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Ambra Pomaré, la “piccola” di Cortina: “Vivo giorno per giorno, poi ci sono i sogni!”

Ambra Pomaré, la “piccola” di Cortina: “Vivo giorno per giorno, poi ci sono i sogni!”
Dieci volte sul podio con 5 vittorie in gare Fis, un 5°, un 6° e un 9° posto in Coppa Europa, un argento nel team event ai Mondiali Junior: è questo il bottino della scorsa stagione di Ambra Pomaré, 18enne di Cortina d’Ampezzo, dov’è nata e cresciuta con mamma Cinzia, papà Vladimiro e i fratelli Sandro (22) e Lorenzo (20).

Nel 22/23 una prima avventura nel mondo dei “grandi” della “C” di Gianluca Grigoletto, Max Toniut e Giorgio Anselmicchio, ora pronta a vivere la squadra B con i colori delle Fiamme Oro (tesserata) dopo aver difeso da sempre quelli dello Sci Club Cortina.

Il quadretto di famiglia di “Casa Pomarè”: mamma Cinzia, papà Vladimiro e i fratelli Sandro e Lorenzo

Così, la neve che tra tre anni ospiterà le Olimpiadi sogna di avere una sua compaesana protagonista. Perché Ambra è proprio nata sui campetti di casa seguendo le orme dei fratelli, anche se mamma e papà non hanno mai conosciuto l’agonismo. Sandro oggi è uno degli allenatori del Cortina, Lorenzo insegna alla scuola sci Cristallo, mentre lei per il momento sembra proprio avere imboccato la strada giusta per…

Calma, calma, sono ancora piccola…

Sei ancora piccola?
Sì, dai…

Quando si diventa grandi?
Mah, non lo so, magari dopo la Coppa Europa. Alcune gare le ho fatte anch’io ma ci sono atlete davvero forti. Sembrano dei giganti!

Ambra nello slalom della combinata dei Campionati Italiani Aspiranti del 2012 quando vinse l’oro dopo i due argenti in slalom e in superG

Intanto ti sei tolta un bel peso: maturità fatta, puoi salutare lo scientifico di Cortina!
Finalmente scuola finita, ora posso concentrarmi sul mio!

È stata dura?
La scuola è un impegno serio per chiunque, poi per chi deve conciliare studi e agonismo è un po’ più complicato, ma le assenze per lo sci me le hanno fatte fare e devo ringraziare i prof per questo. Sai, anche per loro non è così semplice perché in classe non ero l’unica a sciare. Un giorno mancavo io, poi un altro e un altro ancora oppure tutti. Tenere in linea il percorso degli studenti non dev’essere uno scherzo.

Alla fine, la scuola è un impiccio o solo una gara un po’ più difficile delle altre?
Né una gara né un impiccio, si tratta di un passaggio fondamentale della tua vita che devi affrontare. Avrei voluto presentarmi più preparata in alcune occasioni ed anche se ho cercato di organizzarmi al meglio non sempre è stato possibile. In trasferta non hai molto tempo a disposizione per studiare.

Se ci fossero lezioni a distanza?
Sarebbe un bell’aiuto soprattutto per alcune materie. Per quelle letterarie è solo studio, leggi, rileggi, impari, ma quando ti trovi davanti a operazioni complesse di matematica non è così semplice arrivarci da sola.

Senza sport avresti preso voti migliori?
Di primo acchito direi di sì, ma riflettendoci, rivedo tutto il percorso fatto finora e a quanto ero stimolata a dovercela fare a tutti i costi. In poche parole, si è trattato di una grande sfida, almeno, io l’ho vissuta così. Probabilmente uno degli scopi della scuola è anche questo.

E a casa come seguono il tuo percorso?
Con tanto amore e nessuna intromissione. Quando vinco sorridono, quando va male mi abbracciano. Comunque non mi stanno addosso, ognuno ha la propria vita, lavorano tutti (papà elettricista, mamma commessa, ndr) e ci vediamo solo quando torno a casa perché non possono seguirmi alle gare se non a quelle vicine. Per fortuna esistono le video-call!

A casa però ci sei ben poco…
Credo che questo sia l’aspetto più tosto quando la carriera inizia a prendere corpo, ovvero con l’ingresso in squadra. Le abitudini e i punti fissi che ti hanno sempre accompagnato spariscono. È come se ti trovassi in una nuova famiglia e ti devi fidare delle persone che ti circondano soprattutto quando arrivano momenti di debolezza. 

