Quotidiano appuntamento con “i pensieri di un maestro di Sci” per dire che ce ne faremo una ragione e anche un baffo.
L’uomo della pochette subito smentito da quasi tutti i paesi dell’arco alpino su un accordo comune per l’apertura degli impianti agli sciatori
È la solita minestra, quella che quotidianamente ci propina il governo: roboanti dichiarazioni, dai ristori a pioggia (più che pioggia… pioggerella), ai miliardi di euro destinati alle casse d’integrazione, alle partite IVA (dimenticandosi per strada diverse categorie), agli incentivi per le aziende.
Intanto però lo sci muore con il divieto ai turisti di passare il Natale sulla neve. E questa, purtroppo, è una certezza e non si sa neppure quando si potrà (ri)tornare a sciare.
A suffragare questa scelta, giusto per dare un valore “internazionale”, il nostro premier ha avuto iuna brillante idea. Coinvolgere in questa decisione l’Europa Unita, per condividere un’unica linea di pensiero. La serrata totale!
Ma, indovinate un po’… Al nostro avvocato del popolo, a stretto giro di posta, la quasi totalità delle nazioni dell’arco alpino ha detto no a un “lockdown bianco”.
Si devono ancora esprimere i grandi amici del premier, Francia e Germania (quest’ultima, senza offesa per i tedeschi, con un limitato patrimonio di impianti, piste e stazioni di sci rispetto a noi, all’Austria o alla Svizzera).
Ma al momento, è bene ricordare, sia Emmanuel Macron che Angela Merkel non hanno preso nessuna decisione in merito.
Intanto dalla Savoia (che è il più importante patrimonio sciistico dei nostri cugini d’oltralpe), giungono notizie di forti proteste nelle piazze. Per un’eventuale e prolungata chiusura degli impianti anche durante le feste natalizie.
Conte, però, ha sempre pronto il suo piano B, qualora non venisse ascoltato in Europa: quarantena! quarantena!
Walter Galli
P.S. Sentiti in una trasmissione di alcuni giorni fa il noto scrittore e opinionista Mauro Corona che insegnava agli italiani, bontà sua, come fare un Natale in montagna: pelli di foca… e così salviamo le vacanze.
Quanto ai ricchi alberghi – la sua ricetta- potranno comunque sopravvivere, tanto negli anni passati hanno fatto stagioni d’oro. Corona ci ha azzeccato, con la sua semplicità, ancora una volta.
Gli è però sfuggita una cosa.
I gestori, dinnanzi alla chiusura natalizia, sopravviveranno ugualmente. Anche se sono chiamati a investire senza sosta per migliorare le strutture, che devono obbligatoriamente essere sempre al top.
La domanda però è questa: i loro dipendenti che fine fanno?
Due risposte sintetiche anche al prof. Pietro Luigi Lopalco. Che è responsabile in Puglia della struttura speciale di progetto “Coordinamento Regionale Emergenze Epidemiologiche” in seno all’Aress, agenzia regionale strategica per la salute e il sociale, intervisto anch’egli da un’emittente nazionale.
La prima: su quali dati asserisce che in Puglia la trasmissione è avvenuta nel mese marzo per colpa di coloro che hanno fatto vacanze sugli sci? Dia dei numeri a sostegno della sua tesi: grazie!
È poi in grado di affermare, con dati alla mano, che si corrono meno pericoli in spiaggia che su una funivia?
Il mondo dello sci le sarebbe grato delle sue risposte. Ricordando, da maestro di sci, che altri suoi esimi colleghi e professori universitari, tra cui docenti del Politecnico di Milano (in un articolo riportato proprio da Sciaremag) dicono l’esatto opposto di quanto detto da lei in TV.
Prima di parlare di funivie, dove peraltro il distanziamento sarebbe comunque garantito dal personale addetto agli impianti (che non mi risulta ci sia invece nei trasporti pubblici), parli di dati precisi a sostegno delle sue tesi.
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