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Celina Seghi, La “Signora delle Nevi” ci ha lasciati

Celina Seghi, La “Signora delle Nevi” ci ha lasciati.
È scomparsa all’età di 102 anni Celina Seghi, la “Signora delle nevi”, icona impareggiabile dello sci Azzurro.

Celina, nata all’Abetone il 6 marzo 1920, imparò a sciare in tenera età nel campetto dell’albergo Gentili di fronte a casa, nella “sua” Abetone come ricorda il giornalista e scrittore Riccardo Crovetti in un articolo pubblicato su Sciare lo scorso anno (QUI).

La conformazione di Abetone portò negli Anni 30 i ragazzi ad avere una polivalenza naturale sugli sci in qualunque tipo di percorso. E molti di loro gareggiarono sia nel fondo che nelle due discipline alpine.

Celina ricorda che disputò un paio di gare di fondo, ma abbandonò quasi subito perché non era il suo terreno. Fu così anche per gli altri ragazzi locali che, come Celina, preferivano scendere lungo gli strapiombi dei borghi, saltando la statale da un’estremità all’altra.

@ Sciare

Celina non restava di certo indietro rispetto ai suoi coetanei maschi, anche se dovette combattere contro il maschilismo di quell’epoca fascista che vedeva la donna votata al concepimento e alla famiglia.

Famiglia che nel caso di Celina la lasciò libera di percorrere la sua strada appoggiandola in tutte le sue aspirazioni. Trovò infatti nel fratello maggiore Gino di vent’anni più grande e uno dei primi maestri di sci della FISI, la guida.

Celina, con il suo carattere bello tosto si scontrava spesso con la severità del fratello che la sottoponeva a duri programmi di allenamento. I primi “ski” (come venivano chiamati allora) che utilizzarono, furono prodotti manualmente da alcuni abetonesi abili nella lavorazione del faggio e del frassino.

@ Riccardo Crovetti – Oslo 1952, Celina e Zeno ai Giochi invernali norvegesi in cui quest’ultimo conquistò l’oro olimpico in discesa.

Un altro aiuto prezioso alle ambizioni di Celina arrivò dal presidente della FISI Renato Ricci che, intuendone le grandi doti sciistiche, la prese sotto la sua ala protettiva.

Lo stesso, in qualità anche di presidente dell’ONB (Opera Nazionale Balilla), le garantì un certo grado di istruzione, indirizzandola all’Accademia femminile fascista di educazione fisica d’Orvieto, chiamata a quel tempo “l’università della donna sportiva” che l’abetonese frequentò per tre anni.
Lo Sci Club Abetone (di cui faceva parte Celina) già al suo esordio nazionale nella stagione invernale del 1934, nelle due discipline alpine di discesa e slalom, emerse fin da subito come una delle società sportive più competitive.

In cui tutti i suoi componenti erano animati da un forte senso di appartenenza, tanta umiltà e grande spirito di abnegazione nel raggiungere i propri obiettivi sportivi. Questo, grazie anche alla passione di Cimone Petrucci, responsabile dello sci club. Una scintilla fondamentale per le loro affermazioni future spronandoli a dare sempre il massimo.

E accompagnandoli alle gare in lunghe trasferte che molto spesso si trasformavano in vere e proprie avventure.

Nelle gare batteva spesso anche i ragazzi. Un giorno riuscì a mettersi dietro persino Zeno Colò, che tra il serio e l’ironico, cercò di sminuirne l’impresa dicendole che era andata più forte di tutti per la paura dei lupi numerosi in quel comprensorio.

@sciare – Ancora Celina assieme a Zeno, a sinistra, e a Vittorio Chierroni a destra

Ai Campionati del Mondo di Cortina del 1941, gli azzurri di Abetone recitarono il ruolo di protagonisti. Celina, in quell’occasione, ebbe modo di sconfiggere nella gara di slalom la campionessa olimpica Christl Cranz. Per l’abetonese fu una soddisfazione enorme rifilare tre secondi alla campionessa tedesca pluri medagliata, considerata all’epoca l’assoluta dominatrice dello sci femminile.

