Cosa dice la scienza a proposito del talento nei giovanissimi, dal “burnout” al “drop-out”
Per tutti gli appassionati di sci alpino, il fine primavera e l’inizio estate, rappresenta un momento di sosta nel quale si ripongono gli attrezzi, si raccolgono i ricordi e si idealizza la stagione futura.
Gli operatori del settore e i professionisti raccolgono i risultati della stagione passata e il consuntivo di ciò crea i presupposti per la organizzazione futura.
Per lo “Sport Scientist” (o metodologo dello sport) questo è il periodo di transizione dove, oltre ad analizzare i dati proveniente dall’immediato passato, si improntano i presupposti metodologici, strategici ed operativi per la prossima stagione agonistica.
Si crea quindi l’agenda, primo passo concreto della programmazione che poi verrà aggiornata giorno dopo giorno con i dati provenienti dal diario dell’atleta, e quindi si attuerà il confronto tra il previsto ed il realmente fatto.
Questo l’iter di massima dettato nel tempo, ma quest’anno sembra che la transizione sia solo un apostrofo che si infrange sugli scogli della cronaca e dei colpi di scena di questi ultimi giorni.
Cronaca non solo del top level internazionale, ma soprattutto cronaca di casa nostra, quella strettamente correlata alle categorie giovanili, dai più piccoli Under 12 ai Giovani passando dalla categoria Children.
Sci Club che si sfaldano, giovani atleti e famiglie che contestano l’operato dei tecnici e dirigenti, migrazioni di massa verso lidi ignoti, allenatori che vagano tra proposte e ingaggi e/o cambiano drasticamente la loro vita.
Comitati che si interrogano sui calendari e cercano di dare indicazioni per evitare il rischio dell’abbandono precoce all’attività agonistica. Atleti di alto livello e qualifica che compiono scelte epocali.
Mikaela Shiffrin (13 marzo 1995) a 15 anni vince il Trofeo Topolino, a 16 è bronzo ai Mondiali Juniores e l’11 marzo 2011 esordisce in Coppa del Mondo a Spindleruv Mlyn. Il 20 dicembre 2012 vince la sua prima gara di Coppa nello speciale di Aare.
Il metodologo non si occupa solo di sterile programmazione del calendario operativo ma se svolge seriamente la propria professione pone lo studio e l’analisi di tutte le variabili come aspetto preponderante per approfondire e “spiegare” lo sport.
Quindi la cronaca non è letta come – e solo – notizia di costume, ma assurge a dato di analisi da verificare attraverso gli strumenti propri della scienza dello sport, per capire cosa e come si sta muovendo lo sci alpino e di come tali eventi possano agire sul presente e semmai influire sul futuro.
Ingemar Stenmark ha esordito in Coppa del Mondo a 17 anni (8 dicembre 1973) nel gigante della Val d’Isère concludendo al 48esimo posto. Due mesi dopo conclude al nono posto il gigante dei Mondiali di St. Moritz. Passati 26 giorni sale sul suo primo podio in Coppa del Mondo: 3° in gigante e 2° in slalom a Voss (Nor).
Lo sport, ricordiamo, è civiltà dell’Uomo e agisce sulla Persona (nel nostro contesto intesa come componente esecutiva di gesti e movimenti sportivi), che possiede all’interno del sua complessa sfera intima, due vitali componenti: quella cognitiva e quella emotiva. Tutto questo, deve essere analizzato per poter comporre il vasto sistema della piattaforma semantica che condiziona e contamina la vita di tutti i giorni, nonché la disciplina sportiva di cui ci si interessa professionalmente e sopratutto culturalmente.
Marcel Hirscher (2 marzo 1989) esordisce in Coppa Europa il 16 febbraio 2006. Nel 2007 è oro ai Mondiali Junior in gigante e argento in slalom. Esordisce in Coppa alle finali di quella stagione.
Ricordiamo che queste non sono elucubrazioni da “scienziato pazzo”, ma realtà dei fatti che poi costituiscono il futuro. Abbiamo – ahimé– visto negli ultimi anni come la scienza sia stata la condizione principale per gestire quanto accaduto nel mondo.
Tralasciando la cronaca che non ci compete e che rischia di scadere nel giudizio, vediamo quelle parole chiave che possono dare un significato e magari una spiegazione ai fatti, se non che dare una serie di prospettive anche di tipo risolutivo.
La prima è la Scienza delle Attività Motorie che indica, attraverso lo studio delle popolazioni, linee guida da perseverare nell’educazione motoria della persona.
