Francesco Riccardo Zucchini, comasco 21 enne delle Fiamme Gialle, appartiene alla squadra Coppa Europa discipline tecniche. Da un giorno con l’altro si è trovato in mezzo alla bagarre che fa da preludio all’alto livello, ovvero alla Coppa del Mondo.
È capitato il 21 marzo scorso a Sestriere ai Campionati Italiani Giovani. Dopo una prima manche del gigante non così esaltante, chiusa al 14esimo posto, si inventa una magia nella seconda e conquista il titolo. Il giorno dopo in slalom è secondo soltanto a un irresistibile Edoardo Saracco.
Paolo Deflorian, “comandante” del settore giovanile, non ha dubbi e lo chiama nella squadra guidata da Andrea Truddaiu e che ha come coach di riferimento Max Blardone per il gigante e Cristian Deville per lo slalom. Prima di quel giorno era uno dei 13 “osservati tech”, quella sorta di limbo dove se dimostri talento e combini qualcosa di buono passi alla C, altrimenti torni a conquistarti un posto altolocato mettendoti in mostra nel GPI Dicoflor.
Ebbene, parliamo di Francesco perché il 6 dicembre scorso si presenta al cancelletto di partenza del gigante di Coppa Europa a Zinal col pettorale numero 64, si qualifica per la seconda manche col 27esimo tempo e conclude la gara all’11esimo. Chi conosce le dinamiche del circuito continentale sa che si tratta di una piccola impresa. O meglio, se accade, è perché ne hai. È una gran bella soddisfazione sia per Max sia per Cristian sia per Tuddaiu, il responsabile della squadra, ma anche per Marco Gullino che è sia allenatore che preparatore atletico.
Francesco è stata la gara della svolta?
Non lo so, ma non credo, la svolta è avvenuta la stagione scorsa a Sestriere. È quella la gara più bella che abbia mai fatto. Recuperare 14 posizioni era impensabile, ma è accaduto!
Non dirmi che a Zinal non te la sei goduta…
Sì e no, ero al traguardo quando Stefano Pizzato è caduto all’ultima porta e mi sono preoccupato non poco. Comunque, sono molto contento.
Francesco tra Max Blardone e Andrea Truddaiu a Zinal
Sei nelle Fiamme Gialle ma fino a ieri appartenevi al Comitato Alto Adige: che i facevi là?
Perché a 14 anni ho scelto di andare allo Ski College di Malles. Lì ho incontrato la persona che probabilmente mi ha cambiato la vita, Roland Brenner direttore della scuola sci di Malles. Mi ha iscritto allo Sci Club Prato allo Stelvio -ASV PRAD ( a 11 km dalla casa di Gustav Thöni!). È stata la scelta giusta perché prima mi allenavo a Santa Caterina, ma quell’avanti-indietro da casa non era più gestibile.
Per la scuola?
Eh sì, per i miei genitori lo studio aveva la priorità su qualsiasi altra cosa. La regola è sempre stata molto chiara: “continui a sciare se vai bene a scuola”.
Ti hanno messo loro sugli sci?
Da piccolo facevo tanti sport, motocross, BMX… ma ai miei piaceva un sacco la neve, così andavamo spesso al Valle Spluga nei week end. Ho messo gli sci a 4 anni e non c’era nulla che mi piacesse di più fare. Un paio d’anni dopo la scuola sci organizzò una garetta. Fu sufficiente vincerla per indurre mio papà a cercare uno sci club e scelse quello più vicino.
Un bel cambiamento trasferirsi a 14 anni in Val Venosta!
Mai avuto problemi perché mi hanno sempre aiutato. Tra l’altro avevo spesso mal di schiena perché nel 2015 mi ero rotto una gamba, ma proprio in quel periodo sono cresciuto un botto, 20 centimetri in un anno e questo ha interferito non poco nella postura.
Come l’hai risolta?
Grazie al chiropratico Alessandro Trabattoni. Si è accorto che avevo nella dentatura i due ottavi che spingevano sui nervi facciali, provocando, a catena, dolori alla schiena. Così, dopo un fondamentale consulto con la dottoressa Giovanna Perotti, lo studio del dott. Tiziano Testori realizzò un bite su misura per me. E i dolori si sono decisamente attenuati. Le cure sono proseguite anche a Malles grazie al fisioterapista Christian Saurer che mi segue tuttora. Ha saputo lavorare d’equipe benissimo con Stefano Camin del Centro Promotus di Bolzano e con i due preparatori Andrea e Federico. Diciamo pure che senza tutti loro probabilmente avrei smesso di sciare.
Ma quanto sei alto?
1,90, anzi 1,89 col 46 di piede! Ma uso Lange come Zenhaeusern, quindi l’azienda francese sa bene come realizzare scarpe da gara per atleti spilungoni come noi.
Sei più gigantista o slalomista?
