Vi raccontiamo com’è nata la Chuenisbärgli, la micidiale pista del gigante di Adelboden e perché è diventata nel tempo, la Signora del Gigante”. In realtà è nata con uno slalom la storia della competizione di gigante più celebre della Coppa del Mondo. E lo slalom si è tornato a correre soltanto nel 2000 dopo oltre quattro decenni sulla mitica pista Chuenisbärgli che è diventata il tempio della specialità delle porte larghe.
Adelboden, questa splendida località a 1400 m di quota nell’Oberland Bernese, che è un appuntamento classicissimo nel cuore dell’inverno fin dalla nascita della Coppa del Mondo, ospita dunque il trono del gigante. Una gara dall’antico fascino e dalle caratteristiche intime di un percorso di gara massacrante che ha selezionato un albo d’oro d’eccezione.
La Chuenisbärgli è una pista antica e terribile, un percorso naturale che segue le ondulazioni e i cambi di pendenza del terreno alpino lungo stradine, pratoni, diagonali e muri, tra i quali l’ultimo, quello che precipita sul traguardo (micidiale) diventa spesso la chiave decisiva della gara.
Varia, selettiva, tale da mettere a durissima prova risorse tecniche e atletiche di qualsiasi campioni ha costruito un mito con cui soltanto dopo, la Gran Risa della Val Badia è riuscita ad entrare in concorrenza. Comunque ancora oggi, quando si dice Adelboden, si pensa per antonomasia allo slalom gigante.
Aveva pensato a un Gran Prix, che promuovesse turisticamente Aelboden, Fredy Ruby (nella foto qui sopra, assieme ad Hans Pieren) direttore dell’azienda turistica della località nel 1954. Il dottor Ruby era un giovane colto, aveva studiato economia politica e praticato lo sci ai massimi livelli.
Due anni prima, nel 1952, aveva sfiorato il podio della discesa alle Olimpiadi di Oslo. Arrivò quarto per un decimo di secondo, alle spalle della medaglia di bronzo Christian Pravda nella gara vinta da Zeno Colò.
Nel febbraio del 1954, dopo aver vinto per la seconda volta consecutiva il titolo nazionale di discesa, Ruby subì un incidente grave durante un allenamento. Andò a sbattere contro un muro di ghiaccio costruito apposta ai bordi della pista nei primi maldestri tentativi compiuti in materia di sicurezza.
Si procurò una lesione alla spina dorsale che pose fine bruscamente alla sua carriera agonistica, ma gli aprì una nuova prospettiva con la nomina a direttore dell’azienda turistica si Adelboden (qui sotto in una foto del 2001).
Fredy Ruby aveva 28 anni e si mise subito al lavoro. Molti grandi campioni svizzeri e francesi che fino all’anno prima avevano gareggiato con lui non esitarono ad accogliere il suo invito a partecipare al Grand Prix di slalom che Ruby organizzò nel gennaio del 1955.
La Chuenisbärgli
Partenza: 1.730 – Arrivo: 1.310 – Lunghezza: 1.290 m. Pendenza media: 30% – Pendenza massima: 60% – Pendenza minima: 10%
QUI L’ALBO D’ORO COMPLETO
Davanti a 2000 spettatori sulla Chuenisbärgli un giovane di Zermatt, fu Martin Julen (nella foto qui sotto) ad inaugurare l’albo d’oro: Secondo Adrien Duvillard, terzo Georges Schneider, ex campione del mondo che si era già ritirato dall’attività agonistica. E sorprese quindi tutti per il suo stato di forma.
Nel 1956 agli svizzeri e ai francesi si aggiunsero gli americani e il giapponese Igaya, che diede una dimostrazione del talento che l’avrebbe portato sul podio delle dello slalom alle Olimpiadi di Cortina nel ’56, quando anche gli austriaci (che abitualmente iniziavano la stagione agonistica con il Lauberhorn) si decisero a prendere parte alla gara di Adelboden, venne inaugurato il gigante con la vittoria dello svizzero Roger Staub.
Si correva ancora su una sola manche ma fin da subito tutti, a cominciare da Ruby, si resero conto che quella competizione si attagliava molto più dello slalom alla pista, quindi Chuenisbärgli. Era l’ideale per esaltarne le difficoltà e i contenuti tecnici.
Si aprì allora quella grande tradizione che continua ancora oggi. Dal 1966 si smise di organizzare lo slalom per puntare tutto sul gigante inserito fin dal primo anno nel calendario della Coppa del Mondo.
Jean Claude Killy partì proprio dalla vittoria di Adelboden per conquistare la prima Coppa del Mondo nel 1967. Da allora tutti i più grandi interpreti della specialità hanno scritto il loro nome nell’albo d’oro di Adelboden. Qui sotto, in un’immagine del 9 gennaio 1967, Jean Claude Killy, vincitore, davanti a Willi Favre e Georges Maudit.
Dal più grande di tutti Ingemar Stenmark a Hermann Maier fino Primin Zurbriggen e al fenomeno Bode Miller (ha vinto però solo in slalom e non in gigante). Passando per gli italiani. Da Gustavo Thoeni che di questa gara dei suoi anni d’oro faceva la svolta decisiva verso la conquista della coppa.
Fino a Richard Pramotton, Alberto Tomba e Massimiliano Blardone, l’ultimo vincitore. Poi c’è la storia moderna con Marcel Hirscher che qui ha vinto 4 volte in gigante e 5 in slalom!
Massimiliano Blardone – L’ultimo Azzurro a vincere
Max aveva già preso le misure della vittoria ad Adelboden nella stagione prima, quando il 7 febbraio 2004 arrivò secondo alle spalle di Kalle Palander e davanti a Christoph Gruber.
L’11 gennaio 2005 era pronto per dimostrare che il suo fine talento tecnico poteva fare “aggio” tra tutte le trappole micidiali della Chuenisbärgli. Anche più dei chili e della potenza atletica di Bode Miller e di tutti austriaci.
Nei giorni precedenti il grande appuntamento si era allenato A Domobianca nell’Ossola. Praticamente a casa sua dove avevano preparato con amore una pista tutta per lui.
La notte prima della gara aveva dormito con Mirko Deflorian a cui era morto da pochi giorni il padre. Poi la gara: “pollicino” Blardone affronta la Chuenisbärgli a grinta spianata ma anche con grande intelligenza.
È uno dei pochissimi ad interpretare bene una porta rossa da anticipare moltissimo prima del terribile muro finale. Miglior tempo della prima manche, non perde la trebisonda nella seconda. E va a conquistare la sua prima vittoria in coppa, in uno dei posti più illustri della Coppa del Mondo
Adelboden (SUI), gennaio 2001, panorama.
(pentaphoto)