Incantevole, assolutamente pefetta. Questa è la sintesi della seconda manche di Mikaela Shiffrin che è riuscita a conquistare la seconda medaglia d’oro di questo mondiale, la quinta di questo colore nella sua giovane carriera, la quarta in slalom la settima nel palmarées generale. Ma lasciamo perdere per un attimo le statistiche perché bisogna celebrare la vittoria in uno slalom che non si era messo come gli altri per Mikaela. Terza a metà gara dietro a Wendy Holdener e a Sween-Larsson, pur con un distacco rimediabilissimo, si è presentata al cancelletto di pattenza della seconda non senza patemi e sopratuttto delibitata da una bronchite che l’ha assalita proprio all’ultimo. La tensione nervosa era alle stelle perché sapeva che Petra Vlhova avrebbe, come lei, cambiato atteggiamento tecnico nel run conclusivo e solo una super prova le avrebbe consentito di conquistare l’oro. Senza contare che davanti a lei c’era una Anna Swenn-Larsson intenzionata a portare una gioia, ancora mancante, al pubblico di casa. E poi quella Wendy che non molla mai di un centimetro e che trova spesso nelle seconde manche il suo spunto favorevole. Insomma bisogna ancora una volta levarsi il cappello dinnanzi a un’atleta eccezionale. Onori anche a Petra Vlhova che torna a casa con la valigia carica di medaglie che il suo paese non aveva mai avuto.
Un fenomeno assoluto, una seconda parte di manche incredibile, condotto con una grinta fuori dal comune perché è riuscita a mediare l’impeto alla tecnica senza mai deconcentrarsi un istante. E’ così che si vincono le medaglie. Poi si è seduta sulla poltrona d’onore del leader sfinita, con la testa bassa adattendere il verdetto. Ma non ha avuto scampo con una Shiffrin così. 72/100 di vantaggio per l’americana significa sciare su un altro pianeta! Non si aspettava che Swenn Larsson la superasse ma la giovane svedese non ha sciato in maniera diversa dalle ultime gare di Coppa e questa medaglia è tutta meritata. E’ riuscita a dare 1 decimo a Petra anche in questa manche. E la Svezia la porta in trionfo per festeggiare la prima medaglia di casa.
Purtroppo il sogno di Wendy Holdener è durato soltanto poche porte. L’inforcata in slalom è sempre dietor l’angolo. A lei capita un po’ troppo spesso quando si trova davanti a tutte dopo la prima manche.
Frida Hansdotter, quinta, ha dato l’anima commettendo un errore dietro l’altro ma sfoderando una grinta il triplo delle atlete più giovani. Non è bastato ma la campionessa olimpica ha dato dimostrazione di come si deve affrontare caratterialmente un Mondiale.
Altra delusione per l’Austria che contavano molto sulla Katharina Liensberger, potenzialmente abile a conquistare l’oro. Invece ha chiuso al quarto posto, poco più avanti delle tre sue compagne, in ordine, Huber, Truppe e Schild. Ma Kathy è giovanissima e si farà.
Niente da fare per i colori Azzurri. parlavamo ovviamente dell’onore, dal momento in cui non vi era alcuna speranza di medaglia, con Irene Curtoni out nella prima manche, Della Mea a oltre 4 secondi e Chiara Costazza a oltre 3. Lara, 24esima a metà gara, stava facendo la sua manche e avrebbe chiuso in testa (fino a quel momento), se avesse evitato di schiacciarsi sull’ultimo murettino finale fino a inforcare e a impegnarsi in una pericolosa piroetta. Chiara Costazza partiva dalla ventesima piazza e ventesima ha concluso la sua fatica, perché la sua seconda manche è stata peggiore anche rispetto a quella già mediocre della prima discesa. Fuori ritmo, lentezza nei cambi, sofferenza su una neve e un tracciato troppo distanti dalle sue caratteristiche.
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