Togliamoci subito il dente: come se l’è cavata Marcel Hirscher? +2″26, al limite della qualifica che però arriva col 28esimo tempo. Bello vederlo in azione e più di così era difficile pretendere. Chi pensava potesse fare sfracelli è un puro sognatore. Prendiamola come un bell’inizio che potrebbe diventare un’eroica impresa dopo la seconda manche dove, partendo col 3, potrà migliorare nettamente la sua classifica. E Lucas Pinheiro Braathen? Decisamente meglio: +1″68, 19esima piazza e un’ottima azione. Ma sul brasiliano c’erano ben pochi dubbi.
Non sono mancati colpi di scena nel gigante di Sölden, prima gara della stagione maschile. A pochi minuti dal via arriva la rinuncia alla gara di Loic Meillard per problemi alla schiena lamentati nella fase di riscaldamento.
Così l’unico a vincere un gigante l’anno scorso nel totale dominio di Odermatt, non ci sarà. E allora, pronti via, pettorale numero 1, Marco Odermatt. Uno spettacolo, sempre lui con la sua efficacissima curva corta. Poi esagera nel taglio di una porta a metà muro e non riesce a sganciarsi dallo sci interno: out!
E allora, liberi tutti, con Alexander Steen Olsen che nello stesso punto dove è uscito il fenomeno elvetico, riesce ad aggrapparsi a una richiesta divina che lo salva. L’errore non gli impedisce di realizzare il miglior tempo maturato nel pianone finale, 2/100 meglio di Filip Zubcic, 8 sul suo capitano Henrik Kristoffersen.
Bella la manche di Luca De Aliprandini che dimostra un cambio di postura: la lateralità della sua azione non è più estrema e i risultati di questo nuovo approccio paga con l’ottavo tempo, alle spalle anche di Tumler (+0,42), Mc Grath (+0,50), Kranjec (+0,68) e Haaser (+0,71), a 76/100 da Steen Olsen.
Non male anche la prova di Alex Vinatzer, 13esimo, che reagisce con una smorfia alla vista del gap dal leader: +1″20. Pulita anche la sua prima discesa, priva di particolari errori. Forse solo non così rapido nell’inversione nei passaggi dove era più conveniente dimostrare una reazione maggiore.
Chi ha provato a rischiare sfiorando il limite ci ha rimesso le penne, vedi Stefan Brennsteiner che nel tentativo di riprendere quota in un angolo estremo, si è inclinato eccessivamente finendo fuori. Aveva qualche decimo di vantaggio su Steen Olsen che avrebbe portato al traguardo. Il compagno di squadra Manuel Feller lo ha seguito a bordo pista dopo una lunga serie di numeri messi in campo nel tentativo, non riuscito, di domare il percorso.
È di +2″97 il gap di Filippo Della Vite che aveva come obiettivo la qualifica. L’infortunio al pollice che ha previsto una operazione, ha bloccato la preparazione. È sceso con una certa prudenza e sul muro stava finendo fuori. Ha lottato recuperando la linea ma il ritardo è notevole: +2″97, eccessivo per passare il turno.
Se De Aliprandini ha cambiato atteggiamento tecnico, Giovanni Borsotti è rimasto con la sua eccessiva aggressività. Ne è venuta fuori una manche ottima dal punto di vista dell’atteggiamento, non così positiva riguardo al tempo: +1″95.
Ed arriva il turno di Marcellino: ottima prima parte poi un po’ di problemini sul muro, nè più nè meno come tanti altri atleti di quella fascia di pettorale. Sicuramente meglio di tanti ragazzotti che si è messo dietro. Quando mancano una ventina di atleti è 28esimo, tempo che resisterà fino alla fine! Partendo davanti nella seconda potrà scalare diverse posizioni.
La dura realtà ci mette difronte a un paragone antipatico: un atleta, seppur fenomenale, torna dopo 5 anni e si qualifica rispetto a Della Vite, Zingerle e Talacci. Diciamo che è stato bravo Hirscher!
Col 41 Lucas Pinheiro Braathen è stato decisamente più bravo, ma ci mancherebbe anche altro: molto più giovane e fermo da un solo anno di certo non trascorso sul divano. Il migliore al primo intertempo. Ma sul fenomeno brasiliano non potevano esserci tanti dubbi. Ha la possibilità di centrare la top ten.
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