È tragicamente scomparso a soli 25 anni, in un incidente automobilistico avvenuto il 14 maggio 1991 nel paese dove era cresciuto e a pochi mesi dalla conquista della sua terza medaglia d’oro mondiale, a Saalbach, in quello slalom gigante di cui è stato uno dei maggiori interpreti sul finire degli anni Ottanta. È riuscito ad entrare nella storia dello sci come il campione delle grandi occasioni, determinato e vincente quando il profumo delle medaglie cancellava i momenti di abulia che hanno contrassegnato alcune fasi della sua carriera. Nato a Bad Ischl il 20 febbraio 1966, visse sempre a Sankt Wolfgang, un paesino affacciato sull’incantevole lago omonimo, nel salisburghese. Di famiglia modesta, imparò a fare il falegname prima di essere scoperto e lanciato nello sci dal tecnico Hans Pum che fu per lui anche un secondo padre. I genitori infatti divorziarono quando lui era ancora adolescente e Rudy rimase, con le sorelle Gaby e Rosi e il fratello Günther, insieme alla madre che tirò avanti la famiglia col mestiere di cuoca. La difficile situazione della sua famiglia influì sul suo carattere portandolo da una parte a ricercare compensazioni pericolose (venne arrestato una volta per guida in stato di ubriachezza), ma infondendogli dall’altra una grande voglia di riscatto. Sulle piste da sci si mise in luce nel 1984 quando vinse il gigante dei Mondiali juniores di Sugarloaf. Sciatore potente ma capace anche di stile e sapienza tecnica, Nierlich maturò progressivamente nel nuovo clima dello sci alpino austriaco della seconda metà degli anni Ottanta che sembrò girare le spalle al tradizionale amore per la discesa libera indirizzando l’utima generazione di promesse sulle discipline tecniche. Dopo l’esordio in Coppa del Mondo nella stagione 84/85, nel 1986 vinse da dominatore la Coppa Europa. La prima vittoria in Coppa del Mondo è del 30 gennaio 1988: Nierlich è primo, in gigante, davanti ai connazionali Strolz, Mayer e Mader in un inconsueto cappotto austriaco tra le porte di uno slalom che ricordò per un momento a tutti la storica cinquina della Valanga Azzurra a Berchtesgaden nel 1974. Ma il momento magico di Nierlich fu la stagione 88/89. In quell’inverno la sua crescita ebbe i contorni di un’autentica esplosione. In Coppa del Mondo vinse due volte nella sua specialità preferita (il gigante) e per la prima volta (altri due successi) in speciale. Ai Mondiali di Vail era considerato un outsider ma riuscì a fare quello che, prima di lui, era riuscito, nei Mondiali soltanto a Emile Allais, Zeno Colò, Stein Eriksen, Toni Sailer, Gustavo Thöni, Ingemar Stenmark: due medaglie d’oro per la leggenda. In gigante, nonostante il pettorale numero 15, fu protagonista di una prima manche esaltante per grinta e determinazione che gli consentì di controllare il ritorno del compagno Helmuth Mayer nella seconda. In slalom fu il migliore in una seconda manche massacrante, lunga e difficilissima. Dopo quei trionfi, il suo rendimento in Coppa calò nelle due stagioni successive ma all’appuntamento dei Mondiali di Saalbach del 1991 Nierlich si fece trovare pronto per un’altra medaglia d’oro in gigante, nonostante l’impatto con un palo quando era in vista del traguardo nella second a manche avesse rischiato di farlo uscire di gara. Tre mesi dopo quell’oro, la fine.
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