Beh, a vedere i risultati direi che ti sei adattata benissimo!
Mi sono imposta di viverla molto serenamente, perché so che se poi mi agito le gare vanno male. Ho affrontato il primo anno con la consapevolezza che in Coppa Europa sono tutte forti per cui se non do tutto tanto vale non partire. Della serie, non ho niente da perdere. Specie nelle prime gare quando avevo pettorale altissimi.

Ora invece parti tra le prime…
Nel percorso di crescita ogni stagione è diversa dalle altre. L’asticella si alza sempre di più e non puoi sapere in anticipo come reagirai. Io non sono fredda e calcolatrice, ho le mie certezze così come le mie paure. Non nego che quando mi trovo al cancelletto di partenza e so che  c’è un percorso pieno di buche e qualche passaggio che ancora non ho imparato bene a gestire, qualche pensiero me lo faccio. Non sono il tipo che dice: “Io queste me le divoro tutte” o “adesso quella porta la spezzo in due”. Mi affido semplicemente ai consigli degli allenatori, rischio al limite delle mie possibilità e cerco di metterci testa e cuore che a volte contano più della stessa tecnica. Finora ha funzionato abbastanza bene.

Sicura di sentirti ancora piccola?
Ribadisco, sì sono ancora piccola. Mettiamola così, uscirò da questa fase quando mi sentirò talmente sicura di ogni cosa da raggiungere la consapevolezza di essere la più forte. Questo non significa essere certe di vincere ogni gara perché, grazie al cielo, ci sono anche le avversarie, ma sapere che te la puoi giocare ad armi pari. Fammi crescere ancora un po’ e poi richiamami!

Qual è l’ostacolo più grande
Probabilmente ciò che preoccupa la maggior parte delle atlete: non tanto l’errore perché sappiamo che è sempre dietro l’angolo, ma uscire dal tracciato e non completare la gara.

Uscire o farti male?
Se parti col timore che puoi farti male puoi anche startene a casa.

La stagione scorsa sei partita a mille, poi un po’ di cedimento a fine stagione…
Non ne avevo più. È evidente che non ero ancora pronta ad affrontare una stagione intera sempre al top, sia fisicamente che mentalmente. Fino a due stagioni fa stavo lontano da casa per periodi brevi, massimo 4, 5 giorni, come dicevo prima, l’anno scorso è cambiato proprio tutto, quindi metti assieme stanchezza fisica e quella mentale ed ecco che non sei più quella dei primi tre mesi di gare. Conto che questo accadrà sempre di meno.

Mettiti davanti a una palla di vetro: cosa vedi?
Vedo Ambra che se la vive giorno per giorno

Non vedi Milano-Cortina 2026?
Allora mettiamo via la palla e fammi chiudere gli occhi, l’unico modo per entrare nel mondo delle favole. E lì possono accadere cose fantastiche! Scherzi a parte, il mio campo di battaglia è ancora la Coppa Europa. Il resto del percorso è tutta una conseguenza dei risultati che otterrò. 

Hai un’atleta di riferimento?
Sì, più di una… quasi un centinaio! Sono tutte fortissime, ma se mi chiedi quel è la mia eroina, in realtà non ce l’ho.

Entriamo in pista, slalom o gigante?
Totale pareggio anche se andiamo ai calci di rigore! Mi piacciono entrambe le specialità, poi ci sono periodi dove vado meglio in una piuttosto che un’altra, ma questo esula dalle mie preferenze.
 

E con la velocità come sei messa?
Ne ho fatta così poca da non avere ancora molta confidenza. Diciamo che non sono nata discesista. Però so che gestire l’azione in velocità aiuta a crescere in gigante, per cui non mi tirerò indietro.
 

Grigo dice che uno dei tuoi punti forza è l’indipendenza di gambe…
Se lo dice lui significa che ha ragione e in effetti è sempre stata una mia caratteristica. Il problema è la parte alta! 

Che succede con la parte alta?
Un po’ seguo, un po’ mi inclino, ma ci sto lavorando tanto. Quando finirò di pensarci, cosa che capita principalmente in allenamento, significa che avrò finalmente capito come gestirla in ogni situazione e allora potrò fidarmi sempre di più del mio istinto.
 