Dipende da come sto fisicamente. Ho sempre puntato di più sullo slalom ma i migliori risultati li ho ottenuti in gigante.
Come mai?
A saperlo… Dopo la frattura alla gamba in gigante facevo più fatica. Lo tenevo per me ma non mi fidavo a spingere più di tanto. Avevo tenuto per ben sei mesi un fissatore esterno, camminavo tutto storto e quando sono tornato sugli sci gli equilibri erano andati a farsi benedire. Per questo motivo a Malles mi sono concentrato un po’ di più sullo slalom dove il movimento laterale è sì più rapido ma meno ampio. Anche in Comitato Alto Adige inizialmente mi dedicavo più ai rapid gates, poi mi hanno spostato al gigante ma anche al superG. Molto bravi i tecnici del comitato, dal direttore tecnico Christian Thoma agli allenatori Enrico Vincenzi e Daniel Dorigo per la velocità.
Dunque, se anche un velocista?
Probabilmente la gara che finora mi ha dato maggiori soddisfazioni è stato il superG agli Italiani Giovani dell’anno scorso a Pila: medaglia d’argento dietro a Gregorio Bernardi e davanti a Marco Abbruzzese. Che gara quella, c’erano un sacco di salti, mi era piaciuta molto.
Tuo fratello Enrico ti sta raggiungendo?
L’ho appena sentito, era a San Giovanni di Fassa per uno slalom del GPI. Bravo, ha fatto quarto! A casa lo chiamiamo con l’appellativo che gli aveva dato Fette (il freestyler Federico De Albertis – ndr), ovvero Enrikiller!
Che ha combinato?
Ahahah… niente di che, ma quando andavamo in giro con federico a far freestyle con lui principalmente in seggiovia creavamo storie a quiz di coltura generale. E mio fratello, quando si facevano i calcoli, era per comprare i carri armati, aeroplani da guerra, bombe e così via!
Sarebbe bello se Enrico ti raggiungesse in squadra…
Enrico sta venendo su bene e anche lui si sta rafforzando non poco fisicamente. Gli ho detto due o tre cose e si è sistemato bene. Si allena con Corrado Castoldi, una garanzia! Ho sempre detto che aveva un bel piede ma usciva spesso. Quest’anno invece ha ingranato bene. Ha messo su un po’ di peso, lui 60 kg, io 90 tanto per intenderci. Poi mi ha anche dato retta, come raramente capita: gli ho consigliato di passare a Rossignol perché hanno la struttura ideale per le sue caratteristiche. Dopo un paio d’anni si è convinto ed è cambiata la musica.
Papà Giangiorgio e mamma Lisa sciano?
Mio papà (imprenditore) scia abbastanza bene, mia mamma (insegna italiano), invece è un’accanita snowboarder. A Natale andavamo sempre a Sauze a fare neve fresca con Federico De Albertis, in arte Fette. Ci portava ovunque, eliski, powder, snowpark, salti, trampolini. Seguivamo i suoi Freeski Camp anche a Les 2 Alpes in estate per un mese intero. L’idea di mio papà era quella di farci fare più sport possibili sulla neve o in altri ambiti. Poco sci in estate ma tante attività alternative. Nel 2011 sono andato a fare i Mondiali di BMX Race, ma poi ho lasciato perdere perché non è così praticato in Italia e allora la passione se n’è andata.
Hai citato più volte Fette? Dammi un attimo che controllo.
Fette è tutto vero?
Verissimo, i suoi me li hanno portati fin da piccoli. Anche troppo perché ai free Ski Camp che organizzavo a Les 2 Alpes, li prendevo dai 10 anni in su e loro erano più piccoli. Ma mi è bastato vederli fare una pista per prenderli subito. Gliene ho fatte fare di ogni e si divertivano come pazzi. È il consiglio che gli ho sempre dato. Anche quando allenatori di sci alpino gli tiravano le orecchie perché invece di allenarsi nei pali venivano con me in neve fresca o sui trampolini. Lo sci dev’essere libertà e non costrizione.
E poi sono certo che il lavoro fatto nel freeski alla lunga pagherà. Nel nostro campo devi trovare una soluzione quando sei per aria. Tra tecnica e istinto ti abitui a gestire il corpo nel migliore dei modi, soprattutto quando capita un imprevisto. Aumenta il senso dell’equilibrio e la reattività. Prima che lo chiamassero in B, saltando addirittura la C, mi chiamò Matteo Marsaglia perché era incuriosito dalle foto che ritraevano Francesco in mille sport.
E sai bene che Matti è un seguace della multilateralità. Non credo ci siano molti atleti abili in così tante attività. È papà “Giangi” che muore per lo sport. Per lui è un’essenza di vita e ai suoi tre figli fin da piccoli gli ha fatto provare di tutto, dagli sport classici a quelli d’acqua, dai motori alle due ruote.
Francesco, posso dire? Papà da applausi!
