Ieri Camilla Alfieri si è seduta a fianco di Gianmario Bonzi nella cabina di commento di Eurosport e si è sentita una voce capace di spiegarti lo sci in maniera infallibile. Al di là del vetro Bassino, Brignone e compagne erano intente a conquistare il gigante di Lienz.
Ora, cosa chiede il telespettatore ai telecronisti dello sci? E in particolare cosa si aspetta da un o una esperta, magari atleta in passato? Una cosa su tutte: anticipare il risultato prima che la fotocellula fermi il tempo.
Cioè, pretende che dica se un o un’atleta sia in vantaggio o in ritardo di qualche centesimo. In secondo luogo se siamo in presenza di una sciata vincente o se quel passaggio è stato fatto a regola d’arte o rovinato da una presa di spigolo poco efficace. In ultima analisi gradirebbe sapere, nelle pause, come si scia.
Una spalla decisamente tecnica, dunque, che tanto comodo fa al giornalista che invece racconta la gara per mettere ordine alla classifica. E che narra la storia dell’atleta arricchendo gli episodi con notizie fresche, oltre a comunicare il risultato di gara.
Ora, indipendentemente dal gusto personale, non c’è atleta che non sappia dirti con esattezza quello che accade in pista. Sa spiegarti alla perfezione ogni teorema tecnico meglio di Pitagora.
Ieri però Camilla Alfieri ha descritto la gara, per quello che era di sua competenza, in maniera diversa. Diversa anche dalle sue precedenti esperienze, quando Sky l’aveva messa in cabina per raccontare le gare femminili dei Giochi di Sochi e prima ancora Europsort per alternare la voce di Claudia Morandini. Tra l’altro sempre a fianco di Gianmrio Bonzi, con il quale ha instaurato un ritmo perfetto.
Insomma cos’ha fatto di così speciale e di inedito Cami? Ha accompagnato il telespettatore agli intermedi, senza anticipargli alcunché, senza dire se si sarebbe accesa la luce verde o rossa. Perché non ce n’è stato affatto bisogno.
Ovvero, non sono io, voce tecnica, che ti dico cosa sta per accadere, ma ti porto a intuire come andrà a finire. In pratica rende protagonista il telespettatore che non se ne sta soltanto seduto sul divano in stato passivo, ma lo rende attivo e consapevole. È il telespettatore che ora dice o pensa: “è davanti, no è in ritardo“. Insomma, lo porta da solo a capire cosa sta accadendo. E lo fa con grande naturalezza e proprietà di linguaggio perfetto. Come se facesse questo lavoro da anni. E questa è la cosa più difficile che un tecnico possa fare. È un dono praticamente una vittoria.
Poi anche Camilla non è infallibile, perché lo sci non è una scienza esatta. Ma anche quando sbaglia è un piacevole sentirla quando torna sui suoi passi e ti spiega cosa l’ha tratta in inganno.
Tra poco Camilla si dedicherà anche alla descrizione dello slalom. Poi probabilmente non avrà altre occasione di sedersi a fianco di Bonzi, che probabilmente vorrebbe incatenarla a quella poltroncina. Cami ha tanti impegni. Forse troppi. Lo sci club, il ruolo di Istruttore Nazionale, e il suo lavoro principale impegnato sempre di più nel marketing di Head Italia.
Dunque ecco il nostro appello: per il bene dello sci chiediamo a gran voce che Camilla Alfieri non si alzi da quella sedia.