C’è un momento della tua crescita tecnica più significativa?
Quando in carriera finisci sotto le grinfie di Edoardo Zardini, Roberto Girarduzzi e Pietro Fontana, ovvero i coach del Cortina che mi hanno seguito dalla categoria Ragazzi fino alla squadra, è impossibile non ottenere risultati significativi! Poi, sicuramente l’estate scorsa con Grigo abbiamo fatto un lavoro molto importante e posso dire che quello è stato il passo più grande che ho fatto fino a oggi.  

Finora com’è andata la tua estate?
Non ho sciato tantissimo perché di due uscite sulla neve a Les 2 Alpes ho saltato la prima per preparare la maturità. Però mi è bastato per ritrovare confidenza e scoprire che so sciare sicuramente meglio del finale della scorsa stagione. Questa fase è comunque deputata molto alla preparazione atletica. Oggi è l’ultimo giorno di ritiro in Gardena.
 

È il momento più pesante e noioso della preparazione estiva?
No, perché? Se la vivi come un obbligo te la passi male, se invece sei consapevole che l’allenamento fisico-atletico è fondamentale per andare più forte la fatica diventa un piacere. Anche quando sono a casa il lavoro atletico fa parte della mia quotidianità e darci dentro diventa anche un bisogno fisico. (VEDI IN FONDO ALL’ARTICOLO)

Un po’ di mare?
Quest’anno mi sa che salto! Ok, la scuola è finita, ma mi sono già messa sotto a studiare per la patente. Col foglio rosa ho anche già iniziato qualche guida assieme a papà.

Ti ritrovi in squadra B con due 2006, Collomb e Righi, che dunque saltano il passaggio in C: non pensi sia un salto troppo grande?
No, non lo credo. A me è servito tantissimo perché avevo bisogno di lavorare molto sul piano tecnico. La mia sciata era ancora troppo acerba. Giorgia e Ludovica, invece, sciano già molto bene. Inoltre, rispetto a me, sono abbastanza abituate a stare molto in giro e non credo patiranno la distanza da casa. Da Osservate hanno avuto occasione di aggregarsi molte volte con noi per cui per loro la vita di squadra non sarà totalmente da scoprire.  

Ma esiste un concetto di squadra nello sci?
Come dicevo prima, la squadra diventa la tua seconda famiglia. Alla fin fine lo sci è uno sport individuale soltanto quando si apre il cancelletto della gara, altrimenti si fa vita comune ed è un’esperienza molto bella, credo soprattutto alla nostra età, perché porta a costruire nuove e solide amicizie.
 

Con chi hai legato di più?
Un po’ con tutte, forse più con Emilia Mondinelli e Giorgia Collomb, perché ci sono state più occasioni di condivisione tra allenamenti e gare. 

E la vita da ragazza?
Rispetto a chi non fa l’atleta è sicuramente diversa, ma quando la scelta è tua non pesa la mancanza di certi momenti. Comunque, le mie amicizie a casa le ho sempre e quelle vere rimangono intense anche con una frequentazione limitata.

Che rapporto hai con l’attrezzatura?
Se ti dico normale? Non ho il piglio della skiman e mi affido totalmente ai tecnici della squadra (l’anno scorso Giorgio Anselmicchio, quest’anno Federico Rauco – ndr). Anche a livello di scarponi non sono così meticolosa. A inizio della scorsa stagione sono passata a un modello un po’ più morbido e adesso che mi trovo bene non vado a cercare soluzioni diverse.

Rossignol ti segue bene?
Di certo non posso lamentarmi e con Rossignol mi trovo super bene. Poi sai, non ho un rapporto quotidiano diretto con l’azienda. I miei sci li gestisce lo skiman e direi che avere a disposizione tre paia di sci da gigante e tre da slalom è più che sufficiente, considerando che dovrebbero arrivare ulteriori modelli. Per la velocità finora nessuna aveva il proprio parco sci ma ci giravamo all’occorrenza cinque modelli messi a disposizione dall’azienda. Per il futuro vedremo.

A proposito di futuro: programmi imminenti?
Abbiamo appena concluso il ritiro qui in Gardena e tra poco andrò qualche giorno allo Stelvio per recuperare il primo ritiro di Les 2 Alpes che ho saltato. Ad agosto penso sia prevista una trasferta nello skidome di Landgraaf, poi ancora un po’ di atletica, infine grande trasferta a Ushuaia.

È il tuo primo grande viaggio…
Sarà una bellissima esperienza ma anche tutto molto misterioso. Riconosco di non essere una fan delle avventure; la mia zona di confort la ottengo quando mi circondano più sicurezze possibili.

