Spesso tanti appassionati dello sci ci chiedono come nasce e si sviluppa la tecnica di insegnamento per gli utenti finali e come un’idea, un gesto, una curva, un movimento si trasformano in concetti tecnici e quindi fruibili al grande pubblico degli sciatori.
Le strade per arrivare a definire la tecnica sono molteplici, ma tutte sono figlie di ciò che accade in Coppa del Mondo. è proprio dall’agonismo che nasce l’evoluzione del gesto. Poi naturalmente ciò che avviene in curva nelle diverse specialità dello sci alpino viene tradotto e adattato alle esigenze della pista dagli istruttori nazionali, dopo anche diversi confronti con gli allenatori, coloro che tutti i giorni vivono a stretto contatto con gli atleti e i tracciati di riferimento. È un grande gioco di una squadra costituita da professionisti e guai se non fosse così. Perché proprio il momento della «traduzione» assume aspetti decisamente complessi. L’alto agonismo ti dice come è più conveniente risolvere la curva, ma poi bisogna capire cosa si deve fare per emulare l’atleta quando le forze in gioco e le velocità sono differenti. E poi, ancora, bisogna individuare la strategia più indicata per passare questi messaggi tecnici ai maestri di sci, che a loro volta dovranno trasferirli agli allievi attraverso linguaggi adeguati. Dietro a ogni esercizio, che magari potrà sembrare apparentemente banale, c’è uno studio tecnico scientifico di grande valenza. Agli Istruttori il difficile compito di fare da trait-d’union tra la Coppa del Mondo e i maestri. Sicuramente l’istruttore per il ruolo che ricopre deve avere competenze tecniche (ricordiamo che ogni tre anni vi è la verifica obbligatoria per rimanere nel ruolo) e competenze didattico teoriche. Pertanto il gruppo istruttori, quotidianamente impegnato, ha la possibilità di provare e interpretare quello che lo sci agonistico italiano propone.
Tale lavoro costante passa attraverso sperimentazioni personali, discussioni e riflessioni tra i professionisti impegnati nel lavoro. Un confronto continuo sulle piste da sci, in aula ai corsi di formazione e di aggiornamento, durante i numerosi incontri con maestri e con le scuole sci. Dobbiamo dire per completezza che tutti gli istruttori, oltre a svolgere il compito di formatori, lavorano come maestri di sci, direttori di scuola, allenatori nelle squadre nazionali, nei comitati, negli sci club. Si occupano di freeride e freestyle, di insegnamento ai disabili… Questo per dire che sono impegnati a tutto campo nell’affinamento e nello studio delle tecniche. Le diverse esperienze dei circa 180 istruttori che sono in organico all’interno della Federazione, se a prima vista sembrano generare polarizzazione, in realtà aiutano la categoria a crescere e ad essere spesso fucina di una pluralità di competenze e di sapere molto importante. Inoltre, i molti spunti che arrivano sia dall’alto livello (Coppa del Mondo e allenatori delle squadre giovanili) sia dal mondo delle scuole sci rendono la materia molto appassionante per gli addetti ai lavori e per tutti coloro che si avviano all’apprendimento dello sci. Questo sistema della nostra federazione consente di proporre sempre un prodotto tecnico di altissimo livello, a testimonianza di come questa struttura nel tempo abbia dato risultati e pure degni di nota. Non ci dimentichiamo che coloro che seguono lo sci sono anche praticanti, contrariamente a quanto succede in altri sport, pertanto capaci di sperimentare e di capire sempre di più. Il ruolo dell’istruttore diventa attività cardine per rendere fruibile la tecnica, nella definizione degli obiettivi e nelle modalità di apprendimento.
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