A un livello ancora superiore troviamo i grandi campioni che si possono permettere di scegliere un allenatore personale valutandone attentamente le competenze tecniche e gli aspetti caratteriali. La scelta deve essere ben ponderata poiché spesso è determinante rispetto ai risultati della propria carriera agonistica e la responsabilità di tale scelta si ripercuote sui risultati di un’intera carriera.
coach, non andar via…
Durante la carriera di un atleta avvengono numerose micro-separazioni da figure di riferimento importanti: gli allenatori. Purtroppo, o per fortuna, questo fa parte della struttura organizzativa dell’attività agonistica stessa. Quali fattori psicologici sono implicati in una separazione tra allenatore e atleta? Solitamente l’atleta giovane (categorie Baby e Cuccioli) mette in atto un forte attaccamento verso l’allenatore, il quale diventa una figura molto importante nel suo accrescimento. Durante l’inverno questi piccoli atleti vivono esperienze molto intense con il coach, originando una sorta di «imprinting sciistico». L’allenatore, in pratica, diventa un sostituto genitoriale. È opportuno quindi garantire al bambino una certa continuità nel tempo di tale rapporto. Se, come capita spesso, gli allenatori sono più di uno, è fondamentale invece garantire anche una buona uniformità di linguaggio, di regole e di comportamenti tra gli allenatori. Un po’ come capita in famiglia tra i due genitori, a quest’età i bambini hanno bisogno di coerenza, di continuità affettiva e di una serena atmosfera per una sana costruzione della propria personalità. Quindi è importante per gli allenatori specializzati in queste categorie, oltre ad avere qualche nozione di psicologia evolutiva, possedere una certa sensibilità empatica e mostrare agli allievi un modello di adulto con valori educativi stabili. Se dovesse capitare, come spesso accade, una separazione dovuta al cambio di sci club, sarebbe opportuno che il vecchio allenatore presentasse quello nuovo legittimandolo davanti ai bambini. Inoltre servirebbe molto rassicurarli sulla sua disponibilità per qualsiasi bisogno personale dei bambini. Questo li aiuta a superare il dolore della separazione senza viverla come un «abbandono» o un «tradimento». Ricordiamoci che per noi le scelte razionali di cambiamenti legati alla struttura di uno sci club sono molto comprensibili, ma per i bambini dai 6 ai 10 anni risultano ancora poco logiche, ciò che resta dentro di loro sono i sentimenti di tristezza, rabbia e a volte senso di colpa rispetto alla rottura del legame con l’allenatore. Un altro argomento di estrema attualità avviene quando gli allenatori di sci sono spettatori di una separazione famigliare in cui è coinvolto un loro atleta. Come comportarsi? Sarebbe opportuno che i genitori lo comunicassero all’allenatore prima che lo venga a sapere dal bambino stesso, per poter preparare una risposta «intelligentemente educativa»: non invasiva, ma comprensiva ed empatica. Inoltre l’allenatore deve aspettarsi comportamenti strani da parte del bambino: forte irritabilità, aggressività etero e autoriferita, momenti di tristezza e apatia. Inoltre l’allenatore deve cercare di accogliere questi comportamenti (non significa giustificarli!) e, parlando con il bambino, trasmettere calma e comprensione per ciò che sta vivendo, ma restando sempre fermo rispetto alle regole di gruppo. A differenza di quel che in apparenza può sembrare, le regole forniscono un contenimento stabile e sicuro per il ragazzo che sta vivendo un forte cambiamento del sistema familiare. Pertanto lo sport, in particolare il gruppo e la relazione con l’allenatore, può essere una buona risorsa nel sostenere questi atleti al superamento di un periodo così burrascoso della loro vita.
Cambiano leggermente le dinamiche nelle categorie Ragazzi e Allievi. Nonostante il passaggio dai Cuccioli ai Ragazzi per alcuni atleti risulti essere un po’ traumatico (per le diverse modalità di allenamento, tecniche, atletiche ecc.) cambiare allenatore può verificarsi invece molto arricchente. La logica dello spostamento di un tecnico da una categoria all’altra o da uno sci club a un altro risulta essere maggiormente comprensibile per gli atleti, inoltre saper adattarsi a una diversa metodologia di insegnamento e apprendimento accresce l’esperienza dell’atleta. Il lavoro d’équipe tra i vari tecnici responsabili di queste categorie è accettato di buon grado (ovviamente solo nel caso in cui esista una buona sinergia tra i vari componenti dello staff). Gli atleti a questa età legano maggiormente con l’allenatore che possiede una modalità relazionale più consona alle loro esigenze personologiche. In caso di separazione tra allenatore e atleta, per i soliti vari motivi, quest’ultimo accetta più facilmente il cambiamento, accogliendolo come un aspetto naturale della vita. Diverso ancora è il discorso per le categorie maggiori: Giovani o Squadre Nazionali. Spesso nei Giovani è l’atleta stesso a scegliere lo sci club, rispetto alla bravura e alla fiducia che prova per l’allenatore. La scelta è influenzata anche dal livello dei compagni di squadra, che possono aiutare l’atleta a crescere tecnicamente anche grazie al confronto continuo durante gli allenamenti. Diverso è il caso nell’ambiente dei Comitati Regionali e Squadre Nazionali, in cui l’allenatore è designato dalla Federazione (FISI) e l’atleta deve «adattarsi» in termini di metodologia di allenamento e di insegnamento. Inoltre, a un livello relazionale, i tratti caratteriali della personalità dell’atleta sono ormai ben stabilizzati e si incontrano (o scontrano) con le caratteristiche di personalità dell’allenatore.
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