Ne hai parlato con qualche psicologo dello sport?
No, mai avuto uno e per adesso non ne ho sentito la necessità, anche se credo possano dare una grossa mano. Magari più avanti.

Vero, adesso sei ancora piccola…
Già!


PABLO AYALA IACUCCI (Preparatore Atletico Squadra Coppa Europa) su AMBRA POMARE’

È finito da poco il raduno atletico in Val Gardena e specie per Ambra si è rivelato fondamentale. Nei precedenti due ritiri era ancora troppo “concentrata” sulla maturità e avevo notato che non riusciva a esprimere il potenziale che presumevo avesse.

Le ragazze della B col preparatore atletico della Squadra Coppa Europa Pablo Ayala Iacucci

si stancava prima del previsto, era distratta e mollava un po’ troppo presto. Qui in Gardena è come se avessi visto un’altra atleta! Ambra ha delle leve notevoli e riesce a spingere tantissimo. Addirittura ho dovuto controllare i sensori perché i dati mi sembravano sballati, invece nessun difetto, era proprio Ambra che esprimeva tutta la sua forza. Chi è riuscito a partire prima di lei oggi è un pelo più avanti, ma adesso che ha la mente sgombra ci metterà un attimo a rimettersi in pari. Mi piace perché non molla: in diversi test riusciva a tenere perfettamente il passo delle migliori. È importante che mantenga, lei come tutte,  questa voglia e questa grinta. La prima prova di questo l’avremo a metà agosto, ultimo appuntamento prima di partire per l’Argentina“.

L’anno scorso ha ceduto fisicamente e mentalmente nell’ultima parte di stagione…
Il primo anno è facile che capiti, perché quando entri in squadra cambia tutto e poche hanno la maturità dell’atleta di alto livello. Non è per male, è che non c’è ancora la consapevolezza di quanto si debba sudare per arrivare dove tutte aspirano. non ce n’è, se si vuole raggiungere il top bisogna sudare. E anche tanto. Cosa che è valida per qualsiasi sport. So, per fare un esempio, quanto fieno mette in cascina Federica Brignone, sia per quanto riguarda la quantità che la qualità. Non dico che si debba stare su quei livelli di lavoro, ma quella forza di volontà è necessaria per salire ancora. E perché ciò accada bisogna avvicinarsi al rendimento rispetto a chi si trova in A. Noi consegnamo ai ragazzi le schede di lavoro che devono seguire quando sono a casa. Non dubito che il programma venga rispettato alla lettera, ma quando subentra la fatica potrebbe venire meno la giusta intensità e qualità. Chi riesce a tenere banco alla stanchezza avrà delle basi solide per proseguire il cammino. Perché la resa dei conti – più prima che poi – arriva inesorabile”.

Il ragionamento puro e semplice ricorda un po’ le raccomandazioni dei nostri “veci”, della serie, lingua per terra e pedalare, dunque il messaggio ci sembra chiaro: se devi fare 10, meglio adoperarsi più per 11 che per 9. Quando ti senti stanca di fatica è il momento di spingere ancora per allungare la soglia della resistenza. Perché se non dai il 110 per cento e pensi che la crescita da una squadra all’altra sia un fatto automatico, hai capito molto poco. Questo riguarda in particolare chi milita proprio in B: se si fa lo scatto, bene, il cammino prosegue, altrimenti non c’è posto per parcheggiare e tutto finisce.

About the author

Marco Di Marco

Nasce a Milano tre anni addietro il primo numero di Sciare (1 dicembre 1966). A sette anni il padre Massimo (fondatore di Sciare) lo porta a vedere i Campionati Italiani di sci alpino. C’era tutta la Valanga Azzurra. Torna a casa e decide che non c’è niente di più bello dello sci. A 14 anni fa il fattorino per la redazione, a 16 si occupa di una rubrica dedicata agli adesivi, a 19 entra in redazione, a 21 fa lo slalom tra l’attrezzatura e la Coppa del Mondo. Nel 1987 inventa la Guida Tecnica all’Acquisto, nel 1988 la rivista OnBoard di snowboard. Nel 1997 crea il sito www.sciaremag.it, nel 1998 assieme a Giulio Rossi dà vita alla Fis Carving Cup. Dopo 8 Mondiali e 5 Olimpiadi, nel 2001 diventa Direttore della Rivista, ruolo che riveste anche oggi. Il Collegio dei maestri di sci del Veneto lo ha nominato Maestro di Sci ad Honorem (ottobre ’23).

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