria. Vado anche fiero, assieme al Consiglio, di aver bloccato, grazie anche alla Fisi, i corsi abusivi organizzati da maestri italiani per paesi esteri come il Montenegro e l’Albania che rilasciavano diplomi non riconosciuti dal nostro Stato. Vado fiero anche di un altro aspetto: fin dall’inizio ho instaurato con tutti i consiglieri un rapporto di amicizia e di rispetto, consapevole che tali valori rimarranno integri anche quando altri prenderanno il nostro posto. In tutti questi 12 anni, raramente si è ricorsi al voto e quando è accaduto si è risolto all’unanimità. Gran parte della mia vita, visti i ruoli istituzionali che ho ricoperto, l’ho dedicata alla tutela della professione del maestro di sci, cercando di convincere le nuove generazioni dei paesi di montagna di rimanere legati alle proprie tradizioni, alle proprie radici e al territorio, per contribuire ognuno con le proprie risorse a migliorare il tessuto economico e di vita locale. In questi miei mandati è giusto ricordare un grande amico che mi ha aiutato nei momenti difficili, ma che purtroppo ci ha lasciato, il grande Gaetano Coppi».
Ti abbiano visto poi stringere la mano a Papa Ratzinger…
«Mamma mia che emozione! Siamo stati convocati in Vaticano assieme a 300 maestri di sci nella Sala Clementina. Un momento indimenticabile. Peccato che ciò non sia accaduto con Papa Giovanni II, grande amante dello sci».
ILl Papa, Presidenti della Repubblica, Senatori…
«Se il Collegio Nazionale ha ottenuto questi risultati e adesso è conosciuto a livello Nazionale ed internazionale è grazie anche alla fattiva collaborazione del mio Consiglio di Presidenza e soprattutto di tutto il Direttivo che con passione e competenza ha affrontato e risolto i problemi cercando di non pensare al proprio orticello, ma a un grande campo e di questo ne sono contento perche è stato sempre quello che ho voluto trasmettere».
Quest’anno, le elezioni Colnaz? Ti ripresenti?
«Solo se me lo chiedono i miei collaboratori, se me lo chiedono i Consiglieri. Sai, la situazione oggi è abbastanza complessa. A livello personale, sono partito dalla scuola di Sestola, poi in Regione, poi a livello nazionale, infine in Europa. La gestione non è cosa semplice. Devo portare anche avanti l’attività turistica a Sestola dove gestisco un campeggio».
Su cosa dovrà impegnarsi di più il prossimo Presidente?
«Quando sono arrivato io c’erano 13 Collegi, oggi sono 17, ma dobbiamo fare in modo che ogni Regione sia rappresentata. Ad esempio la Campania non c’è. Si deve poi continuare a mantenere la massima collaborazione con l’Amsi e la Fisi. Se ognuno rispetta i propri ruoli e le rispettive competenze, problemi non ce ne sono».
Su cosa dovrà impegnarsi di più il prossimo Presidente?
«Se il Collegio Nazionale ha ottenuto questi risultati e adesso è conosciuto a livello Nazionale ed internazionale è grazie anche alla fattiva collaborazione del mio Consiglio di Presidenza e soprattutto di tutto il Direttivo che con passione e competenza ha affrontato e risolto i problemi cercando di non pensare al proprio orticino ma a un grande campo e di questo ne sono contento perche è stato sempre quello che ho voluto trasmettere».
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