Nell’ambito della strutturazione di un programma dedicato alla crescita psicomotoria dell’atleta nello sport praticato, tali linee guida indicano quanto i dati scientifici affermano, creando i presupposti teoretici per lo sviluppo dell’atleta a lungo termine.
Il Long-Term Athlete Development è un processo che associa alle età di sviluppo psicofisico della persona, determinati livelli di crescita, con obiettivi ben precisi strettamente correlati alla programmazione, che dovrebbe essere messa in atto da chi si occupa di ciò all’interno dell’organizzazione sportiva.
Nello sci alpino italiano l’opera dell’ STF ha creato appunto il progetto SALT come definizione finale di quanto scritto sopra.
Tali indicazioni spesso si scontrano con aspettative (degli atleti/famiglie) ed esigenze (Sci Club) creando contrasti che possono portare a due fenomeni su cui porre attenzione: il Burnout e il Drop-out
Giovanni Franzoni (30 marzo 2001) esordisce nelle gare Fis il 1° dicembre 2017 (discesa). Due mesi dopo è in Coppa Europa, circuito dove ottiene il primo podio il 14 febbraio 2020 (Combinata Sella Nevea). Il 20 dicembre 2020 l’esordio in Coppa nel gigante dell’Alta Badia assieme al coetaneo Filippo Della Vite
Il Burnout
È quel fenomeno in ambito sportivo che coinvolge l’atleta ed è rappresentato da uno stato psicofisico, che prima si manifesta in acuto ma può diventare persistente, nel quale si evidenziano aspetti caratterizzanti e negativi che colpiscono il giovane sciatore sia dal punto motivazionale che fisico, fino a portarlo ad un esaurimento psicofisico da non sottovalutare.
Il Burnout è considerato un fattore di rischio che deve essere preceduto da un’azione preventiva e valutato attentamente nella sua fase di latenza attraverso opportune valutazioni specialistiche.
Qui è essenziale che i diretti interessati (famiglie e tecnici dello sci club) si confrontino con metodologi e specialisti dell’allenamento (veri e non presupposti tali) con i quali costruire un programma che non ecceda con impegni non corrispondenti all’età del soggetto e soprattutto verificare, sempre ed attentamente, le aspettative che spesso non vengono dette ma che pulsano pericolosamente dentro di noi.
Consapevolmente dobbiamo anche renderci conto che i giovani, specialmente i più giovani, non hanno le caratteristiche cognitive ed emotive capaci di gestire le situazioni e spesso, se guidati male, sono condizionati da presupposti che possono diventare, nel tempo, assai pericolosi.
Federica Brginone (14 luglio 1990) ha esordito nelle gare Fis il 1º dicembre 2005 nel gigante di Alleghe. L’anno successivo la sua prima gara in Coppa Europa e a 17 anni il debutto in Coppa del Mondo (Gigante di Lienz)
Il Drop-Out sportivo
È un fenomeno che non vediamo solo nello sci alpino, ma coinvolge ogni disciplina sportiva e si traduce in un abbandono, se non netto rifiuto, dell’attività agonistica e addirittura sportiva, in età precoce.
Fenomeno che colpisce soprattutto la fascia di età tra i 12/13 e i 16/18 anni. I fattori che determinano questo abbandono precoce sono molteplici ma possiamo anche prevederli nel monitorare l’aspetto precedentemente citato, che in fase cronica può sicuramente esserne uno dei motivi principali.
Sempre e comunque si possono identificare come cause e/o concause un non opportuno approccio alla disciplina sportiva, veicolata da un non idoneo programma e programmazione di allenamento.
Quindi arriviamo alla Teoria e Metodologia dell’ Allenamento che nel tempo si è evoluta attraverso la ricerca scientifica. Ormai si parla di organizzazione dell’allenamento che interessa più competenze e ruoli e che agisce attraverso un percorso di tipo pedagogico e didattico, specialmente per i più giovani.
Sofia Goggia (15 novembre 1992) debutta in Coppa del Mondo il 28 dicembre 2011 a Lienz. Nel 2003 il suo primo Mondiale: sarà 4a a 5 centesimi dalla medaglia in superG!
Ciò significa che l’allenamento non è più unico patrimonio indiscusso dell’allenatore “guru” dove spesso ed inconsapevolmente gli obiettivi sono definiti dai genitori. Tutto deve passare da una analisi di molteplici dati desunti, analizzati e discussi da più ruoli con competenze professionali ben definite. Dal medico dello sport, allo psicologo, allo scientist (metodologo) che è e crea quel “trait d’union” tra ruoli, competenze e programmazione del sistema allenante.