La FIS annullò in seguito quei mondiali perché non vi presero parte tutte le nazioni, ma per Celina rimane il ricordo a cui è più legata poiché convinta che vi presero parte tutte le più brave atlete del momento.

Fu proprio in quel periodo che si accese una bella rivalità agonistica tra i suoi conterranei Vittorio Chierroni, alfiere della squadra azzurra e, Zeno Colò, il cui talento era ormai esploso.

Solamente verso la fine degli anni Quaranta, Celina ebbe modo di dimostrare tutto il suo valore. Arrivando quarta, a un soffio dal podio, nello slalom e nella combinata delle prime olimpiadi invernali dopo la guerra, che ebbero luogo a Saint-Moritz nel 1948.

Celina è entrata nella Hall of Fame Fisi nel 2015. Questa la consegna del riconoscimento da parte del Presidente Fisi Flavio Roda. Nella stessa edizione il riconoscimento è stato dato anche ad Alberto Tomba. La leggenda dello sci italiano era legatissimo a Celina e ogni volta che aveva occasione di andare all’Abetone, prima che la Signora delle Nevi si ritirasse nella residenza di Pistoia, non perdeva l’occasione di incontrarla e abbracciarla

Celina scrisse una pagina leggendaria quando affrontò la gara di slalom del trofeo internazionale dell’Arlberg-Kandahar nell’edizione del 1949 a Sankt Anton. Dove in precedenza si era disputata la prova di discesa in cui, pur arrivando al traguardo, si era fratturata la spalla.

Nonostante il grosso infortunio, immobilizzata la spalla, tra lo stupore dei presenti prese parte alle due manche di slalom in cui dovette tra l’altro ripetere la seconda per il cronometro non funzionante.

La sua tenacia gli fece vincere il «K» d’oro e un’aquila di bronzo che gli fu regalata dagli avversari in ricordo di quell’impresa, un riconoscimento che la stessa ha sempre custodito con orgoglio.

@Sciare – La ben nota grinta di Celina

Ai Campionati del Mondo del 1950 ad Aspen, unica atleta azzurra a parteciparvi, conquistò una medaglia di bronzo in slalom speciale e l’ammirazione degli americani che si innamorano della sua sciata soprannominandola “la tigre di Aspen”, appellativo che la rappresenta sicuramente più di altri.

Subito dopo, conquistò il prestigioso “K” di diamanti dell’Arlberg-Kandahar, unica atleta italiana a vincerlo, risultando così una delle tre atlete vincitrici di quella ambitissimo trofeo. Alle Olimpiadi invernali di Oslo del 1952 confermò il quarto posto in slalom speciale. Sempre in quell’anno raggiunse il gradino più alto del podio nello slalom e nella combinata della prestigiosa Coppa Foemina.

La sua carriera internazionale terminò con un nono posto in slalom ai Campionati del Mondo di Are nel 1954. Il suo canto del cigno in ambito italiano si concluse con un successo nello slalom dei Campionati italiani assoluti del 1954. Si disputarono nella sua Abetone.

Celina, terminata la carriera agonistica, è rimasta legata allo Sport bianco instaurando nuove amicizie con campioni più giovani come Ninna Quario o Kristian Ghedina che ha ospitato a Pistoia per finire ad Alberto Tomba con cui si è sempre sentita periodicamente.

Forte la sua amicizia col caro Rolly Marchi, grande personaggio dello sport. Il rapporto più sentito per lei è però sempre stato quello con Zeno, di cui apprezzava il grande lato umano.

Celina, la Signora delle Nevi rimarrà per tutti indimenticabile!
La famiglia, in particolare la nipote Giovanna sta organizzando l’ultimo saluto alla cara Celina e presto comunicherà data (probabilmente domani pomeriggio) e luogo (probabilmente Abetone).

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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