Sicuramente, perché credo sia importante costruire esperienze atletiche a 360 gradi. La mia sciata si porta dietro tutto quanto fatto finora. Col senno di poi, però, bisognava studiarla meglio. Ho sempre fatto pochissima palestra ma quando si raggiunge un certo livello non se ne può fare a meno. Forse è quello che mi manca adesso.
Devi farti il fisico insomma?
È necessario ma ho già iniziato.
Se vai così ora, chissà quando ti sari strutturato meglio!
Non so dire di preciso, ma sistemata l’atletica penso di avere un margine di miglioramento del 30%, forse anche 40. Fin tanto fai le gare del GPI va tutto bene, ma in coppa Europa la situazione cambia. La differenza nelle piste e nei tracciati è radicale. Arrivo in fondo col fiato corto. Con una maggiore muscolatura farò sicuramente meno fatica.
Con la tecnica come sei messo?
Ho una buona impostazione ma faccio ancora diversi errori di disattenzione. Nello slalom di Zinal, ad esempio, nel primo piano ho cannato di brutto. Mi sono fatto prendere dalla voglia di andare dritto e ciao! Detto questo credo che non esista una fine nell’apprendimento della tecnica. Non c’è mai un giorno dove ti senti perfetto. Con Max Blardone abbiamo lavorato tanto questa estate a Ushuaia e non nascondo di aver patito un po’di fatica tra lavoro in pista e atletica. Non riscontravo risultati immediati. Poi però, in Senales ho iniziato a raccogliere i frutti dell’impegno estivo. A Zinal è arrivata la conferma.
Sei forte anche di testa?
Dipende da come mi sento in allenamento. Negli slalom di Levi di Coppa Europa, ad esempio, l’ho patita un po’. Nell’ultimo periodo ho fatto più gigante che slalom e infatti in allenamento uscivo spesso. Ecco, mi sono presentato al cancelletto non dico demotivato ma sicuramente poco carico, in pratica mi sono bloccato di testa. Risultato, fuori nel primo, 45esimo nel secondo. Tutt’altra cosa a Zinal dove, tra l’altro mi stava vicino Alberto Bertasi, il mio skiman: ero convinto di poter far bene e questo ha allontanato la pressione. In partenza scherzavo con tutti. Cosa vuoi che ti dica, paradossalmente più sono concentrato peggio è! Me lo ha fatto notare Samuele (Cadei, allenatore/Skiman della squadra – ndr) a Levi: “Ma che ti ha preso? Fai sempre il burlone in partenza, oggi mi sembri un pezzo di legno”. A Zinal tutt’altra faccenda.
Allora veniamo agli obiettivi
Sono banale se ti dico andare forte e fare meglio possibile?
Sì!
Allora ti dico che su un bigliettino ho scritto due cose: podio in Coppa Europa, esordio in Coppa del Mondo. Ma mi accontento anche solo del primo punto! Già per me essere in questa squadra è un’opportunità incredibile e non finirò mai di ringraziare la federazione e Max Carca per aver creduto in me. Farmi passare direttamente in B credo sia stata per loro una scommessa. Farò di tutto per non deluderli
A casa cosa ti dicono?
Abitiamo in Svizzera, a Vacallo, con i nostri genitori, ma studio a Bolzano con mio fratello perché siamo iscritti rispettivamente all’Università di Business Informatics ed Economia
Ah, dual career…
Ci provo ma è durissima. Ho l’obbligo di frequenza per alcune materie e gli esami si possono fare sono in determinati giorni essendo la libera università di Bolzano. Mi sa che cambierò. A Trento ce n’è una più flessibile con il programma Top Sport. Il problema è che Economia è pienissima. Ho passato il test di ingresso, ma ci sono ragazzi del 2001 che aspettano ancora di entrare.
Dunque, parteciperai ai Fisu Games di Torino 2025?
Sono stato un po’ un pollo, non mi sono iscritto e ormai è tardi. Non mi sono dimenticato, ma in contemporanea ci sarà la Coppa Europa a Berchtesgaden e ho scelto queste gare. Mi sa che mi pentirò perché credo sia una bellissima manifestazione.
Hai sponsor?
No, prima fammi combinare qualcosa di importante. Comunque il mio “grazie” va a Rossignol, Leki e Oakley.
Hai due nomi, sei più Francesco o Riccardo?
Chiamami Zucca!
Quindi se mai nascerà, si chiamerà “Zucca Fun Club?”
C’è già, anche se c’è un solo iscritto, mio nonno Antonio. Mi ha anche regalato la macchinetta per fare le lamine, quando ha visto che mentre cercavo di farmi gli sci combinavo danni su danni!
Squadra Coppa Europa Francesco Zucchini Squadra Coppa Europa Francesco Zucchini Squadra Coppa Europa Francesco Zucchini Squadra Coppa Europa Francesco Zucchini Squadra Coppa Europa Francesco Zucchini
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