Scientist che compone e organizza in visione di una prospettiva didattica e pedagogica, il processo di crescita del giovane atleta veicolato da quelle istanze educative che creano, attraverso lo sport, la maturazione del giovane verso una persona felice perfettamente adattata nella società e futura componente propulsiva della società civile.
Ultima parola chiave, ma vista la cronaca metteremmo per prima, è TALENTO sportivo.
Consciamente o incoscientemente ogni genitore vede o vorrebbe vedere nel proprio erede un talento che emerga nello sport, in questo caso lo sci alpino, e investe notevoli energie perché questo presupposto giunga al termine desiderato.
Spesso anche all’interno degli sci club si desidera che un proprio atleta emerga dalla normalità e che dal talento si riveli per accedere e indossare la fatidica tutina della Nazionale. Se tutto ciò è lecitamente plausibile ben altra cosa è l’identificazione precoce e precisa del talento e ancor più difficile è che tale eccezionalità si sviluppi poi correttamente nel tempo.
Gli studi di evidenza scientifica riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale sull’argomento, sono molteplici ma ci piace citarne uno che fornisce una panoramica delle conoscenze attuali in questo settore con particolare attenzione ai problemi associati all’identificazione degli adolescenti dotati:
“Talent Identification and Development Programmes in Sport Current Models and Future Directions” (Autori: Roel Vaeyens, Matthieu Lenoir, A. Mark Williams & Renaat M. Philippaerts) nella sintesi riportata troviamo dei termini riferimento e di riflessione per tutti.
“Molti bambini si sforzano di raggiungere l’eccellenza nello sport. Tuttavia, sebbene i programmi di identificazione e sviluppo dei talenti abbiano guadagnato popolarità negli ultimi decenni, rimane una mancanza di consenso su come il talento dovrebbe essere definito o identificato e non esiste un quadro teorico uniformemente accettato per guidare la pratica attuale. I tassi di successo dei programmi di identificazione e sviluppo dei talenti sono stati raramente valutati e la validità dei modelli applicati rimane molto dibattuta.”
Lara Colturi (15 novembre 2006, stesso giorno di nascita di Sofia Goggia!) esordirà quest’anno nelle gare Fis. Dopo aver vinto tutto e di più nella categoria children ha scelto di sciare sotto la bandiera dell’Albania, fatto di recente cronaca che ha creato numerose discussioni. In questa foto con mamma Daniela Ceccarelli e con la coetanea Romy Renz (altro giovane talento), fglia di Martina Ertl (a sinistra), all’Alpe Cimbra Fis Children Cup, ex Trofeo Topolino, di quest’anno
Questo per capire come attualmente sia molto difficile identificare, a priori, un talento sportivo
e come solo il tempo e la logica constatazione dei fatti (risultati) potranno mai definire come certa una supposta previsione.
Erroneamente, a questo punto, ci si potrebbe domandare: “Ma come, si parla di sviluppo pedagogico didattico e poi tutti cercano e fanno di tutto per trovare e creare il campione?”
Quanto scritto può sembrare contraddittorio e sviluppare un paradosso, ma non è altro che il frutto di una confusione che va chiarita.
I Talenti, che tutti vorrebbero avere e credono di avere in casa, sono cosa rara, anzi rarissima e solo a fine carriera di un atleta si possono trarre giudizi in merito e capire se quanto previsto si sia sviluppato nel tempo.
Ben altra cosa è illudersi di avere un talento in casa e che questo si “produce” attraverso l’accelerazione e incremento degli stimoli allenanti che spesso producono, anche in presenza di un eventuale talento, effetti collaterali pericolosi (vedi sopra).
Marc Girardelli (18 luglio 1963) esordisce in Coppa del Mondo nel 1980 sotto la bandiera del Lussemburgo. Questo perché il papà Helmuth avrebbe voluto continuare ad allenarlo ma la federazione austriaca gli negò tale possibilità.
Quindi stiamo con i piedi saldamente a terra, verificando sempre e spesso la situazione, non pensando che il giovane sciatore sia e debba divenire a tutti i costi un campione. Ma che il giovane sciatore diventi sì, a tutti i costi, una persona saggia e contenta di vivere lo sci come parodia della vita per condurlo preparato, felicemente e serenamente, al futuro di persona inserita correttamente nella società moderna, che poi gioirà e tiferà per il vero e raro talento espressione di successi conquistati.
Quanto scritto per onor di cronaca è la posizione dello Sport Scientist che non si pone a giudizio ma si interroga sui fatti e come gli stessi possano creare i presupposti di cambiamento, risoluzione o anche affermare quanto una eccezione (nel tempo verificata) può confermare la regola.
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